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Né Neoliberalismo, né Kemalismo

Creato il 10 luglio 2013 da Istanbulavrupa

Né Neoliberalismo, né KemalismoMi sono imbattuto in un articolo illuminante per illustrare alcuni meccanismi di disinformazione su quanto avvenuto nelle ultime settimane in Turchia.

Da una parte, l’autore dimostra di conoscere bene la realtà politica della Turchia (dopotutto è un ricercatore di post-dottorato, immagino sociologo):

al contrario di una stampa occidentale ansiosa di cavalcare l’onda dell’idea, dalle forti connotazioni orientalistiche, di un popolo che si ribella all’ennesimo dittatore del mondo musulmano, la protesta di Gezi Parkı non ha mai veramente ambito alla caduta del governo di Recep Tayyip Erdoğan. Quest’ultimo ed il suo partito guidano saldamente il paese dal 2002 e alle ultime elezioni politiche del 2011 hanno democraticamente ottenuto quasi il 50% dei voti. Inoltre, i principali organizzatori della protesta erano e sono ben consapevoli del fatto che al momento non c’è una vera alternativa politica all’AKP.

Dall’altra, interpreta la realtà sulla base di evidenti filtri ideologici tipici del movimentismo no-global e anti-capitalista (filtri comuni a molti dei manifestanti/testimoni a cui i media italiani hanno offerto spazio e sponde):

Innanzitutto, ed alla base dell’occupazione del parco, c’era l’opposizione da parte di intellettuali, architetti, artisti e gruppi della sinistra ai progetti di rinnovamento urbano, che hanno determinato l’esproprio di centinaia di famiglie da alcuni importanti quartieri della città (uno su tutti Tarlabaşı, proprio a ridosso di Taksim) per costruirvi appartamenti e centri commerciali (AVM) destinati alle classi abbienti. Al fine di dare spazio a questi nuovi luoghi del consumo non si è esitato a chiudere posti simbolici, come il famoso cinema Emek e la storica pasticceria İnce, per far posto all’ennesimo AVM lungo strada dell’Indipendenza (Istiklal caddesi), la principale via della città che sale fino a Taksim.

L’ideologia è nemica dei fatti: non ci sono stati espropri (sinceramente non so se ce ne sono stati di occasionali), perché parliamo – in quartieri profondamente degradati: se non si esplicita, chi legge è fuorviato – di occupazioni senza titoli di proprietà; Inci ha riaperto, il cinema – secondo quanto dichiarato – verrà riaperto al piano superiore dello stesso edificio. “Nuovi luoghi del consumo”, già! E cosa c’è di male nell’essere “abbienti”? Ma siamo ancora – nel XXI secolo – all’odio di “classe”? Niente: i danni che certe ideologie sconfitte dalla storia continuano a fare su persone anche intelligenti sono devastanti!

Se da un lato, nel medio termine, uno degli obbiettivi sarà probabilmente quello di organizzarsi in una nuova forza partitica, dall’altro i rappresentanti di occupyGezi sembrano essere consapevoli del fatto che la vera resistenza che essi stessi invocano nei loro slogans può mantenere la sua vitalità solo se sarà in grado di dar voce ad un cambiamento culturale che porti un pensiero politico nuovo, fresco, che sia definitivamente in grado di superare le diffidenze di lungo corso fra “laici” e “religiosi”, estremisti di destra e di sinistra, nazionalisti turchi e curdi, che ancora ostacolano lo sviluppo di una forma matura di democrazia nel paese.

L’anti-capitalismo è quindi un “pensiero politico nuovo e fresco”? No ai ponti, no agli aeroporti, no al nucleare, no alle dighe, no praticamente a tutto è qualcosa di nuovo… o forse un pensiero politico fortemente anti-moderno? E senza elettricità, twitter come lo fai funzionare?

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