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Nightcrawler, il ritratto di una follia – La recensione

Creato il 24 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Antonio Valerio Spera

Summary:

E’ mascherato da thriller, ma in realtà Nightcrawler – Lo sciacallo è il ritratto di un uomo malato. Sarebbe infatti riduttivo, se non sbagliato, considerare l’opera prima di Dan Gilroy, fratello di Tony e già sceneggiatore di film come The Bourne Legacy, un avvincente film di genere pieno di azione, sangue e sparatorie. Si tratta solo di una facciata, di una furba apparenza, di uno strumento per raccontare qualcos’altro. Della storia di quest’uomo rimasto senza lavoro e deciso a fare soldi come reporter video di violenti fatti di cronaca notturni, non restano le corse in auto, gli efferati delitti, gli spettacolari incidenti, la sfida tra colleghi per arrivare per primi sulla notizia, ma proprio quest’uomo, la sua spietatezza, il suo arrivismo, la sua disperazione tramutata in follia.

Lou è un personaggio senza sentimenti, incapace di comprendere gli altri, mentalmente focalizzato solo su stesso e sul suo successo professionale. I suoi occhi fissi e l’immutabilità delle sue espressioni sono il segno visibile di questa sua instabilità, o meglio della sua malata e spudorata sicurezza che lo trascina in questa condizione. Si muove per la città come un automa impostato con l’obiettivo da raggiungere, parla come fosse un robot, schematizza il lavoro e i rapporti interpersonali. E’ un personaggio disturbato e disturbante al tempo stesso, che inizialmente suscita tenerezza per la sua completa estraneità ed inadattabilità sociale, ma che poi diventa inquietante. A renderlo così non sono tanto i suoi comportamenti assurdi, cinici e amorali, piuttosto la sua freddezza e la sua imperscrutabilità.

Lo Sciacallo

Un’imperscrutabilità decisa a tavolino da Gilroy, che non ci svela nulla del personaggio, non entra nella sua psiche, non ci racconta il suo passato. Il suo sguardo punta solo a mostrare la follia dirompente di Lou, la osserva dall’esterno, a volte quasi assumendo il punto di vista delle figure che gli orbitano attorno, a volte dando la sensazione di muoversi anche lui con l’irruenza e la furtività di un reporter notturno, di un nightcrawler, di un pedinatore strisciante alla ricerca di attimi di vita da rubare. E il ritmo crescente con cui tutto ciò viene plasmato sullo schermo, la frenesia che gradualmente va ad avvolgere la messa in scena, sembra procedere di pari passo con l’escalation della pazzia del suo protagonista. Una scelta estetica, quest’ultima, che da una parte rende più appassionante il racconto, e che dall’altra fortifica il doloroso ritratto del personaggio, interpretato sontuosamente da Jake Gyllenhaal.

Il protagonista di Brokeback Mountain ci regala qui la sua miglior performance di sempre e mette in mostra misura, sfumature e capacità inaspettate. Davvero una sorpresa, come è una sorpresa lo stesso film. Lo sciacallo è infatti la pellicola che non ti aspetti e, forse, con Dan Gilroy abbiamo trovato un nuovo autore.

A cura di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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