Magazine Lavoro
Un operaio è rimasto vittima del lavoro e così io, allora corrispondente da Brescia per questo giornale, incontro per la prima volta quello che era uno dei più autorevoli “inviati”. Che subito cerca di insegnarmi quelle che sono le sue principali caratteristiche: la passione politica e, insieme, l’amore per la precisione, al limite della pignoleria. Doti accumulate negli anni e che potrebbero farlo accomunare a peculiarità riscontrabili nella tradizione piemontese. Eppure Fernando è un immigrato. Nato a Minervino di Lecce nel 1938 segue la famiglia a Torino dove inizia i propri studi, poi interrotti per motivi economici. Nando inizia a lavorare come apprendista meccanico per poi passare alla Michelin e conquistare un posto di tecnico. Un avanzamento professionale che accompagna la sua maturità politica.
Lo aiuta l’esempio del padre già carabiniere e che, come scrive in una sorta di diario custodito dalla figlia Rossana, lo spinge a “stare sempre dalla parte dei diseredati”. Così Nando fa parte della VII Sap (squadre di azione patriottica), aderisce al Pci, diventa membro della commissione interna. Ha così inizio anche la sua attività giornalistica, attraverso giornali di fabbrica, come “La voce giovanile”, organo del “Fronte della gioventù” nella Michelin. Finché nel 1957 arriva all’Unità, come vice capocronista accanto, (insieme a Diego Novelli), ad Adalberto Minucci. Eccolo in seguito trasferito a Milano come caposervizio, inviato, caporedattore, segretario di redazione. Sua è la cronaca principale della strage di piazza Fontana nel 1969. Ottiene riconoscimenti importanti per una particolare iniziativa, ovvero una pagina settimanale del giornale dedicata ai motori. Un’iniziativa nuova per un giornale che voleva essere aperto alla più larga informazione e che otteneva risultati lusinghieri in termini di diffusione.
Fernando Strambaci lascia il giornale, prepensionato, nel 1983 nel corso di una delle prime ristrutturazioni che hanno tormentato la vita de “L’Unità”. Gli ultimi suoi anni accompagnano, come avviene per tante altre persone, il travaglio della politica. Non accetta la svolta di Occhetto e il tramonto del Pci, ma corre alla sezione Mandelli di Milano per iscriversi al partito dei democratici di sinistra dopo la prima vittoria di Berlusconi. E si dedica a un’impresa che lo riporta al passato. Gestisce quello spazio che nel sito Internet dell’Anpi custodisce le memorie di donne e uomini della Resistenza (www.anpi.it/donne-e-uomini). Sono 20 nomi e diventeranno duemila e cinquecento. Tra le prime donne inserisce la storia di Tina Anselmi. Leggiamo oggi su quel sito: “Dobbiamo questa intensa galleria al lavoro, alla passione e alle ricerche di Fernando Strambaci, giornalista, che a suo tempo fu giovanissimo sappista”. E’ la dedica che gli farebbe più piacere. Ciao Nando.
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