Un evergreen che torna prepotentemente alla ribalta, in total look o one piece, in chiave classica o rivisitata
O lo si ama o lo si odia. Adorato da stelle del cinema anni Quaranta, come Carole Lombard e Joan Crawford; sdoganato sulle passerelle da Christian Dior, nei primi anni Cinquanta: l’animalier si impone nella stagione invernale.
Maculato, leopardato, zebrato, tigrato, pitonato, che dir si voglia: nella stagione invernale sarà boom. Su smilzi cappottini bon ton, cappe o stole, ma anche in chiave moderna, su abiti e soprabiti profilati di intarsi maculati, o nell’assai più ardita versione total look. Tutto diventa spotted, dalle giacche viste da Ralph Lauren, in una collezione ispirata ai Roarin’ Twenties, alle minigonne wild di Diesel Black Gold. Un’inedita versione “Sporty animalier” è quella proposta da Y-3, sopra tute e sneakers. Molto più bon ton, le stole viste da DSquared.
La pelliccia maculata è un classico del guardaroba (magari meglio se ecologica), a partire dagli anni Quaranta ad oggi: straordinariamente raffinato e bon ton, può essere declinato in chiave wild e aggressiva, per donne che si tramutano in temibili fiere, in un revival dantesco.
Immancabile, per un look da diva che si rispetti: da Audrey Hepburn – che sfoggiava uno sfizioso copricapo maculato in Sciarada – ad Ava Gardner, a Carole Lombard: l’animalier è un evergreen che è arrivato fino ad oggi riuscendo a non passare mai di moda. Da sempre associato al lusso nell’immaginario collettivo, se dosato sapientemente, è ancora oggi sinonimo di estrema eleganza.
Per spiriti wild-chic.
di Chiara Caputo