Mr. Nobody

Creato il 29 settembre 2010 da Eraserhead
Ad un certo punto Nemo Nobody (N. N., No Name) osserva su uno schermo l’accelerato decomporsi di un cesto di frutta; poco prima, o forse poco dopo, si era visto un topolino morto che progressivamente veniva mangiato da un ammasso di vermi nati dal suo deterioramento.
Decomposizione e ricomposizione. Il film del belga Jaco Van Dormael vive, muore e rivive in un loop senza uscita all’interno di questi due estremi.
Attraverso la stessa matrice nostalgica de L’uomo bicentenario (1999) coadiuvata da una forza dirompente nel voler costruire e ripercorrere un racconto come ne Il curioso caso di Benjamin Button (2008) supportata da un’eguale tendenza a decostruirlo similmente a Synecdoche, New York (2008), riprendendo l’assunto di Sliding Doors (1998), ovvero: UNA scelta comporta sempre UNA conseguenza diversa, ma potenziandolo esponenzialmente con una struttura che richiama il più elementare Lucía y el sexo (2001), Mr. Nobody (2009) è un film che si espande su se stesso come l’universo.
Non c’è una storia, ce ne sono tante. Il big bang che dà origine a tutto è una scelta epocale: stare con la mamma o con il papà. Nello scenario di una soleggiata stazione sta per scriversi il destino di un uomo che è ancora un bambino, e combattuto su quale scelta prendere, Van Dormael, attraverso il cinema, gli permette di scrivere il futuro, o meglio, tanti futuri possibili in cui è nelle possibilità di tornare continuamente indietro, di rifarsi, di ricomporsi, anche dalla morte.
Gli innumerevoli futuri sono guidati da tre direzioni che corrispondono a tre donne diverse, o probabilmente da una sola: Anna, con le quali Nemo divide tre singole vite diverse, ma che a causa di passaggi temporali (dimensionali?) si mescolano inevitabilmente tra di loro come il purè con la salsa. Manifestazioni di spazio e di tempo incerte che dipendono dalla stringa (geniale ed ironico rimando alla Teoria delle suddette) di una scarpa; e in ogni bivio, scorciatoia, ritorno o passaggio al via si incastrano epifanicamente le ossessioni amorose dell’uomo(bambino)-Nemo rese con un palese didascalismo che però non prescinde da una certa ironia di base supportata da una freschezza narrativa che raramente ho incontrato in altri film.
Ma se questa storia si espande come l’universo, allora dovrà avere una fine, un big crunch. E tale data fatidica riecheggia più volte: 12 febbraio 2092. Ovvero l’unico momento di spazio e di tempo che parrebbe certo; non è così. Quando l’ormai ultracentenario Nemo chiude gli occhi, tutto improvvisamente si riavvolge (il fumo torna alla sigaretta, il foglio ritorna bianco) di nuovo al big bang, a quella stazione ferroviaria teatro di una scelta fondamentale. E così anche quello che sembrava l’unico momento certo non era altro che una delle infinite possibilità, delle molteplici pieghe partorite dall’architetto, dalla mente di Nemo bambino che nell’istante prima di scegliere ha composto e decomposto un vortice di mondi differenti.
Mr.Nobody è ben lungi dall’essere perfetto dati i contenuti traboccanti di cui è costituito. Tracimando la sua dedalica essenza segna però un tentativo di cinema a cui è doveroso volgersi, assolutamente.

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