Magazine Diario personale

New York, New York!

Creato il 07 gennaio 2013 da Ant0n3l

Wow, ho fatto un bellissimo sogno, di quelli che sembrano veri e che poi ci pensi tutto il giorno. Ho sognato che mi ero trasferita a vivere a New York con Filippo e il maritino, eppure ieri sera non ho mangiato pesante!

Io adoro New York, per me è come se fosse la città dei balocchi.
A New York mi sono sempre sentita come Alice nel paese delle meraviglie e partecipe di un tutto “pulsante” anche se “estraneo”. New York ha un cuore che batte forte e se vuoi ascoltarlo, lo senti.
La volta che ci sono andata da sola, mi sono sentita invincibile. È stato il “viaggio” più bello della mia vita, da sola.
Non avevo trovato nessuno che potesse accompagnarmi e quelli che potevano non mi andavano bene, così ero convinta che quella sera a tavola, avrei dovuto faticare un po’ per convincere i miei a lasciarmi partire, e invece…
«Ioa maggio vado a New York, da sola»«Ok, va bene».
Non credevo alle mie orecchie!
New York non è solo un fiume di persone che scorre alla velocità della luce, non è vero che sia un ammasso di “individualismi” che compongono un tutto, quasi buttati lì per caso. Io a New York ho conosciuto il mondo, credetemi. Ho parlato con così tanta gente che non ne avete idea. Dipende da come ti predisponi e, soprattutto, da come osservi le persone e le cose.
Così ora, a volte, mi chiedo se quella signora gentile del reparto gadget su una Twin Tower sia ancora viva, penso che magari, come è successo a una mia amica del New Jersey che lavorava lì in zona, quel giorno avesse il bambino malato e fosse rimasta a casa. Magari. Penso all’età che dovrebbe avere adesso il figlio della commessa di Banana Republic che, all’epoca, era ancora in pancia. Penso a quella ragazza che parlava benissimo Italiano, conosciuta in una fiera (motivo di lavoro per cui andavo una volta all’anno a New York) e che mi aveva invitato quella sera alla festa più figa a cui sia mai stata, a casa sua, a Chelsea. Penso a “New York, New York” di Liza Minelli e a un ballo, a mezzanotte.
Penso che quella volta, da New York, non me ne sarei mai più andata. Penso che ero giovane, senza legami sentimentali (o per lo meno nulla di importante) e che forse, avrei dovuto avere più coraggio. Che New York, non sarà l’America vera, ma ti da proprio l’impressione che lì, ogni tuo sogna possa realizzarsi.
Da allora non sono più tornata a New York, forse perché, in fondo, so che non era più necessario, che “il mio viaggio”, io, l'ho compiuto ma, oggi, penso che quando sarà un po’ più grandino devo assolutamente portarci Filippo il quale non vede già l’ora di salire sulla Statua della Libertà. 
Penso che se un giorno mi dicesse che vuole andare a New York da solo, gli direi “Vai” come hanno fatto i miei genitori con me. Se poi mi dicesse che vuole fermarsi lì per un po’, magari a studiare, a lavorare, a scrivere un libro o a fare ciò che preferisce, gli direi “Fai bene”.
Che a me, New York, ha fatto proprio ma proprio un gran bene.

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