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Nell’inganno del mondo

Da Sharatan
Nell’inganno del mondo
“Chi cerca la verità
deve una volta nella vita
dubitare di tutto”
(Cartesio - I principi della filosofia)

Posso apparire come un fenomeno paranormale, una donna che vive di fantasie e di nuvole mentali. Per molti potrei sembrare un animale raro per il miscuglio di razionalità e di immagine ideale, inoltre perdo il mio tempo a parlare di un mondo di miti agnelli invece di vedere la società di inumani che mettono le cose per come le vediamo, perciò direi piuttosto male secondo le crisi economiche, ecologiche e di valori ricorrenti.
Allora riprendiamo il filo interrotto dicendo che si, è vero, il mondo è popolato di personaggi che farebbero invidia al peggior film dell’orrore in cui staremmo assai meglio che qui, infatti riconosciamo la finzione cinematografica con la salsa di pomodoro che simula il sangue per suscitare l'orrore mentre, nella realtà del mondo in cui siamo non abbiamo il telecomando per spegnere questo crudele mondo.
Ma bene, lo ammetto, le cose stanno così! E allora ammetto la ragione degli sciamani toltechi che dicono che siamo i maestri dell’arte del creare il mondo che vogliamo avere, infatti siamo noi che creiamo la nostra realtà e che dirigiamo la nostra vita attivamente, poiché gli uomini sono in grado di creare delle meravigliose mitologie che riguardano il mondo, cioè la storia collettiva.
Così noi siamo anche dei maestri in grado di creare delle mitologie personali che interessano la finzioni di noi stessi, e le storie che ci raccontiamo sul mondo. Ma quali verità impersoniamo nella creazione? La realtà in cui viviamo è un sogno che noi pensiamo come reale, perciò noi dormiamo anche quando pensiamo di essere svegli poiché vediamo sola la “cornice del sogno” in cui siamo immersi continuamente.
E' solo se ci illudiamo di essere svegli che nascono i problemi mentre, se sappiamo che stiamo sognando, allora diventiamo consapevoli: è la consapevolezza il limite che salva l’uomo. Tutto ciò che viviamo è solo un sogno, e il sogno che facciamo siamo noi che lo decidiamo, così il sogno immaginato diventa la realtà che decidiamo per noi, e per gli altri.
Siccome gli uomini sono pieni di paure, di guerre, di sofferenze, e di violenza, poiché gli uomini si combattono come predatori feroci, ecco che il sogno che la mente insegue viene popolato di demoni e di predatori feroci: è che noi siamo stati abituati a sognare questo inferno perché per tutta la vita ci insegnano che questo è il sogno vero del mondo.
Secondo i toltechi esiste un sogno individuale che viene ereditato da un sogno più grande, che è quello collettivo ed è il sogno del pianeta, o se vogliamo è l’incubo di paura, e di violenza in cui tutti viviamo sulla terra. Questo sogno ingannatore non possiede altro che il caos e la confusione, ed è chiamato mitote, ma esso non ha nulla a che fare con la realtà che siamo veramente, poiché noi siamo fatti di puro amore e di luce, ma il mitote ci impedisce di vedere tutto questo, e ci tiene incatenati all’incubo.
Gli esseri umani sono dominati dalla paura perché ogni cosa può provocargli dolore, e per limitare il dolore l’umano rinnega sé stesso, e assume una maschera che gli impedisce di valutare la sua essenza naturale. Ci sappiamo creare un racconto di ciò che pensiamo di essere, e poi lo impersoniamo abilmente: ci sappiamo confezionarci un abito mentale che ci butta a pennello, perciò non fa una piega o una grinza.
Noi siamo come crediamo di essere, e non come siamo veramente, infatti tutto il mondo sognato è una finzione, e di questa finzione diventiamo sovrani. Per questo i toltechi dicono che viviamo nel sogno in cui siamo nati e cresciuti, e in una società che ci ha addomesticati come animali da circo usando la sferza o la lusinga, perciò siamo allenati dalla nascita a competere e a guerreggiare, quindi ad impersonare la confusione e l’illusione collettiva del mondo.
Noi viviamo e facciamo delle stupide guerre all’ultimo sangue per imparare a diventare confusi come gli altri, e per ottenere cose inutili e insensate che non ci renderanno più felici, noi rincorriamo delle cose futili a cui viene dato il massimo valore esteriore pur essendo immondizia e balocchi creati per abituarci all’illusione di un mondo falso.
Gli adulti umani sono esseri malati che contaminano tutto quello che toccano, perciò riproducono altri malati come loro senza averne consapevolezza alcuna: per questo la consapevolezza è il primo passo per guarire dalla malattia. Per educare i loro bambini, gli adulti umani agganciano la loro attenzione con la trappola dell’amore, o con il timore di perdere l’amore che i genitori gli possono elargire.
E’ così che siamo addestrati con una pratica educativa che installa il meccanismo della ripetizione degli schemi e delle stesse strutture mentali. Per avere questo amore malato e infelice noi impariamo a fingere di essere quello che non siamo, e poi pratichiamo la lezione appresa con impegno, fino a diventare artisti dell’inganno e della finzione su di noi e sul mondo.
Ecco come ci dimentichiamo di essere quello che siamo, quindi diventiamo quello che gli altri vogliono, perciò impariamo ad impersoniamo quello che gli altri vogliono e si aspettano da noi. Ma cosa diventiamo? Perlopiù quello che i compagni con cui ci associamo si aspettano che noi siamo, infatti sappiamo impersonale anche molteplici ruoli nella vita.
Per l’insegnamento tolteco noi siamo degli essere unici e irripetibili, perciò non ha senso pensare a noi in termini di giusto e sbagliato, infatti dobbiamo vivere la vita essendo noi stessi senza pensare di essere migliori o peggiori di come siamo, e senza acconsentire all‘immagine del mondo che ci hanno confezionato a nostra insaputa. Noi dobbiamo fare solo “presenza” a ciò che siamo e dobbiamo solo fare ciò che sappiamo fare: è solo così che faremo delle esperienze migliori e godremo meglio la vita.
Molti uomini rinunciano alle emozioni perciò muoiono nei sentimenti, infatti questi sono coloro che non amano la vita non avendo dei sensi sufficientemente raffinati per apprezzare ciò che di buono la vita propone, perciò non ne dipanano il filo, e non sanno ricostruirne la trama del senso. Vivere la vita senza saperne apprezzare ogni sfumatura, vivere senza sapere usare la mente e il cuore significa vivere nell’ignoranza di ogni passione, perciò causa l'assoluta indolenza che porta all’inerzia.
Sono l’inerzia mentale e l’indolenza fisica che impediscono la passione perciò inibiscono la vita, e le persone senza passioni diventano delle anime sperdute, cioè diventano delle persone grossolane e torbide in cui viene inibita ogni forma di energia vitale. Vi è un messagio nell’insegnamento tolteco secondo il quale, un importante passo è imparare che il coraggio di mettersi in gioco è un evidente e scontato segreto di vita.
Sono tanti coloro che lasciano il gioco della vita pur vivendo ancora, perché affermano che hanno provato ad ascoltare le emozioni, ma che sono stati feriti e quasi uccisi nel tentativo, per cui preferiscono tirarsene fuori del tutto, poiché non hanno voglia di perdere sempre la partita. Ma con quali parametri mentali, mi chiedo, hanno fatto il tentativo?
I parametri usati, è evidente, sono quelli della loro mente che ha reiterato sempre in modo ossessivo la stesse dinamiche e perciò, è stata condannata a ricadere negli stessi tranelli, infatti essi diventano le perenni vittime dei medesimi inganni della vita. Noi continuiamo a insistere in questi sterili tentativi poiché siamo cocciuti e ostinati.
Con la sterile ripetizione dimostriamo solo di avere una mente ristretta che è stata poco esercitata alla flessibilità, poiché non sa come agire per cambiare ottenendo un migliore contesto di vita. In questo modo si continua l'utilizzo dei medesimi e dannosi stereotipi mentali, in cui sprechiamo delle energie limitate per divenire dei fuggitivi della vita.
E‘ per questo che la depressione e la nevrosi sono le malattie mentali maggiormente diffuse nella nostra civiltà, infatti la mente possiede gli stessi ritmi del corpo ma, purtroppo, l’uomo moderno non sa come nutrire adeguatamente il corpo, e tanto meno nutre adeguatamente la sua mente che soffre, per cui si ammala. Noi viviamo fagocitati dalle stimolazioni che accrescono il caos e la confusione mentale nostre e del mondo, e che sono la causa dell'incubo che vediamo attorno a noi.
Se osserviamo il mondo che ci circonda accetteremo la verità che noi siamo i maestri della rabbia, della tristezza, dell’odio, dell’invidia, dell’ipocrisia, della vendetta e della rivalsa sul mondo. Concludiamo questa concreta valutazione e accetteremo che nel mondo si coltiva la follia oppure, capovolgendo la prospettiva, vedremo che il mondo è oppresso da una grave malattia.
Tanto vale ammettere che il mondo è il luogo avvelenato e infelice che noi vediamo, poiché è dominato dallo stesso veleno che produce, e che rischia di intossicarlo a morte. Allora chiediamoci se una società che se la gode con il video di due ragazze in bikini che osannano gelato e birra usando un linguaggio da borgata, può essere definito un mondo felice. E allora non è meglio se continuo a scrivere del mondo che vorrei, e non di quello che viene creato per renderci malati e infelici?
Buona erranza
Sharatan

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