Probabilmente il mediatore Cohen, ma soprattutto il messaggio mandato dal presidente Barack Obama, sono stati quella spinta necessaria affinchè le fazioni deponessero le armi e cominciassero a ragionare per il bene comune. Visto che, cancellare altre due settimane di partite, sarebbe stata una perdita, economica ma non solo, enorme.
“Penso che ci stiamo avvicinando, la distanza che ci divide dall’accordo si è ridotta. E’ solo una questione di come la Nba recepisce le nostre mosse e se vogliono concludere la trattativa o meno“.
Anche il commisioner David Stern si è espresso al termine della riunione di ieri:
“Non ci sono garanzie che concluderemo l’accordo, ma abbiamo intenzione di dare un segnale importante domani (oggi, ndr). Penso che Billy e i negoziatori del sindacato condividano il mio pensiero“.
Oggi sarà dunque la giornata decisiva ed è l’ultimo appello affinchè si possa avere ancora una stagione da 82 partite. I segnali sono positivi e incoraggianti (sembra che l’Nba abbia già chiesto che le arene si rendano disponibili fino al termine di aprile per una regular season inoltrata) ma ci sono ancora delle nubi minacciose che lasciano qualche dubbio, anche perchè i soldi in ballo sono tanti e, a differenza di Billy Hunter, Derek Fisher è un osso molto più duro da spolpare.