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Nel Caucaso russo i nemici si eliminano anche con operazioni antiterroristiche su commissione

Creato il 04 settembre 2012 da Matteo
Il nemico alle porte saldate
L'operazione speciale è un metodo alla moda di regolare i conti nel Caucaso. Abbiamo chiarito come assicurare la partenza degli agenti dei corpi speciali dello FSB [1] per la liquidazione di un nemico personale con la piena garanzia dell'anonimato del "mandante"
02.09.2012
Nella sera invernale del 29 febbraio 2012 dal territorio di Stavropol' [2] entrò a Nal'čik, capitale della Kabardino-Balkaria, una colonna di BTR [3] con agenti dei corpi speciali. Questi si mossero in uno dei quartieri centrali della città, direttamente verso un ben preciso condominio a 9 piani in via Golovko. Gli abitanti del condominio erano già a dormire quando nei loro appartamenti prese a irrompere la polizia e a spingerli in strada. Risultò che nel quartiere era stato introdotto il regime di operazione antiterroristica, i reparti di polizia già accerchiavano i cortili adiacenti, lasciando dentro al cordone il posto per il "lavoro" degli agenti dei corpi speciali. I BTR circondarono il condominio, lungo il perimetro installarono potenti proiettori e i tiratori scelti presero posizione.
Nal'čik, via Golovko 3. Il capitano di polizia Ruslan Rachaev, per cui si era raccolta una tale moltitudine di rispettabili persone con giubbotti antiproiettile, a quell'ora giaceva pacificamente sul divano e guardava la televisione in un appartamento al 6° piano. Senti suoni sordi, nella stanza prese a filtrare un odore acre di metallo. Rachaev saltò giù dal divano e si gettò nel corridoio, ma lo spioncino della porta d'ingresso era già incollato, solo un sibilo malefico parlava della presenza di qualcuno da quella parte.

Afferrò la maniglia, qui notò che l'angolo in alto a sinistra della porta si stava fondendo al calor rosso e capì: lo stavano "saldando".

Informazioni della "Novaja gazeta"

La pratica di saldare le porte metalliche degli appartamenti dove si nascondono i supposti terroristi è il "marchio di fabbrica" degli agenti delle strutture armate che lavorano in Kabardino-Balkaria (a differenza, per esempio, del Daghestan, dove le porte sono bloccate con sacchi di sabbia). Lo si fa per privare gli "assediati" della possibilità di arrendersi. Il "marchio di fabbrica" ha una storia pluriennale, anche se la sua presenza è negata categoricamente dagli agenti delle strutture armate. Il primo caso noto del genere si verificò nella KBR [4] già nel febbraio 2005, quando a Nal'čik liquidarono i membri del "jama'at [5] Jarmuk". Oltre a tre uomini furono uccise quattro donne, tra cui anche la 19enne Olesja Trunova che era incinta. Arkadij Edelev, che in quel momento era a capo del quartier generale operativo per lo svolgimento dell'operazione antiterroristica nel Caucaso del Nord, dichiarò: "Per lungo tempo si sono svolte trattative, ma si sono rifiutati di arrendersi". Lo scandalo fu attribuito ad "attivisti per i diritti umani isterici" e continuarono la pratica della "saldatura" con successo.
La vita dall'altra parte della porta si contrassegnava più distintamente: si fece udibile il calpestio di scarponi militari sui gradini dell'ingresso del condominio.
– Allontanati dalla porta e stai calmo, – a Rachaev giunse una voce sconosciuta.
– Non sono nuovo negli organi [6], – mi ha spiegato più tardi Rachaev, – lo so: se "saldano", sei finito… Così eliminano i "terroristi".
Questi gridò che smettessero di fondere la porta, che non era un militante e che non aveva nessun rapporto con loro: "E' un errore, parlate con me, fatemi uscire!"
– E' tutto a posto. Allontanati e la facciamo esplodere, – ripeteva meccanicamente una voce. – Allontanati dalla porta, allontanati, allontanati.
…Il trentaquattrenne capitano della polizia del ministero degli Interni della Federazione Russa Ruslan Rachaev lasciò il posto di capo della polizia investigativa della città di Čerkessk [7] nell'ottobre dello scorso anno. Fuggì. Nell'ufficio di Ruslan il 7 ottobre morì per le percosse un arrestato di cognome Džankezov. Il defunto in vita era stato un piccolo farabutto e una personalità asociale, gli agenti investigativi lo portarono nell'ufficio di Rachaev già fortemente pestato un'ora prima della sua morte, dopo aver fatto un "lavoro" preliminare con lui di notte.
Rachaev, come poliziotto rispondente a tutti i requisiti, inizialmente si gettò a coprire i propri sottoposti. Fece deposizioni dicendo che Džankezov era ubriaco, che era caduto a terra perché non stava in piedi e riportò simili assurdità, che aiutarono ad attribuire la morte dell'arrestato a un concorso di circostanze.
Passò un giorno, poi un altro, i suoi sottoposti non comparvero al lavoro e non risposero al telefono. E Rachaev percepì che i suoi lo stavano tradendo. Tre giorni dopo gli agenti investigativi si fecero vivi con l'inquirente e fecero deposizioni contro Rachaev, che, secondo loro, "aveva pestato a morte un bomž [8]" direttamente nel suo ufficio. Ma Rachaev ancora non poteva credere a un tale tradimento e aspettò comunque che gli inquirenti facessero luce. Ma quando il 15 ottobre nelle notizie serali del Primo Canale vide la propria fotografia con il commento "Ha picchiato a morte un arrestato" le ultime illusioni scomparvero.
Nal'čik, via Golovko 3. Rachaev guardò dalla finestra. Il condominio era circondato da un fitto cordone: apparecchiature da guerra, maschere, tute mimetiche… Mentre si agitava nell'appartamento saldato, le agenzie di informazioni comunicavano: "A Nal'čik in via Golovko va avanti un'operazione speciale per la liquidazione di membri di una NVF [9]". Tali comunicati arrivano a decine dal Caucaso ogni settimana e al 99% finiscono nello stesso modo: "si è rifiutato di fare trattative", "è stato eliminato dal fuoco di risposta", "è stato liquidato" – cambiano solo i cognomi e le date di nascita degli uccisi. Secchi e dello stesso tipo, questi comunicati sono chiamati a testimoniare la lotta dello stato con il terrore.

Rachaev sapeva: dopo che avranno saldato la porta, il capo dell'operazione speciale sceglierà una delle varianti di blitz: sparare su di lui insieme all'appartamento con un lanciagranate, "prendere" tiratori scelti oppure perforare il pavimento dei vicini dall'alto per lanciare granate. Di simili condomini dai molti appartamenti con finestre e talvolta intere campate bruciate in tutto il Caucaso del Nord ce ne sono centinaia. Ora nell'arsenale di combattimento dei tutori dell'ordine sono comparse speciali ganasce per le porte, si comprano ufficialmente, si stanziano soldi pubblici per questo, ma gli agenti dei corpi speciali preferiscono operare "all'antica".

Il curriculum da combattente di Rachaev

Dopo il servizio sul Primo Canale Rachaev capì che l'avevano tradito i "suoi". Tra l'altro non solo gli agenti investigativi, il Primo Canale attingeva da fonti più importanti. E la cosa più importante: questi aveva considerato male pensando che a Čerkessk fosse uno di loro. Risultò che era il più estraneo – per il suo posto c'erano già pretendenti.
Lo stesso Ruslan è un balcaro, ma non aveva potuto lavorare nella repubblica nativa. In Kabardino-Balkaria a ogni uomo adulto presto o tardi fanno una domanda: "Cosa facevi il 13 ottobre 2005?" Questo è il giorno dell'assalto dei militanti alle strutture armate della KBR a Nal'čik. Il giorno della guerra civile: le larghe strade del luogo di villeggiatura furono disseminate dei cadaveri di quelli che ancora il giorno prima erano parenti, amici, compagni di classe, vicini. La vita si suddivise in "prima" e "dopo" e la gente in vittime e carnefici.
Nel 2005 Ruslan Rachaev serviva come agente investigativo in una delle sezioni cittadine per gli Affari Interni [10]. Partecipò ai "fatti", uccise quattro assalitori, ricevette da Putin una medaglia "Per la distinzione nella difesa dell'ordine pubblico" di cui raccontò alla Corte Suprema della Kabardino-Balkaria al processo per il "13 ottobre" (che continua ancora). A differenza della schiacciante maggioranza degli agenti del ministero degli Interni, che in tribunale perfino nelle stanze oscure preferiscono rispondere tutto d'un fiato con voce alterata tutto d'un fiato: "Non ho visto, non ho sparato, non ricordo", Rachaev rifiutò il programma di protezione dei testimoni, andò apertamente in tribunale e raccontò tutto com'era stato. Spiegò che non l'aveva fatto per coraggio, ma perché non sentiva dietro di se lo strascico abituale degli agenti delle strutture armate locali: non torturava gli arrestati.
Ma in Kabardino-Balkaria non salva neanche una circostanza del genere. Molti di quelli che erano accanto a Rachaev sulle stesse posizioni il 13 ottobre a Nal'čik erano già morti, gli sparano i "civili". Rachaev si trasferì in Karačaj-Circassia come agente investigativo e qualche anno dopo a Pjatigorsk [11], alla direzione per la sicurezza interna del ministero degli Interni per lo SKFO [12]. L'una e l'altra decisione risultarono cattive.

Andandosene alla direzione per la sicurezza interne, uscì dalla realtà conosciuta e per la sua ex gente divenne uno "spione". E giunse di nuovo a Čerkessk come un completo estraneo. L'8 settembre 2011 Rachaev accedette al compito di capo della polizia investigativa di Čerkessk e il giorno 7 ottobre nel suo ufficio morì una persona. Era passato esattamente un mese.
Nal'čik, via Golovko 3. Rachaev guardò dalla finestra e gli sembrò di notare la silhouette di sua zia.
– Correvo intorno all'accerchiamento, – ricorda la zia di Rachaev Lidija e gli occhi le si riempiono di lacrime. – Cercai di fermarli, gridai: "Fatemi passare, là c'è mio nipote, non è armato, è semplicemente finito in una situazione difficile". Chiesi, singhiozzai, ma la gente mascherata mi guardava di traverso con occhi vitrei, mi prendevano rozzamente per i gomiti e mi spingevano via, caddi a terra, mi alzai di nuovo, piansi, caddi di nuovo, mi alzai di nuovo e supplicai, supplicai, supplicai…
In quel momento Rachaev si agitava per l'appartamento, il suo cervello era trapanato da un pensiero: "Solo non bruciare vivo. Solo non bruciare". Si avvicinò alla finestra, spostò le cortine.
– Fermate il blitz. Altrimenti salto dalla finestra, – gridò alla cornetta del telefono.
– Allontanati dalla finestra e spegni la luce, – ordinarono in risposta.

Il cumulo di leucociti

La storia che vi racconto non riguarda il fatto se il capitano di polizia Ruslan Rachaev sia colpevole o no della morte dell'arrestato Džankezov. Seguo da tempo le operazioni speciali nel Caucaso del Nord e proprio queste, come fenomeno stabile nella vita della regione, mi interessano. Cosa si nasconde dietro questa definizione stinta? Qual è la loro efficacia nella lotta con il terrorismo?

Per ricevere risposte a queste domande mi è toccato anche occuparmi del caso Rachaev.
Dai materiali del caso consegue che nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2011 alle 00.31 nel centro di Čerkessk arrestarono "un pluripregiudicato, sospettato di aver compiuto una serie di furti in appartamenti", il 47enne Dachir Džankezov. Tuttavia, invece che alla sezione cittadina, dove ci sono le telecamere di videosorveglianza, gli agenti investigativi portarono Džankezov in un posto di polizia di sostegno sito in una scuola alla periferia di Čerkessk, dove "lavorarono" con lui fino al mattino. Da là lo portarono in tribunale per la formalizzazione dell'arresto e in seguito alla sezione cittadina alle 12.15. Secondo il protocollo sulla consegna alla sezioni cittadina per gli Affari Interni, Džankezov era già stato picchiato: "Volto rosso, sangue seccato sulle labbra, un ematoma sotto un occhio"… Alle 13.12 nell'ufficio di Rachaev l'uomo morì.
Nell'esame del medico legale sul cadavere è indicato: "Numerose fratture di costole a sinistra e a destra. Lesioni al cuore e ai polmoni. Totale frattura dello sterno complicata da uno shock traumatico. Numerosi lividi ai padiglioni auricolari, al tronco, alle estremità superiori e inferiori. Escoriazioni nella regione della tempia". Il malmenato Dachir Džankezov aveva 18 fratture in 10 costole e gli organi interni lesionati. Ma allora nessuno lo sapeva.
Tre giorni dopo la morte di Džankezov i sottoposti giunsero dall'inquirente e da testimone il capo Rachaev divenne imputato. Gli ispettori Kapušev e Tazartukov e gli agenti investigativi Bajkulov, Tamov, Bidžiev e Bratov, che per tutta la notte avevano "lavorato" con l'arrestato, come un sol uomo affermarono: facevano la guardia a Džankezov finché non smaltisse l'ubriacatura, "guardavano come dormiva sulla sedia" e al mattino "il capo si gettò su di lui e pestò il bomž nell'ufficio".
"Nessuno di noi avrebbe potuto neanche pensare una cosa del genere", – scosse la testa Artur Bajkulov durante l'interrogatorio.
Capendo che la cosa aveva preso una svolta molto brutta, Rachaev decise di nascondersi in patria nell'appartamento di conoscenti. In tutto questo tempo tenne contatti con quei colleghi di cui si fidava e tramite persone fidate raccolse documenti per difendersi dalle accuse. Uno degli avvocati di 
Rachaev afferma che i poliziotti circassi si misero sulle sue tracce mettendo sotto controllo i telefoni dei suoi parenti.
Nonostante centinaia di pagine di procedimento penale, ora il destino di Rachaev dipende totalmente da un processo fisiologico che in medicina chiamano "cumulo di leucociti".
Un po' di teoria. Nell'organismo umano i leucociti, le cellule sanguigne bianche, svolgono il ruolo di "medici". Dopo che si è ricevuto un qualsiasi trauma i leucociti circondano la parte colpita e la "curano". Questo processo prende un determinato tempo. I leucociti cominciano a comparire come minimo 30 minuti dopo un trauma, in seguito il loro numero aumenta e qualche tempo dopo si forma il cosiddetto cumulo di leucociti. Si forma non meno di 4-6 ore, ma secondo altri dati anche più tardi, 6-8 ore dopo che si è ricevuto un trauma.
La prova più importante nel procedimento penale contro Rachaev sono i dati dell'esame del medico legale al momento dell'autopsia sul cadavere. Ora di questi esami nel procedimento penale ce ne sono tre. Il materiale per il primo fu preso dall'esperto Rašid Čočaev circa 2 ore dopo la morte di Džankezov. I risultati testimoniano: nell'organismo dell'ucciso al momento della morte si era già formato un cumulo di leucociti, cioè Džankezov ricevette tutti i traumi mortali mentre gli agenti investigativi "sorvegliavano il suo sonno". Ma il problema sta nel fatto che i risultati di questo esame furono pronti solo il 25 novembre, quasi due mesi dopo la morte di Džankezov. A quel tempo il procedimento penale contro Rachaev era già "pronto": gli agenti investigativi avevano fatto le deposizioni e si erano trovati anche altri testimoni. Ma quando giunsero i risultati dell'esame del medico legale divenne evidente che il caso crollava. Perciò l'inquirente ordinò un secondo esame all'ufficio di Krasnodar [13]. Gli esperti di medicina legale Šilonosov, Lymar', Lanina e Lijasov esumarono il cadavere di Džankezov, scrissero 24 pagine, ma non notarono la presenza di un cumulo di leucociti. "La distanza temporale delle contusioni ricevute da Džankezov è da 1 a 3 ore prima del momento della morte", – affermarono.

La difesa di Rachaev ha impugnato l'esame, indicando la sua evidente falsificazione. L'inquirente ne ha ordinato un altro in un'organizzazione "amica" dell'ufficio di Krasnodar – l'ufficio di esami di medicina legale della regione di Rostov sul Don [14]. Là gli esperti Pogosjan, Usačëv e Kovalëv hanno scritto già 48 e hanno perfino notato "l'inizio della formazione di un cumulo di leucociti", ma in conclusione affermano come in precedenza: "la distanza temporale delle contusioni è fino a circa 4 ore. Non è esclusa una distanza temporale della causa di contusioni entro il margine di 1 ora".

Mi sono rivolta al capo della filiale di un laboratorio indipendente di esami di medicina legale a Pjatigorsk Evgenij Nikolaev, uno dei più esperti e intransigenti lottatori con la falsificazione di documenti di medicina legale. Ecco cosa mi ha detto dopo aver studiato l'esame: "La distanza temporale del trauma causato a Džankezov non è inferiore a 4-6 ore – e non avrebbe potuto essere causato da Ruslan Rachaev. Pare che gli altri esami siano stati designati solo per screditare il primo, cosa che i colleghi di Krasnodar e di Rostov sul Don hanno fatto in modo splendido".
Nal'čik, via Golovko 3. Ruslan Rachaev si fece tranquillizzare Tutte le sue speranze erano legate al telefono. La scuola di polizia, una quindicina d'anni negli organi, centinaia di colleghi, decorazioni – tutto questo significava qualcosa in quel momento?

"Da terra" i parenti cercavano di prevenire l'omicidio.
– A tutte le nostre richieste di fermare l'operazione speciale ministri e colonnelli riattaccavano, — dice la sorella di Rachaev Amina: "Non so niente. Là eliminano dei wahhabiti [15]".
Ruslan sentì che cominciavano a perforare il soffitto.
– Prima di saltare dalla finestra telefonai a mia madre per dirle addio. Mi uccideranno come un militante… La sensazione di essere già nella tomba mi prendeva la testa…

La tecnologia della "commissione"

Ora sulla cosa più importante.
Il servizio nella polizia nel Caucaso è troppo attraente da vari punti di vista. Qui hai soldi, potere e un mandato di fatto per usare la violenza. Il servizio nella polizia nel Caucaso è intrecciata alla continua partecipazione a intrighi.
Rachaev, chiaramente, aveva anche nemici e persone che lo invidiavano.
Le voci sul fatto che una persona si può "commissionare" come militante girano per il Caucaso già da tempo. Ma solo a livello locale: non ti piace un partner d'affari? Una vicina ti ha stufato? – telefona alla polizia e dici che sai dove si nascondono i membri di una NVF. Al "nemico" sarà garantita qualche ora spiacevole e da lui sarà ottenuta una grossa bustarella perché lo lascino in pace e questo nel migliore dei casi. E' risultato che allo stesso modo si possono utilizzare con successo anche i federali: il capitano di polizia del ministero degli Interni russo Ruslan Rachaev è stato "commissionato" come militante.

Delle operazioni speciali per l'"eliminazione di membri di NVF" si occupano direttamente due strutture: il ministero degli Interni e lo FSB. Oggi fanno tutto il "lavoro sporco" gli agenti dei corpi speciali, la polizia fa solo l'accerchiamento. Nella KBR di questo si occupa il SOBR-1 [16], che è sottoposto direttamente al capo del ministero degli Interni per lo SKFO, ma questo "è così, fanteria, – mi ha detto un agente dei corpi speciali, – ragazzi a richiesta [17]". Su Rachaev ha lavorato "gente pesante" – gli agenti dei corpi speciali dello FSB russo di stanza a Essentuki [18]. Questa è "merce" che si vende a pezzi ed è altamente qualificata. Ogni uscita dell'"élite" è formalizzata con una domanda sotto cui sta il cognome di qualcuno, questa è concordata con il quartier generale operativo della repubblica e con i capi dello FSB. Gli agenti dei corpi speciali vanno "all'indirizzo" sapendo già in strada dove e "su chi". Trattative e udienze non rientrano tra i loro compiti: venni, vidi, eliminai.
La "domanda" è formata sulla base dei dati investigativi raccolti dal Centro per la Lotta all'Estremismo del ministero degli Interni (CPĖ[19]) – proprio questa sede in ogni repubblica recluta gli agenti e lavora su "quelli dei boschi", – o da fonti investigative parallele dello FSB. Secondo le mie notizie, la "domanda" per via Golovko 3 giunse dal CPĖ della Karačaj-Circassia.
Ho conversato con molti agenti attivi sia dello FSB, sia del ministero degli Interni, cercando di venire a sapere in che modo si verifichi la credibilità delle informazioni al momento dello svolgimento di un'operazione speciale, poiché i dati investigativi (a dirla più semplicemente, le informazioni degli spioni) sono sempre tenute segrete. Da conversazioni di molte ore ho tratto una conclusione: nessuno verifica la credibilità delle informazioni.
– Formalmente la responsabilità di un errore è di chi ha fatto la "domanda", – mi ha spiegato uno degli agenti. – Ma dopo la fine del "lavoro" si svolgerà una verifica interna solo nel caso in cui sia morto qualcuno degli agenti, in tutti gli altri casi non indagheranno neanche. La lotta con il terrorismo giustifica tutto.
Nal'čik, via Golovko 3. La perforazione dall'alto cessò. Si fece silenzio.

Ruslan telefonò ad uno dei suoi parenti che erano giù. Questo disse: "Vogliono parlare con te". Il capo dell'operazione speciale prese la cornetta.
A Ruslan sembrò che il blitz fosse durato due-tre ore, anche se probabilmente durò assai meno. Provo solo a indovinare chi dei conoscenti altolocati di Ruslan seppe fermare l'omicidio. Né i parenti, né lo stesso Ruslan diranno mai questo nome a nessuno, perlomeno nei prossimi tempi.
…Rachaev fu portato via dall'appartamento dai pompieri: gli alzarono una scala al 6° piano – dissigillare la porta saldata era impossibile. Gli agenti delle strutture armate circondarono il capitano sceso dal cielo in terra. E poi, trascinatolo nell'ingresso del condominio, lo picchiarono in testa con gli scarponi – "per impaurirlo". "Gioisci, oggi è il giorno della tua seconda nascita. Per la prima volta andiamo via senza un cadavere", – si complimentavano gli agenti dei corpi speciali.
P.S.Il giorno dopo l'operazione speciale compiutasi inaspettatamente sul sito ufficiale del comitato inquirente della Repubblica di Karačaj-Circassia comparve un nuovo comunicato: "A Nal'čik è stato arrestato il capo dell'unità investigativa e di ricerca dell'OVD [20] di Čerkessk Ruslan Rachaev, ricercato da sei mesi per omicidio. Il 34enne omicida si nascondeva in un condominio di via Golovko. Gli agenti investigativi, messisi sulle tracce di Rachaev, l'hanno bloccato nel condominio e nel corso di trattative hanno convinto il criminale ad arrendersi". Tuttavia presto è scomparso anche questo comunicato e l'inquirente afferma: "Le circostanze dell'arresto non sono state messe in chiaro dagli inquirenti". E ogni volta in tribunale sul prolungamento dell'arresto di Rachaev i giudici dichiarano: "Rachaev è stato arrestato il 29 febbraio alle ore 21 e 00 minuti nella città di Čerkessk nella repubblica di Karačaj-Circassia".

P.P.S.Adesso Rachaev è nel SIZO [21] di Čerkessk. I suoi avvocati più di una volta hanno fatto istanza per il trasferimento del procedimento penale dalla Karačaj-Circassia al distretto federale del Caucaso del Nord. Tuttavia gli rispondono con un rifiuto. Infatti se il caso passasse dalla repubblica al distretto, toccherebbe risponderne a molti tutori dell'ordine altolocati. Per l'insieme delle accuse Ruslan Rachaev rischia più di 30 anni di colonia penale a regime duro.

Irina Gordienko, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/inquests/54259.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[2] Città della Russia meridionale.
[3] Mezzi blindati russi.
[4] Kabardino-Balkarskaja Respublika (Repubblica di Kabardino-Balkaria).
[5] Comunità islamica, da intendersi qui come "gruppo terroristico islamista".
[6] Gli organi del ministero degli Interni.
[7] Capitale della repubblica autonoma di Karačaj-Circassia.
[8] Dall'abbreviazione di Bez Opredelënnogo MestoŽitel'stvo (Senza Fissa Dimora). Il corsivo è mio.
[9] Nezakonnoe Vooružënnoe Formirovanie (Formazione Armata Illegale).
[10] Cioè in una delle sezioni di polizia.
[11] Città della Russia meridionale.
[12] Severo-Kavkazskij Federal'nyj Okrug (Distretto Federale del Caucaso del Nord).
[13] Città della Russia meridionale.
[14] Città della Russia meridionale.
[15] Seguaci di una setta integralista islamica, da leggersi qui come "terroristi islamici".
[16] Special'nyj Otdel Bystrogo Reagirovanija (Sezione Speciale a Reazione Rapida).
[17] Con quell'espressione si designano i gigolò...
[18] Città della Russia meridionale.
[19] Dalla dicitura russe Centr po Protivodejstviju Ėkstremizmu
[20] Otdel Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), cioè posto di polizia.
[21] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di Custodia Cautelare).

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