Ero fuori sede e non l’ho vista, ma vorrei associarmi all’indignazione espressa da molti soggetti pubblici e privati per l’intervista al piccolo Preiti, figlio undicenne dell’uomo che ha sparato davanti a palazzo Chigi. Qualche stralcio:
Altolà del Garante dell’Infanzia e protesta su Twitter dopo l’intervista al figlio 11enne di Luigi Preiti, l’attentatore di palazzo Chigi, apparsa oggi in televisione in più di una rete. Nonostante la madre del minore avesse dato il suo consenso, l’intervista potrebbe violare la Carta di Treviso, documento deontologico a tutela dei minorenni coinvolti in fatti di cronaca. I cronisti hanno scambiato alcune parole con il ragazzino fuori dalla sua casa di Predosa, in provincia di Alessandria. Sul padre, il minorenne, tra e altre cose, ha detto: “Ha sbagliato, ma gli vogliamo tutti bene”. (http://www.tmnews.it/)
Occorre certo “contestualizzare”(verbo secondo me irritante quanto equivoco): ho per ora difficoltà a comprendere il consenso della madre, che non avevo trovato nei primi articoli della mia ricerca. E’ ipotizzabile che anche lei abbia subito l’indecoroso assalto mediatico cui purtroppo assistiamo quotidianamente in TV. Il diritto all’informazione non giustifica affatto lo strazio in diretta di persone coinvolte in luttuose sciagure, bisognose, al contrario, di ogni cautela e rispetto.
“La Carta di Treviso è un protocollo firmato il 5 ottobre 1990 da Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro con l’intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia. La Carta, da una parte salvaguarda il diritto di cronaca, dall’altra pone l’accento sulla responsabilità che tutti i mezzi d’informazione hanno nella costruzione di una società che rispetti appieno l’immagine di bambini e adolescenti. Alla base c’è il principio di difendere l’identità, la personalità e i diritti dei minorenni vittime o colpevoli di reati, o comunque coinvolti in situazioni che potrebbero comprometterne l’armonioso sviluppo psichico…”(http://it.wikipedia.org/wiki/Carta_di_Treviso)
E infatti Telefono azzurro protesta e, tra l’altro, ribadisce: “il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori…”
Il video mostra, riferisce il giornale on line da cui ho preso l’immagine (http://www.huffingtonpost.it/2013/04/29/sparatoria-palazzo-chigi ) “alcuni giornalisti che chiedono al minorenne un commento sull’attentato compiuto dal padre. “Mi dispiace per i carabinieri”, risponde il bambino, oscurato in volto e con un cappuccio in testa”. E si chiede: “Che senso ha intervistare il figlio 11enne dell’uomo che ha sconvolto l’Italia”? Nessuno è la risposta, cui mi associo.
L’intervista, trasmessa e poi bloccata da Sky24, ha provocato molti giudizi negativi. Esprimo a nome di noi nonne la speranza che sia in vista quel ravvedimento etico e deontologico di cui il nostro paese ha tanto bisogno!
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