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Moda magistra vitae est

Da Gynepraio @valeria_fiore

Se mi avessero detto fin dall’inizio come far pace con il proprio guardaroba, mi sarei risparmiata innumerevoli figure di merda, parecchie foto compromettenti, molte frustrazioni e svariate migliaia di euro. Ma vuoi mettere la soddisfazione di scoprire tutto da sola?

INSEGNAMENTo 1: SII COSCIENTE DEI TUOI LIMITI

E’ giusto rincorrere i propri sogni, ma è altrettanto evidente che non tutto è alla portata di tutti. Violante Placido non dovrebbe recitare, Carla Bruni non dovrebbe cantare, Chiara Nasti non dovrebbe scrivere. Se lo stesso discorso lo si applica alla moda, le minigonne non sono per chi la le gambe tozze, i crop top per chi ha l’addome da birra, il giallo per chi la l’incarnato itterico. Con questo discorso non voglio deridere né indurre nessuno al bodyshaming, ma semplicemente esortare a fare i conti con i propri limiti. Per alcuni anni ero innamorata dell’idea di fare il medico, ma abbandonai le mie velleità scientifico-accademiche quando capii che la chimica mi faceva tanta paura e che non capivo proprio le ossidoriduzioni. Se è per questo, mi piace anche cantare sotto la doccia, ma come base per iscrivermi al conservatorio mi pareva un po’ debole. Quando vedo delle ragazze che si ostinano a indossare dei capi che le penalizzano, io vorrei prenderle sotto braccio e spiegare loro che no, il mondo non finirà se vi rinunceranno. Amiche, c’è vita oltre gli shorts, credetemi.

Andarcene in giro con qualcosa che ci piace ma ci sta male, lungi dall’essere un nobile atto di libertà e autoaffermazione, è frustrante e molto scomodo. Dio solo sa quanto vorrei indossare un abito con la schiena scoperta, ma purtroppo non posso perché senza reggiseno mi sento una giovenca al pascolo e non vado manco sul balcone a dare l’acqua ai fiori. E no, mi spiace, non mi illudo che possano venirmi le tette di marmo di Emily Ratajkowski, neanche se spendo centinaia di euro in gel rassodanti. Neanche se vado ogni 5 minuti in bagno a passarmici sopra un cubetto di ghiaccio. Neanche se chiedo la grazia a Sant’Agata.

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L’unica soluzione è andare dal chirurgo con questa foto e dirgli “ecco, così”

E no, non mi piego agli escamotages. Così come non si può prendere una laurea in medicina copiando, non si può ovviare ad un seno abbondante con un reggiseno con spalline in lattice e sperare che nessuno se ne accorga. Se avete un sedere imponente, non sarà una coulotte Spanx a farvi stare meglio con i leggings. Osservate il vostro corpo e mettetevi qualcos’altro che vi stia bene. Se non sapete cosa, chiedete a una personal shopper. Prima di comprare qualcosa che già sapete starvi male, pensateci bene o finirete col pagarla cara, come me. 

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INSEGNAMENTO 2: MULTISOURCING E’ MEGLIO

Ci sono talmente tanti luoghi in cui ci si può procurare abiti e accessori (i negozi, i mercati rionali, i mercatini dell’usato, il web, i bauli di vostra madre, gli swap parties, i DYI, gli outlet) che si deve essere persone noiose e bidimensionali per comprarsi tutto nello stesso posto: differenziate i giri di shopping e non siate consumatrici pigre, abitudinarie. Non abbiate pregiudizi e non siate razziste. Le detrattrici delle catene low cost dicono di non comprarvi niente perché non vogliono rischiare di entrare in una stanza e rendersi conto che ci sono almeno altre 5 persone vestite allo stesso modo. Amiche, vi rivelo una cosa: essere vestita uguale ad un’altra persona è un rischio remoto, e infatti succede solo nei telefilm. Brenda e Kelly, peraltro, avevano un rapporto morboso-simbiotico e, pochi anni dopo, son finite a litigarsi il fidanzato da una parte all’altra dell’oceano. Quello del vestito non fu certo un caso.

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Se vi vestite uguale uguale uguale uguale a un’amica, con ogni probabilità non è un rapporto sano

INSEGNAMENTO 3: La moda è come il maiale: non si butta mai via niente.

Non sono particolarmente attaccata agli oggetti e non ho problemi a venderli, regalarli, modificarli, scambiarli. Nel mio armadio entrano tantissimi pezzi, e altrettanti ne escono. In alcuni casi, però, sento delle voci che dicono “non farlo, non ascoltare le razionalizzatrici di armadio che dicono se non lo metti da 2 anni, allora non ti ci senti a tuo agio quindi buttalo“. Il punto è che io mi ci sento a mio agio e che probabilmente quel capo l’ho pure profumatamente pagato. Ad esempio, per 10 anni ho dato retta alla voce che mi diceva di conservare con cura le dr Martens, un parka verde militare, uno zainetto Prada, le Birkenstock, un paio di flare jeans, degli ankle boots a punta, uno scamiciato tartan, una camicia di flanella a quadri, un trench, Indovinate chi, vivaddio proprio nell’anno della grande spending review, non si deve comprare quasi nulla.

NOTA BENE. questo sproloquio di link è chiaramente un invito a seguire il mio profilo Instagram (instagram.com/gynepraio)


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