Ci sono dei profumi che fanno parte di noi, come se fossero nel nostro dna, fissati in maniera indelebile. I libri dei primi giorni di scuola delle elementari, aperti nel mezzo e sniffati con avidità: è un gesto che mi scopro ripetere ancora quando con lentezza, tra gli scaffali della libreria, respiro un po' con la pancia.
L'odore dei miei figli. E' diverso e per quanto attaccato chimicamente da deodoranti, detersivi e saponi è un profumo che riconosco negli oggetti della loro stanza, nei loro abiti puliti che escono dalla lavatrice, nel loro silenzioso passaggio nella stanza in cui quale mi trovo.
Il mix di aromi e spezie. Esce dalle cucine delle mamme indiane, avvolge il velo delle giovani e sempre sorridenti studentesse che imparano a diventare grandi nel "nostro" paese e ogni volta mi ispira, quasi mi ritempra, quando aspetto che Edoardo esca da scuola.
Il giadino aromatico. Miracolosamente rigoglioso nonostante le incursioni dei componenti a quattro zampe della famiglia: verdi brillanti, quasi sfacciati tra la delicatezza della menta marocchina, l'eleganza del timo limone, l'allegria che ispira il basilico e incomprensibile esuberanza del finocchietto che sembra faccia a gara con l'erba cipollina e la menta piperita nel debordare verso ogni dove!
Il ragù domenicale della nonna Anna. Pipava nella pesante pentola di ghisa in modo sommesso, quasi non volesse disturbare le ulteriori attività culinarie che spaziavano nella preparazione di gnocchi che sembravano clonati da un "numero zero" perfetto, nella cottura del coniglio che qualche settimana prima masticava instancabilmente fili d'erba fresca con metodica concentrazione, quasi incurante dell'incessante viavai di galline e pulcini e si concludeva con la sofficissima torta che trovava nella sua morbidezza la scusa ideale per tirar fuori dalla dispensa la bottiglia di cristallo custode del rosolio e i bicchierini finemente sbalzati.
Ma l'odore che più mi ha emozionato è stato quello di "mamma", il mio profumo di nutrice. Non mi sono mai sentita così "buona" come quando allattavo al seno. La vita che si era formata dentro di me, e già dalle prime cellule viveva di vita propria, ora stava diventando grande nutrendosi di un altro miracolo, il mio latte, forse il piatto più buono che abbia mai preparato, a giudicare dagli occhi allegri e dai sorrisi sdentati che trasformano una donna in mamma.
E per tutte le Mamme un piatto semplicissimo della tradizione partenopea, che profuma di aromi freschi e dell'arte di fare nozze con i fichi secchi, come tante mamme nel mondo sanno fare, ed appena arricchito e colorato da uova di quaglia in camicia.
Zuppa di pane cotto all'amalfitana
Ingredienti per 4 personeAcqua (2 litri circa), 2 spicchi d'aglio, 2 foglie d'alloro, 3 grani di pepe nero, un paio di baguette vecchie di qualche giorno, sale, pepe nero lungo macinato al momento, olio evo, uova di quaglia.ProcedimentoPortare a bollore l'acqua con gli aromi e il pepe e far bollire a fuoco medio e coperto per circa mezz'ora. Regolare di sale e mettere da parte. Se lo desiderate potete cucinarci le uova di quaglia in camicia oppure potere utilizzare un altro contenitore secondo questa ricetta.Tagliare a fette il pane raffermo, disporle sul fondo di ciotole o cocotte individuali, versare un mestolo abbondante di brodo profumato, adagiare uno o due uova in camicia, aggiungere un filo d'olio evo e una macinata di pepe nero lungo.