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Napolitano riconfermato: proteste anche a Torino.

Creato il 21 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

“Rodotà! Rodotà! Rodotà!”. La voce della rete diventa urlo in centro Torino. Il settennato di “Re Giorgio” comincia non sotto i migliori auspici. La sua (ri)elezione non è ancora stata confermata che ovunque rimbalza l’appello in internet a radunarsi in piazza per protestare contro il “colpo di Stato” consumatosi nella giornata di oggi.

In piazza Castello si raduna un folto capannello di persone, in maggioranza sostenitori del M5S. Tra loro il capogruppo del Movimento a Palazzo di Città, Vittorio Bertola, secondo cui “l’inciucio” nasce da giochi di potere perversi e motivi interni ai partiti “inconfessabili”. Chiedendogli come giustifica una tale emotività, del tutto nuova in Italia, riguardo alle elezioni del Presidente della Repubblica, Bertola ammette: “Sicuramente è anche opera della rete e dell’attività del Movimento a sostegno di Rodotà”. Ma è chiaro che le presidenziali si sono svolte in un momento difficile e carico di tensione sociale e politica. A questo anche sarebbe da ascriversi tale emotività.

Emotività che si palesa nelle piazze e che a Torino prende la forma di un piccolo, agguerrito corteo, composto da militanti, studenti e semplici curiosi che in Rodotà e nella sua elezione vedevano un sinonimo del cambiamento istituzionale tanto caldeggiato negli ultimi mesi. Sul futuro Bertola, che guida il corteo insieme all’esponente di SEL Michele Curto, non ha dubbi. Il prossimo governo (un governo “dell’accordo”, così come la rielezione di Napolitano) non durerà a lungo. Le difficoltà che incontrerà nei prossimi mesi saranno a lungo andare insormontabili, sia dentro il palazzo sia in piazza. “Siamo noi, singolarmente, le difficoltà che questi qua troveranno sulla loro strada”, scandisce un manifestante. Inoltre, continua Bertola, c’è il rischio che “Berlusconi, favorito dall’autodistruzione della sinistra, chiami a gran voce nuove elezioni”, che (è quasi certo) lo vedrebbero aumentare di molto i suoi voti.

Il corteo procede, bloccando il traffico su via Po, verso la sede RAI. Qui si ferma, inneggiando ancora a Rodotà, alla cacciata di Berlusconi, Monti e Bersani e urlando la propria rabbia per la fine della democrazia. Tutti hanno la sensazione che si sia di fronte ad un momento drammatico: la novità istituzionale delle ultime ore getta sconcerto tra tutti i presenti, che parlano di manifestazioni di piazza oceaniche per i prossimi giorni. Da Roma intanto la notizia che Beppe Grillo abbia invocato una “marcia su Roma”.

“Carica un partito da 25% e avrai la guerra civile”, dice qualcuno.

Un appunto personale elaboro mentre il presidio si scioglie. Questo unicum politico, unito ad una grande passionalità (meravigliosa l’attenzione popolare su Montecitorio) e ad una situazione sociale instabile, potrebbe infine avere risvolti più drammatici? I manifestanti sono incazzati, non hanno, a loro dire, più niente da perdere e si annuncia battaglia contro la “reazione partitocratica”. Forse basterebbe un capello fuori posto a trasformare un’agitazione civile in vero e proprio conflitto. I telegiornali non ne danno notizia. Grillo in piazza è poca cosa: restano i discorsi pacati del Presidente Napolitano, i commenti dei big dei partiti e la notizia che zia Cosima e Sabrina sono state condannate all’ergastolo. Forse stiamo ingigantendo la cosa, e il boato di via Po “Rodotà! Rodotà! Rodotà” non è altro che un quaquaraqua. Forse.

articolo di Jacopo Calzi.

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