La partita più attesa, quella più importante, la più ambita: al Maracana non sono permesse sbavature, leggerezze, errori. A Rio de Janeiro si consumerà la “bella” dopo l’86 di Maradona e il ’90 di Matthaus. Ventiquattro anni più tardi, si sfidano nuovamente in una finale dei Mondiali Die Mannschaft e la Albiceleste, rispettivamente per la quarta e terza stella sul petto, rispettivamente forti dei colossi Thomas Muller e il quattro volte pallone d’oro Lionel Messi. L’arbitro designato per questa sfida è l’unico azzurro ad essere arrivato in fondo alla competizione, Nicola Rizzoli, che seguirà le orme di Gonella (finale 1978) e di Collina (finale 2002). Ma come si presenteranno le due Nazionali al fischio d’inizio? Da una parte Joachim Low ha a sua disposizione tutti e 23 gli elementi e si affida al tridente guidato dall’intramontabile Klose, con Kramer in mezzo al campo al posto di Khedira (problemi al polpaccio occorsi durante il riscaldamento); dall’altra Sabella si giocherà le carte Messi-Higuain-Lavezzi senza rischiare l’acciaccato Di Maria dal primo minuto.
Suonano gli inni e il match è pronto ad accendersi: il primo pallone è per la Germania, i primi fischi per l’Argentina, acerrima nemica dei brasiliani. Dopo appena tre minuti, Muller si guadagna una punizione dai 25 metri: Kroos colpisce la barriera e, sul ribaltamento di fronte, i biancazzurri arrivano alla conclusione, strozzata, di Higuain. Poco dopo si presenta una situazione piuttosto curiosa: Rizzoli intercetta un passaggio tedesco e il pallone sfila sull’out laterale, ma l’Argentina non restituisce palla ed è oggetto di altri fischi. Dopo un inizio positivo, gli europei si spengono e la squadra di Messi trova maggiori spazi, soprattutto sulla fascia destra, dalla quale nascono i cross più pericolosi. I tedeschi, invece, creano apprensione nella retroguardia solo sui calci piazzati. Al 21′ occasionissima Argentina: Kroos di testa all’indietro manda in porta Higuain, che, solo davanti a Neuer, strozza col destro e spara sul fondo. Poco prima della mezz’ora, poi, doppia chiamata eccellente da parte dei due assistenti di Rizzoli: prima Faverani ferma Muller, poi Stefani annulla la rete di Higuain su cross di Lavezzi, mentre Schurrle entra in campo per Kramer, stordito da un colpo subito al volto. Al 40′ altro brivido per Low: ancora sulla destra Messi brucia Howedes e mette in mezzo, ma il pallone vagante viene spazzato via in qualche modo. 180 secondi dopo, la paura è tutta per Sabella, quando Klose ruba palla a Mascherano e la sfera arriva ai 18 metri tra i piedi di Kroos, che conclude, però, debolmente. Paura che i tedeschi decidono di restituire con gli interessi: corner di Kroos dalla destra e incornata a botta sicura di Howedes, con la palla che si stampa sul palo. È questa l’ultima emozione dei primi 45 minuti e le squadre, quindi, rientrano negli spogliatoi sul punteggio di 0-0.
Al ritorno sul prato del Maracana, un cambio nelle fila argentine: Aguero dentro, fuori Lavezzi. Appena due minuti e subito Messi vien servito in attacco, ma il suo sinistro è troppo angolato e la palla sfila oltre il secondo palo. Dopo una lunga fase di studio reciproco, quasi si assiste ad un replay dell’infortunio di Kramer: lanciato da Zabaleta, Higuain viene travolto dall’uscita di Neuer ed è costretto ad abbandonare temporaneamente il terreno di gioco. Intorno al 60′, dunque, due occasioni per la Germania: prima un colpo di testa di Klose bloccato da Romero, poi lo stesso centravanti della Lazio recupera un altro pallone, questa volta dai piedi di Demichelis, ma anche in questa occasione l’azione sfuma dopo il cross di Schurrle. Segue una fase del match molto confusa e nervosa, con poche conclusioni, tanti interventi ruvidi e qualche scintilla. La Germania prova a mettere ordine, ma le uniche opportunità sono frutto di azioni rocambolesche, come quella, sprecata, che porta Schurrle davanti a Romero dopo un paio di rimpalli. La Seleccion sembra scomparsa dal gioco, ma Die Mannschaft fatica a pungere: prima Howedes a centro area non riesce a trovare la conclusione, poi Kroos, come nel primo tempo, tira debolmente e senza precisione dal limite. Le squadre sono ormai stanche per la gara giocata ad alti ritmi e le emozioni latitano, dunque l’incontro si trascina fino al 90′ con le reti inviolate e regala solo l’onore di aver visto calcare il campo una leggenda come Miroslav Klose, che si guadagna una standing ovation per la carriera al momento della sostituzione.
Tempi supplementari, quindi, che si aprono con una fiammata tedesca: grande lavoro nello stretto tra Gotze e Schurrle, con quest’ultimo che di potenza spara su un Romero, reattivo nella respinta. Rispondono i sudamericani con Palacio, che stoppa a seguire dopo che Hummels ha bucato il pallone e prova il pallonetto, ma il tentativo termina oltre la linea di fondo. Ma la svolta decisiva al match la dà il gioiellino Mario Gotze: al 113′ fuga sulla sinistra di Schurrle, cross perfetto per il trequartista bavarese, che col petto controlla la sfera in maniera egregia e col piede debole insacca alle spalle di Romero: 1-0 Germania e Maracana in visibilio.
RISULTATO FINALE: GERMANIA 1 – 0 ARGENTINA (Gotze 113′)
Top – Germania: non importa che gli undici in campo siano titolari o sostituti, ognuno di loro fa sempre la cosa giusta, così come il loro allenatore, Joachim Low, che ha indovinato tutti i cambi effettuati nell’arco dei Mondiali. Se, poi, hai l’opportunità di poter contare su professionisti come Neuer, Muller e il cannoniere della coppa iridata Miro Klose, tutto diventa più facile. Chapeau a questa corazzata firmata Low.
Flop – Messi: l’uomo più acclamato non è quasi mai in partita. Si intravede nel primo tempo, scompare nel secondo, è un fantasma nei supplementari: e lo conferma quando, dopo il 120′, manda in curva un calcio di punizione che poteva essere sfruttato diversamente. Maradona è ancora un gradino più in alto, e in Russia l’asso del Barcellona avrà 31 anni.