È di ieri la notizia del ragazzo francese di origini ebraiche pestato a sangue in quel di Tolosa (Francia) perché tradito come ebreo da un ciondolo che raffigurava la stella di David. I due “carnefici”, guarda caso, erano di origine maghrebina, prontamente arrestati dalla Gendarmeria.
Un caso isolato, si potrebbe dire. Del resto a Tolosa è ancora forte il ricordo dell’attentato davanti alla scuola ebraica che ha causato diverse vittime e che ha portato poi alla uccisione del terrorista islamico, autore dell’atto terroristico. Ma è chiaro che nonostante sia da considerare un caso isolato, in verità è il più evidente indizio di quel che accadrà in Europa se non si cambia l’approccio all’immigrazione.
Quello attuale – tanto per intenderci – è fondato sul concetto di “accoglienza”, diventato oramai un vero e proprio dogma politico che pochi intendono sconfessare o contraddire, pena l’accusa di “razzismo”. In questa ottica, accogliere, accogliere e solo accogliere senza regole e senza condizioni, pare essere la parola d’ordine attraverso la quale si legittima un progressivo snaturamento della identità europea e si minano dalle fondamenta le libertà essenziali delle persone, come quella banale di viaggiare in un treno ed esporre i propri simboli religiosi.
Perciò la verità è ben peggiore di quella che predica il classico “caso isolato”. Il pestaggio è invero il chiaro segno di un’Europa che sta cadendo pericolosamente nel baratro degli scontri etnici. Perché, anziché costruire una società multiculturale, improntata al rispetto e alla tolleranza reciproca, i nostri ottusi governanti stanno minando la pax europea, negando, in nome del multiculturalismo, non solo i valori propri della nostra civilità, ma anche le libertà che ne conseguono.
Nel momento in cui due persone di origine maghrebina, magari nate in Europa, pestano a sangue un ebreo, magari anch’egli nato in Europa, siamo dinanzi all’evidente pericolo che l’Europa stessa diventi teatro di uno scontro di civiltà; uno scontro che rischia magari di allargarsi anche a tutte le altre etnie che ivi ci vivono, cancellando in un colpo solo quello che gli europei hanno costruito nei secoli.
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Ecco perché è necessario porre un freno all’immigrazione indiscriminata. Ecco perché è necessario attuare una politica di regolamentazione intelligente dell’immigrazione, basata su una serie di cardini fondamentali: conoscenza della cultura europea, accettazione incondizionata dei valori di libertà, disponibilità a vivere all’interno di una società per vocazione aperta, tollerante e democratica. Infine, approntamento di tutta una serie di meccanismi capaci di neutralizzare gli effetti deleteri di tutte quelle culture straniere che arrivando nel continente europeo, tentano coscientemente o non coscientemente di inquinarlo.
Un esempio chiarirà. Prendiamo il burqa. Ebbene, se in Europa la tutela della dignità della donna è un cardine essenziale della nostra civiltà, nei paesi europei devono essere approntati tutti quei meccanismi volti a neutralizzare l’idea che il burqa possa essere considerato invero espressione di libertà religiosa. Il burqa non è espressione di libertà religiosa, ma è espressione chiara e inequivocabile della sottomissione della donna all’uomo, come tale “violativo” dei principi sui quali si fonda la nostra civiltà e come tale da condannare senza se e senza ma.
A conti fatti, la civiltà occidentale deve essere la base sulla quale si devono adattare le altre culture arrivate per il tramite dell’immigrazione, e non già, come accade adesso, civiltà che si deve adattare a quelle straniere. Diversamente il pericolo è la guerra etnica. Più i flussi migratori diventeranno importanti e più le nostre istituzioni tenderanno a garantire i migranti a discapito dei cittadini, più aumenteranno i sentimenti di malcontento, intolleranza e razzismo. Il finale a questo punto sarà un finale già visto… un finale di sangue…