Pubblicato da Federico Di Gioia il 27 marzo 2012 · Lascia un commento
Sostenitori di Aung San Suu Kyi
Da International Business Times Italia
Il ritorno in patria di Aye Chan Naing, ha un significato ben maggiore di quello che per molti può rappresentare una visita di pochi giorni. Il giornalista birmano ha messo piede, per la prima volta dopo più di vent’anni, in Myanmar, il suo paese natio dal quale era scappato nel 1988 in seguito alle violente repressioni di piazza da parte del regime militare che governa il paese da allora. Aye Chan Naing è stato finora considerato un nemico della patria e il suo lavoro, svolto dalla Norvegia tramite l’agenzia indipendente da lui fondata Democratic Voice of Burma, è riuscito a trasmettere notizie in un paese, il Myanmar, blindato per decenni dalla giunta militare e considerato uno dei più oppressi del mondo.
Oggi il Myanmar ha intrapreso un cammino verso la democrazia che è considerato da molti come una svolta decisiva nella storia politica del paese. Le elezioni che si terranno nel prossimo aprile dimostrano gli sforzi e la volontà di Naypyidaw, la capitale, di riaprire le porte del Myanmar alla comunità internazionale. Alla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, è stato permesso di candidarsi per la prima volta tra le file del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia. Suu kyi è stata considerata una dissidente politica e ha passato 15 degli ultimi 22 anni agli arresti domiciliari. La sua liberazione, il 13 novembre del 2010, ha rappresentato il primo importante passo del governo di Naypyidaw verso la democratizzazione del paese. Riforme politiche e sociali, la volontà di risolvere i conflitti con i numerosi gruppi di ribelli e una nuova gestione delle migliaia di rifugiati in fuga dal paese, rappresentano le nuove sfide del Myanmar.
Free Burma
La visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, a fine novembre ha segnato la definitiva apertura degli Stati Uniti nei confronti del Myanmar e preluderebbe a una ripresa del dialogo e delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. A 50 anni dall’ultima visita ufficiale, un alto funzionario di stato Usa si è recato nel paese e, dopo aver incontrato il presidente Thein Sein e la stessa Aung San Suu Kyi, la Clinton ha augurato che una maggiore attenzione ai diritti umani e le riforme intraprese dal governo locale portino a uno sviluppo economico e democratico che permetta la totale rimozione delle limitazioni commerciali che, in questo momento, gravano pesantemente sul Myanmar, oberato dalle sanzioni delle Nazioni Unite oramai da molti anni. In quest’ottica l’Asean (Association of South-East Asian Nations) ha scelto di eleggere proprio il Myanmar alla presidenza dell’organizzazione nel 2014. Il paese, se riuscisse a portare a termine le riforme democratiche e si riaprisse ai commerci con l’estero, potrebbe rappresentare per gli Stati Uniti un importante alleato nella sfida per il sud est asiatico che Washington sta portando avanti contro Pechino.
Durante le prossime elezioni il governo birmano ha fatto sapere che inviterà osservatori dei dieci paesi membri dell’Asean e dei suoi partner diplomatici (tra i quali Stati Uniti, Cina, Unione Europea, Australia e Russia) per osservare lo svolgimento delle consultazioni e aprirà il paese ad alcuni giornalisti perché sia possibile anche una copertura mediatica dell’evento, sebbene saranno ammessi solo quelli che lavorano per emittenti di proprietà statale, come la britannica BBC. Queste misure, anche se notevoli rispetto alla chiusura totale del paese negli ultimi anni, rimangono comunque limitate e, se il Myanmar vuole davvero ritornare a sedere ai principali tavoli internazionali, dovranno essere solo l’inizio di una lunga serie di riforme democratiche. “È qualcosa che non avevo mai visto negli ultimi vent’anni. Naturalmente c’è ancora molto scetticismo. La gente non può dimenticare il passato”. Con queste parole, rilasciate all’Associated Press, Aye Chan Naing ha commentato la situazione in Myanmar. Il giornalista spera di poter ritornare presto a vivere nel suo paese e ha esorato il governo birmano ad agevolare il rientro degli esuli, al momento privi di alcuna garanzia, ma fondamentali, soprattutto i tanti medici, intellettuali e scienziati, per un nuovo sviluppo della democrazia in Myanmar.
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