Trama: Mr Brooks è un uomo apparentemente soddisfatto della sua vita, innamorato della bella moglie, padre devoto e imprenditore di successo. In realtà dentro di sé alberga un mostro che uccide le sue vittime per saziare la sua insopprimibile sete di sangue e morte…
_______________________________________________________________________________________________
Accidenti com’è strano vedere Kevin Costner (protagonista e produttore del film) nei panni di un feroce e spietato serial killer, pazzo quanto basta per dialogare amabilmente con il suo invisibile e malvagio grillo parlante impersonato da un inquietante William Hurt.
Il film è un classico thriller, assai ben fatto e con colpi di scena veramente stuzzicanti. Il ritmo non è sostenuto ma anzi a volte si ha come l’impressione che il tutto proceda a scatti: azione, tempi morti, azione, tempi morti, tanto da non rendere Mr Brooks un film da mettere nella propria classifica dei migliori dieci thriller della storia del cinema. Se la cava e questo potrebbe bastare, se non fosse per un intreccio abbastanza caotico con intermezzi poco utili ai fini della trama principale. Mi riferisco soprattutto a tutta la storia riguardante la detective impersonata da una sempre poco memorabile Demi Moore: tutto è abbastanza scontato e peggio ancora ridicolo.
Il film c’è nel senso che è sempre affascinante penetrare nella mente di un serial killer e soprattutto questo film ha il merito di iniziare letteralmente col botto ma perde il filo abbastanza di frequente, dando tra l’altro per scontati una marea di particolari che avrebbero fatto comodo a chi assisteva alla visione, come per esempio tutto ciò che riguarda il misterioso viaggio di Brooks verso l’università della figlia per cercare di scagionare quest’ultima tramite un secondo omicidio.
Divertente ma abbastanza improbabile la trasmissione genetica da padre a figlia dei geni del male. Perdoniamo la cosa solo perché onestamente non si trova molto di frequente qualche buon thriller da godersi nei pomeriggi di fine estate e anche perché a volte è carino il revival della fine con punto di domanda tipico di un cinema anni 70 80 che ormai non si trova più da nessuna parte se non in quei film caratterizzati da dissenteria autorigenerante come i vari Saw o Final Destination.
VOTO: 6,5