Sembra che gli scandali che girano intorno al Monte Paschi, la banca dei compagni di Bersani & Co, non conoscano mai fine. Più polvere si toglie , più ne emerge. Una banca, la più antica del mondo, distrutta dai giochi di potere orditi dalla politica e portata alla bancarotta per mano del potere egemonico esercitato dal PD a difesa degli interessi di partito e delle poltrone da conservare per gli amici degli amici.
Una banca, al servizio del partito e grande catalizzatore di voti, mantenuta sulla pelle del contribuente italiano, all'uopo spremuto di tasse proprio per mantenere i privilegi di chi la controlla: la Fondazione Monte Paschi, espressione del partito guidato da Bersani. Lo stesso Bersani che 4 milioni di italiani hanno votato per la candidatura a Premier, facendo ingrassare le casse del partito/banca con circa 10 milioni di euro. La vicenda del Monte dei Paschi, con gli aiuti di stato concessi - prima con i Tremonti Bond e ora, con i Monti Bond-, è un grande scandalo di questa Italia che sta morendo sotto i colpi di una classe dirigente inetta e incapace. Una nazione portata allo stremo a colpi di tasse (con i tratti tipici di un vero e proprio totalitarismo tributario), finalizzate al mantenimento dello status quo di pochi a scapito della collettività.
Proprio ieri, attraverso un documento svelato da Bloomberg, si è appreso che la banca senese, nel 2008, con l'aiuto della DEUTSCHE BANK, avrebbe stipulato un contratto derivato per 1.5 miliardi di euro al fine di abbellire i conti. Contratto della durata decennale e in parte ancora in essere fino al 2018
Nello specifico, a quei tempi, la banca guidata da Giuseppe Mussari (oggi presidente dell'ABI) avrebbe richiesto il sostegno del colosso tedesco al fine di "tamponare" una perdita di 367 milioni di euro su un contratto derivato precedentemente stipulato.
Con l'operazione denominata Progetto Santorini, secondo la ricostruzione fornita da Bloomberg, la banca senese avrebbe patito delle perdite per 87 milioni di euro nel 2007, nel 2008 per 62 milioni, mentre nel 2009 la liquidazione dell’operazione ne ha portate 224,4 milioni.
da Repubblica
I guai per il Monte dei Paschi sono iniziati nel 2008 quando sotto la guida di Giuseppe Mussari la banca ha acquistato Antonveneta a un valore doppio di quello di mercato: l’anno si è chiuso con un calo del titolo del 49% e dei profitti del 47%. Nello stesso periodo, la banca ha maturato una perdita di 367 milioni su un contratto derivato aperto con Deutsche Bank e relativo a una quota del Monte dei Paschi in Intesa SanPaolo. La crisi finanziaria ha fatto crollare le azioni di Intesa facendo perdere loro il 50% del valore e mettendo la banca sense nelle condizioni di registrare una perdita nei bilanci. Ma il Monte dei Paschi piuttosto che riportare una minusvalenza ha preferito rimpiazzare l’operazione. Alla discussione per rivedere il tutto partecipò anche l’allora direttore finanziario del Monte dei Paschi, Marco Morelli, oggi numero uno di Bank of America in Italia.
Naque così l’operazione Santorini, dal nome della vulcanica isola greca attribuito a una veicolo finanziario irlandese. Monte dei Paschi acquista una quota in Santorini nel 2006, ma le operazioni partono nel 2008 quando Deutsche apre due opzioni (digital option) con la banca senese sull’andamento dei tassi di interesse legati all’euro. Una sarebbe stata positiva per Deutsche Bank, l’altra per Monte dei Paschi. Dai documenti sembrerebbe che la banca tedesca incassi fin da subito circa 60 milioni di euro per un prestito con scadenza a fine 2018. E che la banca senese abbia fornito una garanzia ai tedeschi contro la svalutazione di titoli di Stato italiani, venduti ai tedeschi, per un ammontare di 1,5 miliardi di euro. Nel 2007, l’operazione Santorini ha generato perdite per 87 milioni di euro, nel 2008 per 62 milioni, mentre nel 2009 la liquidazione dell’operazione ne ha portate 224,4 milioni. Repubblica via (Bloomberg)
Da ricordare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l'istituto senese ha recentemente ottenuto il via libera per gli aiuti di stato per quasi 4.5 miliardi di euro. Aiuti che gravano sulle spalle del contribuente e che assorbono abbondantemente l'intero gettito dell'IMU sulla prima casa, tanto per offrirvi un'idea.
Aggiornamento del 22/01/2013 ore 8:00da Yahoo finanza
Mps è sospesa per eccesso di ribasso a Piazza Affari (-5,68% a quota 0,2795 euro teorico) in scia alle indiscrezioni di stampa, confermate dalla banca, riguardanti le motivazioni alla base della richiesta, avanzata a dicembre, di emettere 500 milioni di Monti bond in più (3,9 miliardi di euro invece dei 3,4 miliardi inizialmente richiesti).
La perdita deriverebbe dalla contabilizzazione di un derivato effettuato nel 2009 con Nomura (operazione Alexandria) del quale il cda, i revisori e la Banca d'Italia sarebbero venuti a conoscenza solo a metà novembre. Stando a questi rumors il contratto avrebbe determinato una perdita di 220 milioni di euro (anche se alcune fonti citano importi maggiori: 740 milioni di euro) che dovrebbe essere contabilizzata nel bilancio 2012.
Mps ha confermato che l'incremento di 500 milioni di euro di Monti Bond assicurerà la copertura degli impatti patrimoniali derivanti dai derivati, compresa l'operazione Alexandria, la cui analisi verrà sottoposta al cda entro metà febbraio. Nella seduta il board potrà, previa valutazione dei relativi impatti, "adottare ogni misura necessaria per assicurare, anche retrospettivamente, la corretta rappresentazione contabile delle operazioni in oggetto".
Una volta conclusi tali processi valutativi la banca fornirà un'indicazione dei possibili impatti patrimoniali ed economici. L'operazione, al vaglio anche della Procura di Siena, sarebbe servita all'istituto senese per ''abbellire il bilancio 2009'' scaricando su Nomura le perdite di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato su Mps attraverso un contratto segreto a lungo termine non trasmesso dall'allora vertice di Mps, guidato da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ai revisori dei conti Kpmg e a Bankitalia.
Il cda presieduto da Alessandro Profumo, che sta cercando di far luce su questi derivati segreti sottoscritti sotto la gestione Mussari, ha già ricevuto una relazione di otto pagine dal titolo Alexandria che verrà discussa il prossimo 24 gennaio, alla vigilia dell'assemblea di Mps, e in cui si parla anche di un altro derivato in perdita, questa volta con Deutsche Bank (Xetra: 514000 -notizie) (operazione Santorini), emerso nei giorni scorsi.
Non sembra comunque che questo nuovo derivato segreto sia legato al portafoglio di carry trade su cui la banca alla fine del terzo trimestre 2012 aveva registrato perdite per 2,9 miliardi di euro, che secondo gli analisti di Equita (hold e target price a 0,17 euro confermati sul titolo) dovrebbero ora essersi ridotti di circa un miliardo di euro grazie al calo degli spread sui titoli governativi (oggi in rialzo a 270 punti base).
Certo che, se l'indiscrezione dell'esistenza di un contratto derivato non ancora contabilizzato venisse confermata, si tratterebbe per gli esperti della sim di una notizia con impatto negativo dal punto di vista reputazionale: sotto il profilo quantitativo infatti il calo degli spread sui titoli di Stato dovrebbe permettere di assorbire agevolmente questa nuova perdita.
"Questo è un altro passo verso una ristrutturazione profonda della banca, sia strategica sia operativa, che è stata già avviata", ha commentato un esperto. Secondo quanto raccolto dall'agenzia MF-Dowjones in giornata è attesa una nota da parte della banca senese.
Intanto, come anticipato da MF, Mps pagherà un interesse iniziale del 9% allo Stato italiano, superiore all'8,5% previsto dai vecchi Tremonti bond, in cambio della sottoscrizione dei Monti bond. Il tasso di interesse salirà poi dello 0,5% l'anno ogni due anni fino a raggiungere un massimo del 15%.
Entro marzo il Tesoro dovrebbe acquistare da Siena obbligazioni speciali per un importo appunto di 3,9 miliardi, dei quali 1,9 per riscattare e sostituire i vecchi Tremonti bond e 2 miliardi come emissione aggiuntiva. Una tappa obbligatoria per raggiungere le soglie patrimoniali fissate dall'Eba.
"Il livello della cedola annuale è in linea con le aspettative del mercato . Resta da vedere come sarà pagato il prossimo anno , visto che la legge offre tre opzioni : un pagamento in contanti , l'emissione di nuove azioni ordinarie a prezzi di mercato o il rilascio di ulteriori Monti bond", ricordano gli analisti di Banca Akros che sul titolo Mps hanno confermato oggi il rating reduce, pur alzando il target price da 0,18 a 0,22 euro.
Naturalmente l'istituto ha un forte incentivo a rimborsare gli aiuti di Stato entro il 2015 al fine di evitare il pagamento di un premio sul valore nominale. Il piano industriale prevede il rimborso di 3 miliardi di euro entro tale data . " A seguito del recente re-rating delle obbligazioni di Stato italiane abbiamo aumentato il nostro target price a 0,22 euro, scontando anche la perdita inferiore della riserva AFS . Ma data la mancanza di utili e dividendi nel 2012 e nel 2013 , riteniamo l'azione sopravvalutata e ribadiamo la nostra raccomandazione reduce", concludono gli analisti di Banca Akros .
Questo è il comunicato stampa del Monte Paschi
Aggiornamento sulle dimissioni di Mussari del 23/01/2013 ore 13:00 DAL CORRIERE DELLE SERA
Inutile negarlo: per il Pd la vicenda dei derivati che sarebbero stati sottoscritti «segretamente» nel 2009 dal Monte dei Paschi di Siena, con le conseguenti dimissioni di Giuseppe Mussari dalla presidenza dell’Abi, adesso proprio non ci volevano. Non in piena campagna elettorale. Non quando c’è in ballo pure il voto al Comune di Siena, roccaforte diessina prima e democratica poi, dal mese di giugno 2012 senza giunta dopo che il Pd locale si è dilaniato proprio a causa della banca. Ma l’imbarazzo in questo caso era inevitabile. Sappiamo che le privatizzazioni non hanno fatto uscire del tutto la politica dalle banche.Attraverso le Fondazioni, che ne controllano quote cospicue, i partiti continuano in qualche caso ancora a condizionarne le scelte. C’è perfino chi teorizza il diritto della politica a farlo. Un paio d’anni fa il leader leghista Umberto Bossi emanò il seguente editto: «Le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri a ogni livello». E certo a Piero Fassino resterà per sempre appiccicata quella sciagurata domanda («Abbiamo una banca?») sfuggitagli al telefono con Giovanni Consorte durante la scalata dell’Unipol alla Bnl… Nel Montepaschi, però, la presenza della politica non è relegata a una partecipazione di minoranza, per quanto di peso, come accade a Unicredit o Intesa San Paolo.E neppure a una battuta tanto infelice quanto innocua. La banca senese è controllata da una Fondazione, a sua volta controllata dal Comune, a sua volta feudo Pd: prima appunto che gli ex margheritini e gli ex diessini litigassero ferocemente a proposito del destino del Monte e di certe poltrone. I sindaci che negli ultimi vent’anni hanno preceduto il dimissionario Franco Ceccuzzi, erano anche dipendenti del Monte. A dimostrazione di un rapporto simbiotico fra città, banca e partito.Oltre a rappresentare una seria ipoteca sullo sviluppo, viste le tante discutibili operazioni del passato dettate dalla politica, una presenza così forte dei partiti ha riflessi sulla gestione. Quando qualche mese fa è arrivato, l’attuale presidente Alessandro Profumo ha trovato nelle controllate una trentina di caselle occupate con nomine politiche. Il Monte è una società quotata in borsa: ma finora non c’è stato verso di convincere la politica a fare un passo indietro. E adesso i nodi vengono al pettine, nel momento peggiore. Servirà almeno di lezione?