Da adolescente ero cretina. O avevo la testa altrove, probabilmente come tutti gli adolescenti, anche se leggevo la Ginzburg e guardavo i film di Cronenberg. Comunque, questo libro lo lessi anni e anni fa, probabilmente in prima o seconda liceo e non mi era piaciuto, ma non solo: ho portato con me negli anni la convinzione che fosse un libro lungo e pesante. Ebbene sì, ero abbastanza idiota. Perchè lungo non è, pesante men che meno. Mi è anche venuto il dubbio che lo confondessi con un altro romanzo (principale indiziato “Le parole tra noi leggere” di Lalla Romano, LO SO che non c’entra niente, però con l’età i ricordi si fanno fumosi).
In ogni caso, dopo questa seconda rilettura si può evincere che questo romanzo mi sia piaciuto tantissimo. E’ proprio un bel libro. Merita di essere sopravvissuto e secondo me è un libro che dura. Non dico che sia senza tempo, però ha quel non so che di “universale”, il che è un po’ un paradosso essendo una storia di una famiglia, per quanto travagliata e piena sia stata la vita dei suoi componenti (o anche solo di chi l’ha attraversata per un breve tratto).
Poi questo libro non fa che confermare una mia personale teoria: molto spesso, per diventare qualcuno, bisogna proprio nascerci nel posto giusto al momento giusto nella famiglia giusta. E’ vero che esistono persone, artisti, politici, gente di spicco in ogni campo, che sono partite dal nulla e sono arrivate molto in alto. Però, insomma in una famiglia originaria come quella della Ginzburg era inevitabile che una scrittrice saltasse fuori, sarei diventata scrittrice pur’io, non so se mi spiego. Erano altri tempi, se vivi in una casa frequentata da intellettuali, da scrittori, beh qualcosa per forza assimili. Voglio dire, Cesare Pavese, capito? Cesare Pavese frequentava quella casa. Per non parlare del padre, Giuseppe Levi, un uomo impressionante per la vitalità e la forza originale con cui travolgeva tutto quanto.
Voialtri vi annoiate perché non avete vita interiore.
Mitico.
Sullo sfondo l’Italia del fascismo, una pesantissima coltre che non è stata in grado di soffocare del tutto talento, coraggio e umanità.