Sono trascorse ormai due settimane dal caos che ha travolto il mondo delle fashion blogger. Una miccia scoppiata davvero con poco: sono bastati un blog creato per l’occasione da un’anonima blogger, parole forti come “blogger-mafia” e un lungo elenco di nomi coinvolti. La denuncia, corredata da una serie di screenshot, riguardava l’esistenza di un gruppo segreto su Facebook in cui le aderenti, tutte fashion blogger, avrebbero disciplinato in maniera abbastanza rigida lo scambio vicendevole di commenti e like a ogni nuovo post pubblicato nei singoli blog
L’obiettivo del gruppo sarebbe stato quello di gabbare uffici stampa e aziende, che, vedendo tanti followers, sarebbero stati così più ben disposti ad affidare immagine e comunicazione del proprio brand alla fashion blogger di turno. Il post è scomparso dal blog in questione nel giro di poco tempo, ma questo non ha evitato che facesse il giro, se non della rete, per lo meno tra gli addetti ai lavori. Le repliche, ovviamente, non si sono fatte attendere e alcune delle dirette interessate sono passate alle vie legali. «In questo ambiente tutto è lecito, anche svegliarsi un mattino, creare un sito e diffamare 70 persone», ha affermato una delle blogger direttamente coinvolte nella vicenda. «Detto questo, io non trovo ci sia nulla di male nei gruppi su Facebook. Di cosa vi meravigliate? Ce ne sono migliaia di vari argomenti, sono comunità nelle comunità. Esiste anche Bloglovin’ che è un agglomerato dove in diverse cartelle si possono inserire i blog da seguire e si riceve un aggiornamento ogni volta che quel blog pubblica qualcosa, per andare a commentare. I gruppi sono delle comunità e tutte le comunità hanno delle regole, altrimenti ci sarebbe anarchia e verrebbe probabilmente a mancare lo spirito di base».
Questa vicenda, su cui non vogliamo soffermarci ulteriormente, apre comunque una riflessione sul ruolo del fashion blogger all’interno del mondo moda. Un fenomeno nato e cresciuto enormemente nel giro di pochi anni e che ha permesso a una serie di appassionate di trovare un proprio ruolo accanto a quello tradizionale del giornalista di moda. Tuttavia, è opportuno sottolineare che l’attività del fashion blogger non è identificabile con quella del giornalista: il fatto stesso di curare la comunicazione di un brand piuttosto che di un altro è un elemento che traccia già una netta linea di confine tra i due ruoli. Altra differenza sta nell’approccio. «Il fashion blogger dà un parere estemporaneo, costruito sul proprio personale senso estetico, e che potremmo definire sincronico, ovvero legato a ciò che si pone in quel momento davanti ai suoi occhi», spiega Marco Meloni, docente di Comunicazione presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma. «Il giornalista di moda, invece, presenta una maggiore consapevolezza e conoscenza di ciò che si osserva: uno studio approfondito della materia gli permette così una contestualizzazione e interpretazione più ampie, evitando personali giudizi o pareri».
Per capire meglio dinamiche e meccanismi del ruolo del fashion blogger, abbiamo fatto quattro chiacchiere con chi ha fatto di questa attività un mestiere: ecco cosa ci ha raccontato Eleonora Della Guardia, affermata fashion blogger per Neovecchiostile e per Yahoo! Lifestyle Italia.
- Partiamo dall’ABC. Di cosa si occupa un fashion blogger e qual è il suo ruolo all’interno del fashion system?
Il ruolo della fashion blogger dovrebbe essere quello di una persona fresca e veloce nel fare informazione. Personalmente scrivo di moda, beauty e gossip per il mio blog personale (Neovecchiostile.com) e per Yahoo! Sul mio sito personale inserisco anche molti outfit, dei look per mostrare le mie scelte di stile che possano essere d’ispirazione per le ragazze che mi seguono. Questa parte di lavoro è quella che mi porta più visibilità e visite: ecco perché ai contenuti ho sempre accompagnato molte foto di me stessa.
- Quando ha iniziato a occuparsi di moda e da cosa è scaturita la decisione di aprire il suo blog?
Avevo bisogno di sfidare me stessa e di mettere nero su bianco idee e pensieri. Avevo bisogno di essere criticata da estranei. Finché i “brava” arrivano da persone che ti conoscono e ti vogliono bene, non capisci davvero quanto vali.
- Quanto tempo della giornata la occupa questa attività?
Lavoro dalla mattina alle 9 alle 18 circa. Se però calcoliamo anche tutte le attività legate ai social, dovrei dirle che lavoro h24.
- Quali sono generalmente i suoi rapporti con designer, uffici stampa e aziende di moda?
Ricevo giornalmente comunicati per collezioni e press day e alcuni di loro, quelli interessati ad accostarsi alla mia piattaforma e al mio modo di fare blogging, mi contattano per delle collaborazioni. Alcune di queste, se in linea con me e il mio gusto, le accetto.
- In quale modo un fashion blogger può trarre proventi economici dalla sua attività?
Io sono una blogger a tempo pieno e guadagno da queste collaborazioni. In che modo? Provando e scrivendo di prodotti, partecipando ad attività ad hoc e condividendo la mia vita con chi mi segue su sito e social network. Ho una partita iva da 3 anni: in poche parole lavoro e pago le tasse come tutte le persone che hanno un lavoro da freelance.
- Quanto può guadagnare una fashion blogger?
Se è qualificata, dai 300 euro in su a lavoro. Ad esempio, un brand per due post più tutta la strategia digital di norma può pagare dai 450 ai 1000 euro. Dipende da cosa bisogna fare. Ci sono però fashion bloggers che chiedono 30 o 50 euro
- Quali sono, secondo lei, le anomalie più evidenti che investono il mondo del fashion blog? a post, ma credo che chi lo fa abbassi anche il livello di qualità e vada a fare un danno con concorrenza sleale.
Vanno avanti blogger che, a mio parere, non hanno motivo di esistere. Se quando leggendo un tuo post non si capisce nemmeno di cosa parli, significa che, beh, la scrittura non è propriamente il mestiere che fa per te.
- Quali invece i punti di forza?
Chi vale continua ad andare avanti con qualità ed onestà. È un mondo in evoluzione: il concetto di blog è molto cambiato negli ultimi quattro anni e ci sono ragazze più vicine alle “veline” o alle “socialite” che alla figura della fashion blogger. In un mondo in cui vengono attribuiti titoli di “attrice” a personaggi che non possono definirsi tali, è ovvio che una pseudo velina con un blog possa essere definita blogger.
- Che consiglio darebbe a chi vuole diventare fashion blogger?
Non saprei. Un anno fa avrei risposto: “Di avere tanta dedizione e credere nelle proprie possibilità”. Oggi consiglierei un corso di inglese per migrare altrove, in luoghi in cui il successo non si misura con dei numeri, né tanto meno con i centimetri della coscia.
Vanessa Cappella