In Italia si continua a morire per lavorare e, quando ciò accade a favore di telecamera come nel caso di un concerto di Jovanotti o di Laura Pausini, fa molto più notizia che se a morire fosse stato un operaio della metro C di Roma. Tra le tante priorità che il governo Monti si è dato non mi risulta ci sia la sicurezza sul luogo di lavoro. Mi auguro che almeno il clamore di questa ennesima tragedia serva a far comprendere come in un paese che si vuole definire civile morire per lavorare sia negativo tanto quanto un’economia che non marcia o un debito pubblico abnorme.
Noto però, niente affatto stupito, che nella solita pagina Facebook de Il Giornale, mentre all’epoca della disgrazia di Trieste i fans del Cavaliere si scatenarono contro Jovanotti, reo di essere artista dichiaratamente di sinistra e, in quanto tale, carnefice del giovane operaio rimasto ucciso, oggi sull’incidente calabrese accorso per la preparazione del palco di Laura Pausini regna il silenzio. Laura Pausini non è certo schierata politicamente ma non ha mai nascosto certe sue simpatie per il ducetto di Arcore.
Da qui due ipotesi: o i berlusconiani hanno capito che non si possono imputare responsabilità al cantante quando capitano questi fatti orribili e che quindi male hanno fatto strumentalizzando l’incidente di Trieste contro Jovanotti, oppure i morti schiacciati dalle impalcature filo berlusconiane sono un po’ meno morti di quelli schiacciati dalle impalcature comuniste.
Luca Craia