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Modi di festeggiare degnamente una ricorrenza

Creato il 09 marzo 2012 da Dallenebbiemantovane

 Modi di festeggiare degnamente una ricorrenza e fu così che dal piumino per la polvere si arrivò alla paperella...

Quale modo migliore di festeggiare noi donne che passare una simpatica serata di intrattenimento in compagnia di Rupert Everett, Maggie Gyllenhaal e di una strabiliante invenzione di cui non si conosce l’anno esatto, ma siamo all’incirca nel 1880?

“Si direbbe che usciamo tutti da una seduta anche noi altri” commenta una ragazza all’uscita dal cinema. Infatti stiamo ridendo tutti di cuore, donne e (quei pochi) uomini presenti in sala.

Merito del tono brillante ma non sarcastico, esplicitamente sessuale ma non volgare, sentimentale ma non troppo di un film che chissà quanto pecoreccio sarebbe diventato nelle mani di un regista italiano. In Hysteria (di Tanya Wexler, con Hugh Dancy, Maggie Gyllenhaal, Rupert Everett, UK-F-D, 2012) troviamo invece prostitute, signore borghesi che implorano un altro “massaggio”, urla di piacere etc. etc. senza che mai si veda un capezzolo o un fondoschiena.

Miracoli dell’età vittoriana!

Rimprovererei al film una graduale ma inarrestabile deriva, tipo piano inclinato, da una prima parte farsesca e convincente e, in generale, molto divertente, a una seconda troppo ambiziosa, nella quale le sacrosante rivendicazioni politico-sociali delle prime suffragette inglesi e i toni da commedia sentimentale che devono avere il loro happy end costi quel che costi, forzano troppo la mano alla regista, costringendola a banalità già viste mille volte (il processo con l’appassionata autoapologia dell’eroina alla sbarra; la dichiarazione d’amore in ginocchio...).

Voglio dire che se si fosse voluto fare un film di denuncia, i toni avrebbero dovuto essere ben altri: sarcastico-swiftiani, nella migliore tradizione inglese, o in alternativa drammatici, con una Charlotte infine rinchiusa in manicomio e isterectomizzata come si usava allora, spesso in totale e agghiacciante buona fede medica.

Volendo fare una commedia dove tutto è bene quel che finisce bene, e mettendoci la ciliegina sulla torta di un Everett che ha già vestito con convinzione panni derivanti da Oscar Wilde, i temi femministi finiscono per essere la solita spruzzatina di buonismo hollywoodiano che fa contenti tutti, perché siamo buoni tutti a condividere quelle nobili aspirazioni due secoli dopo.

A questo si aggiunga una certa superficialità nella trattazione del personaggio di Emily, la sorella conformista di Charlotte, che pur avendo una sua personalità non viene minimamente approfondita, soprattutto dal momento dell’arresto della sorella e dalla rottura del fidanzamento.

Peccato, perché così il film finisce inevitabilmente per gravare tutto sulle spalle della troppo brillante Gyllenhaal, secondo me sovraesposta dall’inizio alla fine, e d’accordo che deve interpretare una donna che – nella morale medica e sociale dell’epoca - era l’isteria personificata, ma ruba la scena a tutti gli altri personaggi creando uno squilibrio fastidioso e rendendo infine poco credibile la “conversione” del giovane Mortimer Granville da dottorino dell’alta borghesia annoiata a filantropo coraggioso e innamorato.

Spiace, inoltre, vedere una parte comica sì ma estremamente ridotta per numero di scene e di battute del grande Rupert Everett, perfetto nella parte dell’inventore nobile ed eccentrico ma sacrificato di fronte a un Hugh Dancy che in tutta franchezza non vale un decimo della sua espressività.

Tuttavia la pellicola vale tutti i sette euro spesi, non fosse che per la scena dell’invenzione dell’aggeggio che nelle intenzioni del suo creatore era un piumino da polvere elettrico con tanto di vere piume, per quelle delle prime sperimentazioni dello stesso, e per quella del dibattito tra i due inventori sul nome da dare al prodotto del loro ingegno: “ululatore”? “sfregafemmine?” “massaggiatore per signora?”.

I tempi della paperella gialla (cui pure alludono ben due scene al laghetto, una con monta e una senza) erano ancora lontani...


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