Mario Monti ha fatto il primo miracolo: il governo. E’ riuscito a mettere d’accordo il Pdl e il Pd che fino a questo momento della legislatura si erano beccati come i classici cani e gatti. Il professore-senatore Monti è per questa nostra Italia l’ultimo treno utile che passa e perderlo sarebbe stato un delitto, peggio, un errore. Certo, il treno è in ritardo, ma la colpa non è in alcun modo del manovratore che sta facendo del suo meglio per recuperare il tanto, molto, troppo tempo perduto. I moderati è da almeno due anni che ripetono a sé e agli altri la necessità di unire le forze politiche e nazionali per affrontare al meglio una crisi finanziaria ed economica internazionale che, purtroppo, negli ultimi tempi, a partire dall’estate scorsa, ha assunto la chiara forma della speculazione. Siamo arrivati con affanno lì dove saremmo dovuti essere già da tempo e con vantaggi per tutti: per il debito, per l’economia reale, per gli italiani innanzitutto, e perfino per le stesse forze politiche.
Ad ogni modo, ora non è il tempo delle recriminazioni e dei “ve l’avevamo detto”. Ora, tanto per recuperare uno slogan che adesso ha un valore autentico, è il tempo del “governo del fare”.
Negli ultimi due giorni il presidente del Consiglio incaricato ha posto al centro della sua “esplorazione” l’attenzione dei partiti. Mario Monti, a dispetto delle definizioni – diciamolo con chiarezza - campate in aria che si ostinavano a indicare il suo eventuale governo come “tecnico”, ha cercato un dialogo con la politica e le forze parlamentari per ribadire a quattr’occhi quanto aveva detto apertamente a tutti: “O c’è un sostegno convinto dei partiti politici o lascio”. E ieri il sostegno è venuto sia da Alfano sia da Bersani. Il primo, in particolare, ha manifestato, persino al di là delle poche parole, quasi una sua personale soddisfazione nel riferire il “buon esito” dei colloqui con Monti; il secondo, dal canto suo, ha sgomberato il campo dalla questione della durata dell’esecutivo: “Monti vada avanti, il governo non ha alcun termine”. Trovata la quadra – tanto per usare un’altra formula del passato governo - tra il Pdl e il Pd non resta altro da fare che presentare la lista dei ministri, dal momento che il Terzo Polo ha dato il sostegno al governo di responsabilità quando ancora non c’era, figurarsi ora che è stato concepito e partorito.
Ma – ed è questo un punto da sottolineare bene - il miracolo montiano non ci sarebbe stato senza il lavoro istituzionale svolto da Giorgio Napolitano. Un lavoro impeccabile che ha raggiunto il suo vertice nel discorso di domenica sera quando ha riportato al centro della vita pubblica italiana la serietà, il rigore, l’autorevolezza e – sia concesso, senza retorica - l’amor di patria. Proprio il lavoro del Quirinale dovrà essere la stella polare del governo Monti per portare l’Italia fuori dalla zona pericolosa di un debito sotto attacco e, al contempo, per rimettere l’Italia tra i Paesi europei affidabili nei conti e nelle istituzioni. Un lavoro necessario che, naturalmente, non sarà senza ostacoli ma è bene che i partiti politici come hanno dimostrato responsabilità al momento della nascita del governo Monti così continuino nel loro impegno istituzionale nell’ora delle decisioni e dei provvedimenti. Del resto, il programma europeo se assunto con sincerità faciliterà l’impresa e garantirà risultati gratificanti per tutti.
Il governo Monti potrà contare anche sul sostegno delle rappresentanze sociali, almeno sulla maggioranza delle forze imprenditoriali e sindacali. Un aspetto, quest’ultimo, che l’ex rettore della Bocconi non ha sottovalutato considerando che buona parte del suo lavoro a Palazzo Chigi sarà rivolto al mercato del lavoro. L’obiettivo dichiarato del governo Monti è proprio quello di risintonizzare debito e Pil: lo si potrà fare solo riformando l’immobile mercato del lavoro.
tratto da Liberal del 16 novembre 2011