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Nba Finals: Lakers-Celtics, ancora loro

Creato il 01 giugno 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

kobe-pierceDopo le sfide stellari degli anni ‘80 coi duelli tra Magic Johnson e Larry Bird, e la finale del 2008 vinta dai verdi che hanno potuto conquistare il diciassettesimo titolo, quest’anno saranno ancora Boston e la Los Angeles gialloviola a giocarsi l’anello. Il derby d’America della palla a spicchi vedrà di fronte due squadre che sono cambiate molto rispetto a due anni fa, non solo sul piano del roster, ma soprattutto su quello della maturità e delle motivazioni. Non solo differenze, ma anche affinità con quella finale, che tra le altre cose ha riportato gli ascolti televisivi ai livelli che competono ad una Finals dopo i dati abbastanza negativi degli anni precedenti.
COSA E’ CAMBIATO

I Los Angeles Lakers hanno acquisito maggior consapevolezza e forza mentale, tutto grazie al titolo dello scorso anno. Nel 2008 erano giunti all’atto finale con un gruppo giovane e per certi versi inesperto, eccezion fatta per Kobe Bryant, Fisher e coach Jackson. Infatti a deludere fu il supporting cast, con Pau Gasol impaurito di fronte alla fame del feroce Kevin Garnett, Lamar Odom fin troppo a corrente alternata, soprattutto nei momenti chiave, Trevor Ariza a mezzo servizio ed Andrew Bynum costretto ai box. In quella squadra c’era anche il cadetto spaziale Vlado Radmanovic, fatto a pezzi dal difficile accoppiamento con Paul Pierce, un uomo solo al comando di quei Celtics.
Questi Lakers invece sono campioni, giocano come una macchina perfetta. L’anello ha permesso il salto di qualità in termine di maturità, soprattutto a Gasol e Odom, che Bryant a parte, sono i veri uomini decisivi della squadra. In più Bynum ci sarà, e sarà una presenza ingombrante per Perkins e soci. Occhio anche al fattore Artest, uscito dalla serie coi Suns al settimo cielo. Poi ci sono gli altri, Jordan Farmar e Shannon Brown soprattutto, il cui impatto non può essere sottovalutato.

Anche i Boston Celtics sono cambiati, e molto. Hanno puntato su un roster pronto a vincere subito, in cui chiunque possa essere chiamato, sia decisivo anche per una manciata di possessi. Logico che peseranno le assenze di James Posey, Eddie House e Leon Powe, gli attori non protagonisti di quelle Finals 2008. Posey fu determinante in marcatura su Odom, e poi come “4” tattico nel quintetto con Garnett da centro; House fu decisivo con le sue triple, a maggior ragione al posto di un Rondo acciaccato e impreparato a quel palcoscenico; e poi Powe, match winner in gara 2 e poi sempre pronto alle chiamate di Rivers, anche da centro quando Perkins aveva problemi di falli.

Il GM Danny Ainge si è però mosso bene sul mercato, puntando su veterani con impatto: il posto di Posey l’ha preso Rasheed Wallace, che dopo il riposo in regular season, nei playoffs ha spiegato pallacanestro, soprattutto in difesa contro Dwight Howard, mandato fuori di testa dal professor Sheed; Leon Powe è stato rimpiazzato da Glen Davis: l’ex LSU è cresciuto in maniera esponenziale, soprattutto dopo gli splendidi playoffs 2009 in contumacia Garnett. Davis è il primo cambio dei lunghi, ha energia, voglia, ma soprattutto una tecnica che Powe non aveva. E poi c’è “Gigi la Trottola”, Nate Robinson, un candelotto di dinamite che può dominare qualsiasi partita, e che non si emozionerà certo per una finale. La cosa che più è cambiata però è Rajon Rondo. È il motivo per cui si parla di Big Four e non più di Big Three, è l’x-factor dei verdi. Dominante, in tutti i sensi, sui due lati del campo. Diabolico, a volte incomprensibile, pazzo, ma assolutamente immarcabile, soprattutto per Fisher.

COSA NON E’ CAMBIATO

I Lakers ripartono da Kobe, il Jordan del nuovo millennio, coach Jackson, alla caccia dell’undicesimo titolo, e il venerabile maestro Fisher. Kobe vuole il “Repeat”, deve raggiungere i sei titoli di Michael, ed è a -2. Loro non sono cambiati, sono le colonne gialloviola, che non deluderanno nemmeno in questa occasione.
I Celtics puntano sui Big Three, coach Rivers e la difesa di Thibodeau. Allen, Pierce e Garnett sono una garanzia, vincolati dal patto “ubuntu”. Non credo che dopo il titolo 2008 la loro fame si sia affievolita, anzi. Probabilmente ci sarebbero arrivati anche l’anno scorso senza il ko di KG. E poi coach Rivers, che sta pensando all’addio per stare vicino alla famiglia, vuole lasciare con un altro anello. Così come il defensive coordinator Thibodeau, attratto dalle sirene di altre franchigie per fare l’head coach.

Certo è che le Finals 2010 non deluderanno: Celtics-Lakers sono una garanzia!


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