Morte al Martini dopo la pillola abortiva: aperta inchiesta
La scorsa settimana, l’ospedale Martini ha visto la morte di una donna di 37 anni, Anna Marchisio, maestra di scuola elementare, dovuta all’assunzione della pillola abortiva, la RU486, per un’interruzione volontaria della gravidanza. E’ il primo caso documentato in Italia di morte per assunzione della pillola abortiva.
Sul caso, la procura ha aperto tre fascicoli sull’inchiesta per omicidio colposo. L’autopsia è iniziata pochi minuti prima di mezzogiorno, sotto l’operare del medico legale Roberto Testi e del pm Gianfranco Colace. Si ipotizza che la causa della morte sia un’embolia polmonare, ma ancora non si hanno notizie su cosa abbia potuto causarla. L’inchiesta è stata aperta dall’ospedale, dalla Procura di Torino e dal ministero della Salute.
La donna, per poter portare a termine l’aborto con la pillola, avrebbe assunto inizialmente mifepristone per causare l’aborto chimico e in seguito della prostaglandina, necessaria per espellere l’embrione dal corpo. Tra le due pillole le sarebbe stato somministrato dell’antidolorifico e del Methergin, contro le perdite di sangue. Proprio quest’ultimo farmaco è ritenuto dal ginecologo dell’ospedale Sant’Anna, Silvio Viale, “un medicinale off-label, cioè efficace ma non indicato espressamente per questi casi. E non oso pensare che cosa si sarebbe detto e che cosa avrebbe potuto accadere se la signora fosse morta dopo la somministrazione proprio di un farmaco off-label.” Questo medicinale è stato ritirato dal mercato da qualche anno; per questo motivo, il NAS ha effettuato un sopralluogo al Martini, acquisendo anche dei documenti che potrebbero essere utili alle indagini. È però decisamente negata dall’ospedale l’ipotesi che ci sia potuta essere una “leggerezza” nella somministrazione dei farmaci; la donna era in perfette condizioni di salute. Nei due giorni trascorsi tra l’assunzione delle due pillole, la paziente non aveva accusato complicazioni. Quattro ore dopo aver assunto la seconda pillola, però, sono sopraggiunte delle crisi respiratorie, una delle quali ne ha causato il decesso, nel reparto di rianimazione del Martini.