Era il lontano 1999 (…boia…), mi ero appena trasferita a Firenze per iniziare il mio percorso di studi nello scintillante mondo-della-moda e già mi sentivo in colpa per la retta annuale che i miei avrebbero dovuto sostenere. Quando mi dissero che esisteva la formula work-study (ovvero, presti lavoro in biblioteca e scali le ore dalla retta) mi sono fiondata subito sperando non ci fossero troppi pretendenti. Ovviamente non c’erano (…lascio immaginare a voi il perchè…) e ho iniziato questa avventura insieme alla mia compare Simona. Ebbene sì, ho fatto anche la topa di biblioteca!!! (per niente polverosa, mai vestita di grigio e soprattutto senza occhialetti neri da finta intellettuale)
Per me non era un lavoro, era un sogno. Amante dei libri, delle riviste e della moda, quello era IL LUOGO, il tempio sacro del sapere, delle immagini, dei colori, della conoscenza, della novità. Nella sede storica di Villa Strozzi, tra stucchi dorati e finestre con vista sulla collina, la biblioteca era un luogo magico, di silenzio, di ricerca, di curiosità. E di grandissime risate. CoLui che aveva (ed ha) in mano la situazione, gestendola con abilità ed amore, è un soggetto alquanto singolare, oscuro e temuto dai più, incredibilmente Zen (e ci credo, per avere a che fare con certi elementi, o sei zen o giri con una sciabola in tasca tagliando teste a dementi senza senso) meravigliosamente piacevole e sottilmente comico (ma solo con chi realmente se lo merita). E noi, fortunatamente, ce lo siamo meritato…
Ogni volta che arrivavano libri nuovi era una corsa a catalogarli (e nel frattempo perdersi tra le pagine e le fotografie); ogni rivista nuova passava in anteprima dalle mie mani (ed era una piccola gioia); ogni angolo era conosciuto, ogni corridoio come la stanza di casa. Per tre anni il tempo libero era diventato tempo passato tra i libri (e gli studenti rompipalle, ma quelli facevano parte del gioco), tra le foto, a riordinare e maneggiare materiale di archivio che difficilmente si può trovare altrove. Tanto che Lui, una volta lasciò un video messaggio: “Vai a farti le canne nel parco come tutti, invece di stare sempre qui a lavorare e studiare!” In effetti, le canne nel parco non me le sono mai fatte, ma in compenso tra i libri mi sono fatta dei gran viaggi…;)Anche ieri sono passata dalla biblioteca, nella “nuova” sede gentilmente appoggiata nel sottosuolo, perchè ormai i libri sono oggetti obsoleti, pesanti e vecchi. Non sono contemporanei, non sono abbastanza veloci, il futuro è digitale, etereo, intoccabile, liquido. Sempre la solita storia. O il vecchio o il nuovo. O la carta o i bit. O la materia o il niente. E’ come dire “Teniamo in vita i vent’enni ed ammazziamo tutti gli over 50“. In effetti potrebbe essere una soluzione per eliminare un po’ di “pesi morti”…Manie omicide a parte, trovo incredibile come chi lavora nell’immagine non riesca a percepire il valore di un libro e di un patrimonio culturale legato al mondo della moda talmente grande che ce lo invidiano un po’ in tutta Europa! Mah, io non capisco! Mentre provo a capire, ripropongo la mia ode al libro e continuo a surfare nel web…“Ink, come inchiostro…elemento generatore della scrittura, fissatore di pensieri e parole su carta, segno indelebile di storie e racconti. Anche in epoca digitale carta&INKiostro rimangono inimitabili: l’odore della carta stampata, la pagine che si sfogliano con la mano, il volumetto che appesantisce la borsa, la copertina (che alcuni maniaci ricoprivano con carta di giornale per non svelare il titolo della loro lettura), i colori. Datemi gratis tutti gli E-book che volete, ma io continuerò a comprare libri che sanno di libro…“
E continuerò a frequentare (e far frequentare dai miei studenti) la “mia” biblioteca!!!