I grillini se la suonano e se la cantano: si reputano di essere gli alfieri della “proposta”, ma, facendo qualche conticino con l’aiuto del pallottoliere, sono l’urlo rabbioso della “protesta”. E ci sta in un’Italia in cui i buoni propositi della Seconda Repubblica si sono rivelati la più grande illusione data in pasto agli italiani, spazzando via il ceto medio.
I politici e i politicanti di mestiere – da Sinistra a Destra passando per un Centro ballerino – se ne devono fare una ragione. Hanno perso ogni credibilità. E non lo confermano soltanto sondaggi e i risultati delle ultime amministrative, ma la strafottenza che si legge in giro sulle facce delle persone.
Smettiamola di stemperare la precarietà con il languido buonismo. Qui la questione non è né radunare l’Armata Brancaleone né cibarsi del “giornalettismo” sensazionalista che grida al ritorno delle Brigate Rosse in Italia. Ci vorrebbe del buon senso. E senza questo anche gli apostoli di Beppe Grillo finiranno per scannarsi come è accaduto nelle liste civiche dei paesotti, in cui tra gli infiltrati c’erano figli e nipoti dei vecchi orchi della politica locale. Andando di questo passo, siamo ancora lontani dalla Terza Repubblica.