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Nato/Al Quaeda: l’alleanza reazionaria contro le rivoluzioni arabe

Creato il 08 luglio 2011 da Coriintempesta

 

Articolo inviato al blog di Salvatore Santoru

Introduzione

Gennaio 2011: nel mondo arabo inizia quell’evento rivoluzionario che la stampa occidentale chiamerà “primavera araba”, popoli che si ribellano alle dittature chiedendo libertà e partecipazione politica, due elementi troppo spesso assenti nella storia recente (e non solo) del mondo arabo (o almeno di una certa parte di questo variegato mondo ). Il 14 gennaio in Tunisia Zine El-Abidine Ben Ali, a seguito delle proteste popolari contro il carovita (e non solo), fugge e così termina, in anticipo, il suo mandato presidenziale, l’11 febbraio tocca a Hosni Mubarak , in Egitto, dimettersi dopo 18 giorni di manifestazioni e rivolte del popolo, rivolte che vedono il proprio epicentro, nella capitale Cairo, in piazza Tahir. Le rivolte contagiano un pò tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, dal Marocco sino al Bahrein e all’Arabia Saudita.

NATO e network islamista si incontrano

A questo punto della situazione entra in gioco la NATO o meglio gli interessi delle potenze occidentali più forti: l’obbiettivo è quello di approfittare della situazione che si è creata, della caduta dei vecchi regimi per condizionare le fasi di transizioni e instaurare un nuovo regime, che in fin dei conti deve essere una continuazione, se non qualcosa di peggio,del  vecchio.

Nato/al Quaeda: l’ alleanza reazionaria contro le rivoluzioni arabe
Per fare ciò , si giunge a un’alleanza (in apparenza)paradossale:le forze della NATO e l’integralismo/fondamentalismo islamico. Entrambi hanno interessi comuni:spodestare i vecchi regimi più o meno “laici”(alcuni solo in apparenza,vedasi l’Egitto “colluso” con l’integralismo religioso)e instaurarne di nuovi, autoritari e se possibile tendenti all’islamismo radicale, magari basati sulla Sharia (legge islamica),cosa che farebbe molto piacere al network ultraislamista, e disponibili, se possibile, a “collaborare” e a rendere vita facile alle compagnie petrolifere occidentali, cosa che farebbe molto piacere alle forze della NATO (il cui presunto interesse per le democrazie e i diritti umani serve solo per convincere ,dopo un accurato lavaggio, il cervello dell’occidentale medio in modo che accetti le guerre “umanitarie” e il saccheggio coloniale). Questa “strana” alleanza la si può vedere operare in Libia,ma anche in Egitto,e pure in Siria.

Egitto,da Mubarak all’asse militari/Fratelli Musulmani

Caduto il vecchio tiranno che governava il paese da ben trent’anni, l’Egitto si avvia a una nuova fase. Sembra in un primo momento che la situazione stia volgendo a favore del popolo e delle sue aspirazioni,che hanno scatenato la rivoluzione. Ma non è così. Viene istituito un governo di transizione, provvisorio, guidato dai militari,che da sempre sono vicini a Washington, con la “benedizione spirituale” dei Fratelli Musulmani,più vecchie personalità del regime. Inizialmente il nuovo governo rispetta e soddisfa alcune aspirazioni della gente,ma più si va avanti,più ci si rende conto che il nuovo regime non è altro che una continuazione del vecchio, giusto si dà qualche ritocco qua e là che serve per darsi una qualche credibilità davanti alle masse. Repressioni poliziesche, scontri e persecuzioni intereligiosi (come nei confronti dei copti)sono di nuovo all’ordine del giorno,proprio come nella precedente dittatura. I movimenti giovanili,sociali e le forze che hanno dato man forte alle rivolte, vengono messi da parte,e al loro posto si preferiscono i Fratelli Musulmani,che se da altre parti del Medio Oriente , vengono considerati vicini a ideologie integraliste e pure fondamentaliste,ora vengono presentati come portatori di “libertà e democrazia” .Certo,con la Sharia. Fratelli Musulamani ed esercito fanno parte del cosiddetto “blocco reazionario” che fa gli interessi dell’alta borghesia nazionale (i compradores) e fa comodo ai progetti dell’asse USA-Israele nell’area. In poche parole , si è cambiato tutto per non cambiare niente,o meglio NATO e integralisti hanno fatto in modo che finisse così.

Guerra in Libia e questione siriana

La Libia, come tutti gli altri paesi della regione, è stata contagiata dalla “primavera araba”. Tuttavia, mentre avvenivano manifestazioni pacifiche per chiedere maggiori libertà e diritti, l’asse NATO/AL Quaeda ne ha approfittato per innescare una strana rivolta armata(con salafiti, nostalgici di Re Idris I, sostenitori delle multinazionali petrolifere,celebre lo slogan “Oil for the west” ecc) tendente a rovesciare Gheddafi. Quando il colpo di stato è fallito, allora si è ricorsi alle bombe “intelligenti” e al massacro di civili (“danni collaterali”) per tentare di arrivare all’obiettivo da sempre perseguito da potenze occidentali e fondamentalisti: eliminare il colonnello, considerato dagli uni come troppo pericoloso per gli interessi dell’elitè occidentale, dagli altri come troppo laico e “traditore” del presunto spirito “puro” dell’Islam (che salafiti, quaedisti e company dicono di seguire), più la garanzia del petrolio nelle mani delle varie BP e Total, i beni del leader libico(e non solo sui) nelle mani dell’alta finanza imperiale, la privatizzazione di beni, sevizi e così via del paese (a partire dalle banche)e se possibile l’eliminazione di un’ ostacolo all’AFRICOM,ossia alla (ri)colonizzazione dell’Africa da parte delle potenze (ex)coloniali.Per l’eliminazione o per la completa “sconfitta morale” di Gheddafi, ci penserà il TPI, come già avvenuto per Milosevic. Inoltre,come nell’ex Jugoslavia, la NATO ha giocato nella divisione del paese:cosi ora la Libia è divisa tra la Tripolitania, rimasta “fedele” al governo centrale, e la Cireneica, “fedele” al Consiglio di Transizione libico, governo “provvisorio” creato e composto da ex funzionari del governo di Gheddafi (tra cui vari responsabili di violazioni di diritti umani)elementi riconducibili alla galassia islamista radicale,dal Gruppo Combattente Islamico libico, collegato con frange di Al Quaeda, elementi filo-monarchici ecc.

Grazie a questa divisione, AFRICOM può cantare vittoria,disponendo della Cirenaica e avendo ora la strada tutta in discesa per la conquista totale (o almeno di una gran parte) dell’Africa. La guerra,presentata all’opinione pubblica come animata dalla “responsabilità di proteggere” i civili “dalla violenza del tiranno”,e dipinta come una missione di pace lampo,prosegue da più di tre mesi,e sta causando oltre a ingenti perdite finanziarie per i “volenterosi della Coalizione”(l’Italia spende più di 1 miliardo di euro,700 per le operazioni sul campo,e 400 per finanziare i “ribelli”)perdite umane(all’incirca sino ad ora sembra siano 700 le vittime delle neocolonialismo “alleato”). C’è il rischio di un prolungamento a tempo indeterminato, così come avvene e avviene in Iraq e Afghanistan,c’è il rischio di un “nuovo Vietnam”,guerra in cui se da un lato gli USA persero militarmente,dall’altro il complesso militare-industriale e altre lobby vinsero grazie alla destabilizzazione del paese,e ai danni provocati ad esso,e sopratutto al suo popolo(i vietnamiti).Intanto la NATO ,dopo la Libia,sta puntando anche verso la Siria.In Siria,come in tutte le altre regioni mediorientali, è arrivato il vento di cambiamento innescato dalle rivoluzioni di Tunisia e Egitto:infatti movimenti,singoli cittadini ogni giorno invocano libertà e partecipazione, negati dal regime guidato dalla famiglia Assad. Anche,in questa situazione, naturalmente la NATO e i vari gruppi islamisti radicali(c’è da ricordare anche che la famiglia Assad è aluita,mentre la maggioranza della popolazione è sunnita)vogliono metterci gli artigli,ed infatti abbiamo notizia di anomali gruppi armati infiltrati tra i manifestanti o singoli che tentano di rovesciare il regime con violenza ,e si discostano dallo spirito delle rivolte .L’obbiettivo delle potenze delle NATO,in particolare della Francia(cui la Siria è un’ex colonia)è quello di destabilizzare il regime,se possibile con gruppi paramilitari islamisti,o se ciò dovesse fallire,tramite Israele condurre una nuova guerra.In questi ultimi giorni,pare che si sta arrivando a trattative tra Assad e certi leader oppositori,e pare che gli USA e le altre potenze della NATO stiano mollando la presa e tollerando lo stesso Assad, in cambio di maggiori aperture verso Israele e la presa di distanza dall’Iran e da Hezbollah(i rapporti Siria-USA sono molte volte ambigui:essa è un cosiddetto stato canaglia per l’elitè politico/militare a stelle e strisce, ma allo stesso tempo si sono cercate e si cercano collaborazioni con esso,sopratutto durante l’amministrazione Bush).Comunque le uniche vittime di questa situazione(come sempre),nel caso si arrivasse a una guerra contro la Siria,o nel caso si arrivasse ad accordi Siria-NATO,con apertura della prima verso Israele, sono il popolo siriano e il popolo palestinese,popoli che come spesso succedde,devono subire le aggressioni imperialiste e la corruzione di governi dediti più ai propri interessi che a quelli della gente.

Controrivoluzione permanente

L’alleanza NATO/AL Quaeda ha innescato per contrastare le masse arabe in rivolta,una “controrivoluzione permanente”.Questa strategia consiste nell’armare e finanziare i governi più reazionari in modo da eliminare ogni possibile “pericolo” di democrazia e libertà,che metterebbe a rischio gli interessi economici,strategici e geopolitici delle grandi potenze occidentali:ciò avviene nel Quatar,negli Emirati Arabi Uniti,in Bahrein,in Marocco,in Arabia Saudita,più o meno in Yemen,e altri paesi)e nel manovrare o infiltrare le rivolte nei paesi,che dittature o meno,possono essere da ostacolo al processo integralcolonialista,in modo tale che ,nel caso di guerre civili o di guerre con la G maiuscola,la controrivoluzione avanzi e permanga sino a quando verrà inaugurata la nuova fase(cambiamento di regime):ciò sta accadendo in Libia,e c’è il rischio che avvenga in Siria e in altri paesi.L’operare insieme per attuare controrivoluzioni permanenti non è nuovo nè alla NATO, agli USA e alle altre potenze,nè ad Al Quada:pensiamo alla guerra in Afghanistan,quando dopo l’invasione “social”imperialista dell’URSS gli USA armarono (crearono?)il fenomeno del terrorismo islamista,che usarono per sconfiggere i sovietici,ma anche per distruggere le aspirazioni di libertà del popolo afghano,dei partigiani afghani,di coloro i quali combattevano contro l’invasore russo(che a parole si dichiarava socialista,ma nei fatti tendeva all’imperialismo più o meno capitalista)e venivano a loro volta infiltrati e manovrati dagli integralisti islamici per volere statunitense .Questa pesante ingerenza imperialista degli USA,e la creazione di network islamisti estremisti,porterà alla destabilizzazione permanente dell’Afghanistan,dato in pasto ai signori della droga,e a altri criminali,poi in parte messi fuori gioco dal regime talebano,basato su un duro autoritarismo e spirito reazionario, nonchè sulla Sharia, e poi nuovamente attaccato dall’Impero(e alleati) con l a sua retorica e lo stupro continuo di parole come libertà e democrazia, con le sue bombe e le sue truppe di conquista. Nella controrivoluzione permanente sono coinvolti oltre alla NATO e all’islamismo radicale organizzato anche le varie monarchie di Nord Africa e Medio Oriente,il cosidetto Concilio per la Cooperazione del Golfo (GCC) ,la potente Casa di Saud(Arabia Saudita),il maggior alleato degli USA per va del petrolio,nonchè la più brutale e repressiva e ricca dittatura mediorientale(dove le donne,per esempio,non possono neanche guidare un’automobile).Ai controrivoluzionari non dispiacerebbe affatto l’idea di un ritorno graduale alla monarchia nell’area mediorientale e nordafricana,e l’affermazione di rappresentanti del governo provvisorio libico di Bengasi secondo cui anche la monarchia potrebbe essere una forma politica praticabile nel futuro,sta ad indicare che la via per questi progetti,è tutt’altro che in salita(tra l’altro anche in Occidente l’idea monarchica e/o reazionaria sta tornando in auge,segno che i tempi per l’illusione delle false democrazie ,in realtà oligarchie più o meno “reazionarie”sono giunti al termine,o quasi).

Conclusione

Come abbiamo visto NATO e Al Queda sostanzialmente perseguono simili obbiettivi ed hanno tutto l’interesse di sfruttare,tenere nell’ignoranza,insomma contrastare l’emancipazione del popolo arabo,da sempre,storicamente,combattuta dai vari imperialismi,da quello ottomano a quello inglese,francese,statunitense e via,così come da dittature reazionarie molte volte sostenute economicamente e militarmente dall’imperialismo occidentale.Ora i rappresentanti del capitalismo globalista occidentale e quelli dell’integralismo jiahdista mediorientale e africano hanno intenzione di “spartirsi” la torta,e di giungere a patti:tirannie fondamentaliste libere di propagandare odio in cambio di contratti vantaggiosi e privatizzazioni in favore delle multinazionali. Può darsi che fra non molto tempo si giunga a un’ennesimo scontro(3 guerra mondiale?)tra “l’Occidente giudeocristiano” e “l’Oriente” (o parte di esso)islamico”,che in realtà(contando anche il fatto che l’estremismo islamico versione terrorista è una creazione dell’elitè occidentale)sarebbe un’ennesima guerra contro i popoli orientali ,ma anche contro gli stessi popoli occidentali,nel caso di una generalizzazione del conflitto. Ci sarebbe ancora molto da dire,sulla natura dei recenti conflitti in Nord Africa e in Africa,ad esempio della guerra “interimperialista” e non dichiarata tra gli USA e la Cina,o meglio fra gli interessi delle due potenze,o in Medio Oriente degli “occasionali “scontri tra interessi russi e statunitensi e cosi via,ma ciò sarebbe meglio trattarlo altrove. C’è da sperare che altre,ennesime guerre ,”umanitarie” o meno,non abbiano inzio,che le rivoluzioni arabe,nonostante le strumentalizzazioni,le infiltrazioni e le manovrature, giungano a termine e con esse arrivino finalmente le realizzazioni di libertà dei popoli mediorientali e africani,cosi come c’è da sperare che ciò avvenga per europei,americani(nord,sud,centro),asiatici ecc,insomma che avvengano vere autodeterminazioni di tutti i popoli. Le decisioni vengono prese dai potenti nei palazzi,ma la storia l’ha fanno i popoli,e sta ai(e a noi parte del popolo/i) popoli,a noi popoli,ora più che mai,decidere i nostri futuri,le nostre sorti,le nostre aspirazioni,i nostri obbiettivi. Sta a noi popoli scegliere se volere o meno la libertà,e se il potere/i la nega/no sta a noi dissentire e riacquistarla,non con il denaro(strumento del potere),ma con l’autodeterminazione,la solidarietà,il rispetto reciproco, il coraggio, in poche parole, con la libertà, la libertà di voler essere liberi.

 



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COMMENTI (1)

Da autores
Inviato il 09 luglio a 19:48
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ma queste cose voi le sapete fare fare?