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NEROLIO (1996) di Aurelio Grimaldi

Creato il 25 ottobre 2008 da Close2me
NEROLIO (1996) di Aurelio GrimaldiLa figura di Pasolini ha conosciuto, attraverso l’occhio sensibile di Grimaldi, una sorta di processo analitico, un’attenta ed ostinata ricerca delle differenti anime che hanno caratterizzato – nel bene e nel male – l’immensità letteraria dello scrittore bolognese.
Un’ipotetica trilogia (che ancora oggi latita di un terzo capitolo) iniziata con Nerolio e continuata con Un mondo d’amore (2002), pellicole dalla natura diametralmente opposta e tuttavia complementari, proprio come la trilogia della vita di Pasolini conobbe l’antitetica amarezza della discesa negli inferi di Salò.
"Un celebre e scandaloso poeta e regista (Cavicchioli), arrogante, affamato di sesso, esteta un po’ ridicolo (fa ascoltare Satie alle marchette), solo, megalomane, infuriato per gli attacchi dei giornali, è alle prese con un cinico scrittorello (Crivello), che si finge suo fan ed è disposto a tutto pur di farsi pubblicare, e con gli amati ragazzi di vita, che casualmente diventano suoi carnefici." (Cinemagay.it)
Un lento ed inesorabile – ma sempre lucida – desiderio di autodistruzione. E’ forse questa constatazione che non è andata giù alla critica italiana del tempo e soprattutto all’allora commissione della Mostra del Cinema di Venezia, che rifiutò l’opera del regista siciliano per ragioni non proprio cristalline.
Ci si attaccò con carica infantile alla povertà di mezzi, alle imprecisioni scenografiche, alla presunta schematicità delle caratterizzazioni. Tutto indirizzato a spostare accuratamente l’attenzione verso la cornice rispetto al totale, trascurando con abilità la forza drammatica dei tre episodi affrontati, talmente decadenti ed oscuri da lasciar presagire i toni della tragedia persino nei lunghi silenzi.
L’opera di Grimaldi è indubbiamente coraggiosa, "di pancia", scevra di prese di posizioni ideologiche o peggio politiche, spesso grondanti di ipocrisie volte al ridicolo.
Eccellente dal lato tecnico la fotografia del veterano Maurizio Calvesi e straordinaria l’interpretazione di Piera Degli Esposti (nel ruolo della madre): toccante nei piccoli gesti, eterea nei suoi sguardi premurosi. Segni eloquenti di una donna che ha amato il proprio figlio più di ogni cosa al mondo.

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