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Nella terra delle streghe – 3 – Val d’Ega, Carezza e passo Costalunga.

Da Loredana V. @lorysmart

Un’altra delle mie località preferite è la val d’Ega.

Da qualche anno la prima parte della strada è tutta in galleria, ampia e ben illuminata, però preferivo il vecchio percorso, una strada stretta, tortuosa, molto ripida, incuneata tra aspre pareti di porfido, fiancheggiante il torrente Ega, impetuoso e spumeggiante, che scorre tra grossi massi levigati dall’acqua e dal tempo. La vecchia strada però era pericolosa, non tanto per il percorso serpeggiante, ma per le numerose frane che spesso la ostruivano e per l’erosione della carreggiata causata dal torrente.

Nella terra delle streghe – 3 – Val d’Ega, Carezza e passo Costalunga.

Ora solo l’ultima parte della strada si presenta così “selvaggia”, perchè la valle si allarga, mentre le pareti rocciose lasciano il posto ai soliti boschi di pini ed abeti.

Certo, in questa maniera  il tragitto è più sicuro e rapido, ma l’altro aveva un suo fascino selvaggio, compresso com’era tra le rocce incombenti.

Nella terra delle streghe – 3 – Val d’Ega, Carezza e passo Costalunga.

Il percorso fa parte della Grande Strada delle Dolomiti, costruita a partire dal 1860 per togliere dall’isolamento l’abitato di Nova Levante (in tedesco Welschnofen, – Welsch è la traduzione dialettale del termine Walsch, ossia bastardo, come venivano allora chiamati gli Italiani).

La strada porta al passo di Costalunga,

Nella terra delle streghe – 3 – Val d’Ega, Carezza e passo Costalunga.

passando nei pressi del laghetto di Carezza, detto anche Lec de Ergobando, ossia lago dell’arcobaleno, nome che deriva dall’immancabile racconto fantastico, come è tipico di questo territorio.

Si narra infatti che sulle sponde del lago si recava spesso un’ondina per cantare e specchiarsi e che, timidissima, si tuffasse nelle acque non appena appariva qualche sconosciuto. Un mago, invaghitosi di lei, chiese consiglio ad una strega (Lanwerda secondo alcune fonti, Jacuta la Stria del Masaré secondo le fonti ladine) che gli suggerì di travestirsi da mercante di pietre preziose, creando con la luce di queste ultime un arcobaleno che andava dal Latemar al lago. Il mago seguì il consiglio, dimenticando però di travestirsi cosicché la fanciulla, scorgendolo, si impaurì e si immerse nelle acque del lago per non riemergerne mai più. Il mago, infuriatosi, gettò tutti i brillanti nelle acque del lago, che da allora riflette tutti i colori.

Il lago non ha immissari visibili, ma viene alimentato da sorgenti sotterranee che provengono dalle nevi che si sciolgono dal Latemar, perciò  in primavera il livello è notevolmente più alto che nelle altre stagioni. Purtroppo lo specchio va riducendosi sempre più ed il livello dell’acqua diventa sempre più basso.

Nella terra delle streghe – 3 – Val d’Ega, Carezza e passo Costalunga.

A pochi chilometri di distanza c’è il passo di Costalunga, dal quale a piedi o con l’impianto a fune, si può raggiungere il rifugio Paolina, abbastanza frequentato proprio perché facilmente accessibile. Ma noi lo abbiamo usato solo come tappa intermedia per poi recarci, sempre a piedi, lungo un bellissimo sentiero, al Rifugio Fronza alle Coronelle.Un percorso, dal passo Costalunga al Fronza, un pochino ripido ma abbordabile anche da chi non è proprio portato per la montagna, basta che abbia buone gambe, scarponcini adatti e voglia di camminare.

Nella terra delle streghe – 3 – Val d’Ega, Carezza e passo Costalunga.

Il rifugio ha ormai oltre 100 anni in quanto fu costruito dalla sezione di Koeln del DOAV ed inaugurato nel 1900. Nel 1920, lo stato Italiano lo cedette al CAI di Verona che lo tenne fino alla conclusione della seconda Guerra mondiale, dopo di che passò in gestione a varie famiglie del luogo. Bruciato nel 1966, venne ricostruito nel 1969. Da lassù, siamo ad oltre 2300 metri slm, proprio ai piedi della cresta del Davoi, un panorama mozzafiato sul sottostante passo Nigra e le montagne circostanti.



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