Un linguaggio pubblicitario che ha alle spalle un concetto politico
Una realizzazione cinematografica rigorosa nelle ricostruzioni dei fatti, attenta nel raccontare l’umore del popolo cileno che risuona come un urlo di libertà per il paese, tutto racchiuso in una sola parola che testimonia la fine di un passato oppressivo e uno sguardo verso un futuro migliore, la parola è “NO”.
Il regista e produttore Pablo Larrain con No – I giorni dell’arcobaleno (da una sceneggiatura di P. Peirano) ottiene a conclusione della 65° edizione del Festival di Cannes il premio della Quinzaine des Realisateurs oltre che una nomination all’Oscar nel 2013 come miglio film straniero. Larrain con “NO” inquadra un periodo storico ( sul finire degli anni ’80), segnato dagli eventi drammatici del popolo cileno che, malgrado i mille ostacoli, trova la forza di reagire ad una dittatura oppressiva (come quella di Pinochet) attraverso un referendum per il No.
1988 il dittatore cileno Augusto Pinochet è costretto da una forte pressione politica internazionale ad indire un referendum per i cittadini cileni: “No per le libere elezioni” – “Si per una sua riconferma nei successivi 8 anni alla guida del paese”. In questo clima di forti tensioni sociali i leader delle opposizioni contrapposti al regime, comprendono quanto fosse determinante impostare una campagna pubblicitaria finalizzata ad una svolta radicale del paese ponendo le loro speranze in un giovane pubblicitario “Rene Saavedra” ( Gael Garcia Bernal) affinché metta a disposizione le sue capacità pubbliciste per una campagna referendaria impostata per il No, Saavedra nella piena consapevolezza su quanto il suo contributo potesse essere determinante nel veicolare un cambiamento nel quadro politico del suo paese (pur non avendo un chiaro riferimento politico e non godendo di grandi risorse), escogita un piano su come ottenere la vittoria per il No liberando il popolo cileno dalla dittatura di Pinochet e dall’oppressione della DINA (polizia segreta responsabile di omicidi, sparizioni e violenze).
Larrain inquadra fatti e situazioni drammatiche durante l’incalzare degli eventi nel suo paese, lo fa in modo ironico e divertente attraverso le attente ricostruzioni sceniche correlate dai filmati di repertorio degli anni della dittatura cilena. Il regista riesce a ricostruire l’atmosfera che si respirava in Cile durante gli anni ’80, ponendo l’attenzione sugli umori del popolo cileno che malgrado devastato in modo indelebile dagli abusi e soprusi di 15 anni di dittatura, trova la forza e la determinazione nel voltare una pagina buia della sua storia, grazie al contributo di Rene Saavedra (Gael Garcia Bernal) personaggio chiave e punto di riferimento per l’opposizione al regime, un eroe degli anni bui che determina la svolta radicale del Cile per un risveglio politico.
Larrain con “No – I giorni dell’arcobaleno” tratto da “Il referendum” di Skarmeta (autore de “Il postino di Neruda”) conclude una trilogia sulla dittatura repressiva di Pinochet che ha avuto inizio con Tony Manero (2008) e successivamente con Post Mortem (2010). Inoltre Larrain per ottenere immagini identiche a quelle realizzate negli anni ’80 ha una idea geniale quella di utilizzare durante le riprese macchine d’epoca, rendendo difficile allo spettatore distinguere i filmati di repertorio da quelli ricostruiti e creando una perfetta combinazione del tempo e dello spazio attraverso gli eventi vissuti in prima persona, Larrain nel ricordo dei fatti ci comunica ciò che si porta dentro: “Ricordo solo l’atmosfera, ma era terribile. Mi ricordo che guardavo le campagne in TV, è stato come un brivido, come la Coppa del mondo. Pinochet e il regime non hanno mai pensato che sarebbe stato importante. Hanno pensato che fosse solo una cosa televisiva, ma invece ha innescato il cambiamento. E’ per questo che mi sono interessato alla storia, perché dimostra come si è cambiato il destino di un paese attraverso alcune idee molto semplici veicolate in TV e di come il ragazzo che lo ha fatto non era un genio che ha fatto la rivoluzione, non era Che Guevara. Era un dirigente pubblicitario, un ragazzo che ha creduto più nella coca cola che nella libertà o nella politica. Eravamo tutti affascinati dal fatto che Pinochet fosse stato infine sconfitto dallo stesso sistema economico capitalista che ha imposto. In un certo senso si è scavato la fossa con le proprie mani”.
Pochi registi nel mondo del cinema come Larrain riescono ad aprire un varco in una giungla soffocante dove l’omertà fa da padrona, ma il suo è un cinema politico diverso, che trova modo di far luce sugli anni bui di una dittatura fascista, lo fa con coerenza intellettuale acquisendo i valori morali di un popolo che non dimentica il passato, affinché non si ripetano gli errori in un futuro.
P. Larrain nativo di Santiago del Cile e membro di “Fabula” una compagnia di produzioni cinematografiche nel 2005 dirige il suo primo film “Fuga”, a seguire Tony Manero (2008) scritto insieme ad Alfredo Castro e Matteo Iribarren con cui vince la 26° edizione del “Torino film Festival” e Post Mortem (2010) per “NO” si avvale dell’attore/regista Gael Garcia Bernal nel ruolo di protagonista (“I diari della motocicletta di Walter Sallers – 2004”, “La mala educaciòn di P.Almodovar – 2004”), inoltre nel cast hanno preso parte anche Christopher Reeve, Richard Dreyfuss, Jane Fonda e Alfredo Castro (che interpreta se stesso).
No – I giorni dell’arcobaleno prodotto da “Fabula Canan Film” sarà distribuito nelle sale Italiane a partire dal 9 Maggio 2013.
di Antonio Gentile