Non cessa il flusso di brutte notizie per la libertà di religione, e più in generale per quella di parola, che origina dai paesi islamici.
Pochi giorni fa è giunta la notizia che una cristiana pachistana, Asia Bibi, è stata condannata a morte per blasfemia, per aver detto che Gesù era morto in croce per l'umanità e per aver chiesto cosa avesse fatto Maometto. In un paese rispettoso dei diritti umani, questo sarebbe un normale confronto tra due religioni; in Pakistan no, questa domanda è punibile con la morte.
Ma non finisce qui:
- Malesia: «Boy's pork lunch sparks religious tensions in Malaysia» («Pranzo a base di maiale di un bambino causa tensioni religiose in Malesia»)
- Giordania: «Palestinian held for Facebook criticism of Islam» («Palestinese arrestato per critica dell'Islam su Facebook»)
Bambino fustigato perché mangia maiale
In Malesia, un bambino di dieci anni, Basil Beginda, è stato fustigato per aver portato a scuola come pranzo riso fritto con carne di maiale.
La Malesia è un paese a maggioranza musulmana e per i musulmani è vietato mangiare carne di maiale; non mi è chiaro se esista una legge dello stato malese che proibisca ai musulmani di mangiare maiale, ma di certo non ne esiste una che imponga questa proibizione ai cristiani.
Ma un Paese moderno può imporre per legge di seguire le pratiche di una religione? L'obbligo per legge per un musulmano di non mangiare maiale è compatibile con il diritto a professare la religione che si preferisce? Perché l'ONU non interviene obbligando la Malesia a rimuovere questa legge ingiusta?
L'assurdità di questa legge è ancora più evidente (come se ve ne fosse il bisogno) se si considera che la madre del bambino è cristiana, mentre il padre ha abbandonato pubblicamente l'Islam nel 1999; alcuni esponenti politici musulmani, però, hanno messo in dubbio il fatto che l'abbandono sia avvenuto in maniera burocraticamente corretta, e hanno chiesto al padre di mostrare i documenti che ne attestino l'apostasia. Se questi documenti fossero irregolari, la conversione del padre sarebbe nulla e il bambino, in quanto figlio di un musulmano, sarebbe legalmente un musulmano anche lui...
Ma si può? Si può obbligare per legge un bambino a seguire una religione, fustigandolo se non lo fa? Non è evidente che un atteggiamento del genere fomenta l'estremismo, oltre a non rispettare la libertà di religione?
Come riporta l'articolo linkato:
Mentre il governo si impegna alacremente per produrre l'immagine di una società musulmana moderata, i critici sostengono che vi sia un'onda crescente di radicalismo islamico.Ergastolo per blasfemia
Le tensioni religiose hanno raggiunto l'apice all'inizio di questo anno, quando nove chiese sono state date alle fiamme o vandalizzate in una delle peggiori inondazioni di violenza religiosa del paese.
Le minoranze religiose sono state innervosite da episodi in cui esponenti islamici hanno sottratto corpi di persone non musulmane per seppellirle secondo il rito islamico in base a voci che i defunti erano musulmani, anche quando quelle voci non sono state verificate.
Walid Husayin, un ventiseienne barbiere palestinese figlio di uno studioso musulmano, è stato arrestato e rischia l'ergastolo o la morte per blasfemia.
Avrebbe mantenuto diversi blogs, sia in inglese che in arabo, coi quali intendeva dimostrare che «criticare testi religiosi per la loro debolezza (intellettuale) può essere combattuto solo attraverso ... l'oppressione, la prigione e l'esecuzione».
Nei suoi scritti, Walid affermava che il Dio dell'Islam ha gli attributi di un «beduino primitivo», e che l'Islam è una «fede cieca che cresce e si appropria delle menti delle persone dove c'è irrazionalità e ignoranza». Avrebbe anche creato dei gruppi su Facebook in cui sarcasticamente si dichiarava Dio e ordinava in versi ai suoi adepti di fumare marijuana .
La madre avrebbe scoperto i suoi articoli e avrebbe cancellato l'abbonamento ad Internet, ma Walid avrebbe continuato a scrivere da un internet-café, il cui proprietario, insospettito, l'avrebbe denunciato alla polizia.
Il governo filo-occidentale dell'Autorità Palestinese è tra i governi arabi dell'area più religiosamente liberali; cionondimeno ha una legislazione che colpisce coloro che criticano l'Islam e, a seconda del giudizio del giudice, li condannano a morte o all'ergastolo.
Indifferenza e complicità
Questi eventi ci sembrano distanti, in termini geografici e culturali. Avvengono in altri continenti, coinvolgono fedeli di una religione ancora fondamentalmente a noi aliena, riguardano una cultura profondamente differente dalla nostra.
Ma girare la faccia dall'altra parte è troppo semplice e, soprattutto, poco vantaggioso. La nostra cultura è quella che ha promosso una visione globale dei diritti degli esseri umani, in modo che non solo noi, ma tutte le donne e tutti gli uomini potessero goderne.
Purtroppo anni di missioni militari con scopi politico-economici ma mascherate da interventi "umanitari" ci hanno fatto venire la nausea il solo pensiero di un intervento su paesi esteri a favore del rispetto dei diritti umani. Siamo stati scottati, insomma, e ogni volta che pensiamo ad un intervento in difesa dei diritti delle persone, pensiamo a famigerate "esportazioni della democrazia" di bushiana memoria.
Per fortuna siamo ancora abbastanza sensibili per indignarci di queste smaccate violazioni. E, per fortuna, la pressione dell'opinione pubblica internazionale non è ancora irrilevante. Ma è importante non smettere di indignarsi, è importante continuare a parlarne, è importante ribadire i diritti fondamentali delle persone e criticarne le violazioni.