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Lucca, 25 luglio 2013
Rock'n'roll will never die. Almeno non fino a che avremo Neil Young e i Crazy Horse. Dopo i torridi show dei Black Crowes, solo il quartetto del canadese poteva alzare l'asticella.
L'attesa è febbrile, e l'ingresso della band non delude nessuno: Neil ha carisma da vendere, vederlo salire sul palco è come vedere il Papa, in un istante riempie tutto lo spazio, tutto il campo visivo, tutto il campo uditivo. Appena arrivato, per tutto il pubblico c'è solo lui ed il suo Cavallo Pazzo.
L'inizio con Love And Only Love (un classico della formazione da Ragged Glory) è un terremoto, un bis al primo pezzo dello show. Nella mia esperienza ricordo solo un altro show che partiva con una tale deflagrazione: quello di Springsteen ed i suoi E-streeters a San Siro 1985 per il Born In The USA Tour. La band è compatta, al punto di suonare proprio vicino vicini guardandosi negli occhi l'un l'altro, ed al massimo della forma. La voce di Neil non è mai stata così calda e profonda, e la sua chitarra è quanto di più originale si trova oggi sulla scena.
Love And Only Love sintetizza già tutto il furore dello show. Un grande rock & roll psichedelico, con il suono degli strumenti che viene raccolto direttamente dai microfoni dai loro amplificatori, che rende il suono assolutamente vibrante, presente, reale, distorto ma a fuoco. Il motore di un treno, uno di quei lunghi Santa Fe che attraversano rombando gli States da costa a costa, un ritmo che non molla, canzoni che riempiono tutto lo spazio e ci fanno vibrare in sintonia. Canzoni che vivono di vita propria, si dilatano, scendono e riprendono, non finiscono mai ogni volta risorte da un coro, un ritornello, un assolo. Chitarre in eco che vibrano per mezz'ora dopo essere state solo sfiorate. Alla fine della lunga Love And Only Love siamo già tutti in volo, nel trip dei Crazy Horse, la nostra anima si è staccata da terra e ogni ascoltatore è idealmente sul palco, a suonare una Gibson, una racchetta da tennis, una scopa con Poncho Sampedro e Young. I Crazy Horse dal vivo sono meglio di ogni disco che abbiamo ascoltato: meglio di Psychedelic Pills, meglio di Weld.
L'alternanza dei brani è quasi inavvertita, da Powderfinger (Rust Never Sleep) a Psychedelic Pill. Sarà Walk Like a Giant, dall'ultimo album, a dare fuoco al motore del secondo stadio. Quando Sampedro inizia a fischiettare nel microfono e Young a pestare sulla Gibson la melodia della sua nuova Like A Hurricane, non siamo più sospesi nel cielo ma saliamo sulla loro astronave per l'universo.
"Un tempo camminavo come un gigante sulla terra, ora mi sento come una foglia portata dal vento / io e i miei amici volevamo cambiare il mondo, renderlo migliore / ma poi il tempo è cambiato e mi si è spezzato il cuore / ma quando penso a quanto ci siamo andati vicini, voglio camminare come un gigante sulla terra…"
Il brano cresce e cresce fino ad un finale tempestoso, fra un apocalisse di suoni e di vento, un happening sonoro che ci sospende il respiro, fino ad un dopo la tempesta composta da un caldo e liturgico soul a quattro voci intitolato Hole In The Sky.
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Avrebbe potuto essere il finale di un grande show. Ed in effetti il set cambia. Talbot, Molina e Sampedro escono e lasciano il canadese solo sul palco con la chitarra per un set acustico. Neil Young straripa di personalità e mentre canta Red Sun da Silver & Gold è evidente che potremmo ascoltare un suo show acustico in religioso silenzio dimenticandoci persino di respirare. Però penso a come sarebbe se facesse Heart Of Gold. Ed il secondo brano è "I want to live, I want to give, I've been a miner for a heart of gold…" Non vado ai concerti per far del karaoke, ma sono in paradiso. E ci resto quando attacca Human Highway da Comes A Time: "…sono sceso da una montagna nebbiosa e mi sono perso sull'autostrada umana…". Cosa potrebbe mai fare ora? Ah già, Blowin' In The Wind, e senza un briciolo di retorica, semplicemente come il più sincero ed ottimistico inno di una generazione che ancora crede in un mondo migliore, un mondo a misura d'uomo. Il set acustico non è finito: Neil raggiunge un pianoforte verticale per cantarci un pezzo nuovo molto dolce, Singer Without A Song.
Quando anche questo set si chiude mi pare di aver già assistito a due diversi concerti questa sera, e non posso fare a meno di pensare che sono fra i migliori a cui ho testimoniato in vita mia, assieme a non più di un pugno di momenti memorabili del mio passato.
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Cosa potrebbero mai darci ancora i Crazy Horse nella parte di show che evidentemente deve ancora arrivare? Penso a un greatest hits, ma non è nelle corde della band. Arrivano la recente Ramada Inn, il classico Cinnamon Girl dal primo album con la band, Fuckin’ Up da Ragged Glory, la ballata di Surfer Joe and Moe the Sleaze da Re-ac-tor ed in chiusura la vecchia Mr. Soul dei Buffalo Springfield (ma che i Crazy Horse avevano suonato su Trans) che tanto picchia che pare I Can't Get No Satisfaction, che prendo come un omaggio personale. In questa ultima parte dello show Young ha ipnotizzato il pubblico con la sua incantevole chitarra solista.
Il bis è semplicemente perfetto: Roll Another Number (For the Road) da Tonight's The Night, seguito da una Everybody Knows This Is Nowhere che chiude il ciclo della band. Young ed i suoi pirati sono vistosamente felici e pieni di energia, e solo un velo di malinconia scende sulle parole con cui ringrazia il pubblico e gli da appuntamento ad una prossima occasione.
Dopo Dave Matthews e Tom Petty, Lucca ha una volta di più rinnovato la sua magia.
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Love and Only Love
Powderfinger
Psychedelic Pill
Walk Like a Giant > Hole in the Sky
Red Sun
Heart of Gold
Human Highway
Blowin’ in the Wind
Singer Without a Song
Ramada Inn
Cinnamon Girl
Fuckin’ Up
Surfer Joe and Moe the Sleaze
Mr. Soul
bis:
Roll Another Number (For the Road)
Everybody Knows This Is Nowhere
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