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No violence against women.

Creato il 24 novembre 2012 da Buenagirl

Un mese fa davanti a “Le tentazioni di Sant’Antonio” di Domenico Morelli, che è in collezione alla Galleria Nazionale di Roma, un amico mi disse “eccolo lì, sono 3000 anni che la donna viene considerata come una puttana, tentatrice”. Gli ho ringhiato contro, come mio solito, perché quel quadro mi ricorda cose dolcissime dei tempi dell’università. Ho provato anche a replicare, ma non avevo buone teorie.

Ieri poi ho aperto il Corriere della Sera e mi sono trovata di fronte alle facce delle 115 donne ammazzate nell’ultimo anno. Pallini verdi e rossi distinguevano chi era stata uccisa dal compagno/marito/padre, chi per eventi accidentali.
Ma sono 115. Madri, sorelle, giovani, meno giovani. Uccise sempre in maniera violenta, sgozzate da fidanzati, con proiettili che sono sempre in numero maggiore di tre. Mi è tornata in mente quella scena davanti a Morelli.
E le idee sono arrivate in fretta.
Penso che solo nel 1981 l’Italia ha tolto dal Codice penale l’articolo 587 che diceva sostanzialmente questo “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.”

Noi donne sembriamo sempre sotto tutela, passate dal padre al marito, come persone incapaci. I posti “decisionali” sono sempre pochi, anche quando occupati, sembrano appartenere a due categorie: le bellone e le donne sempre un po’ sciupate, mascoline, un po’ bruttine.
La donna media, pare non esistere.
In Italia ci sono ancora posti dove la donna non è nemmeno considerata pensante, anzi, la donna è un puro strumento buono per figliare. In Italia si pratica l’infibulazione fra le piccole immigrate. In Italia la donna è buona per fare porno, fare figli, fare la suora, fare la madre, essere uccisa.

Queste uccisioni – che il termine femminicidio specifica ma isola, le ghettizza, è una parola che specifica un genere ma è brutto quanto almeno il crimine che indica – sono quasi giustificate. Gli uomini si sentono traditi, lasciati, morti dentro, arrivano a non elaborare un abbandono e uccidono, come a prendere possesso di quel corpo. Qualcosa che sta solo sopra allo strupro. Prendere con forza qualcosa che non ti appartiene:una donna.
E l’impunibilità successiva è disarmante.
Per un periodo la stampa non ha fatto altro che parlare di queste donne uccise. Era la moda giornalistica del momento. L’opinione pubblica si indigna, compaiono fiocchi rosa sulle giacche, sui profili di Facebook poi… niente.
Una soluzione non c’è.

Poi ci sono persone come Maria Anastasi, incinta di nove mesi, ammazzata e bruciata dal marito e dalla sua amante, Stefania Cancelliere uccisa davanti al figlio col mattarello da un marito denunciato per stalking, Alessandra Sorrentino uccisa con le forbici piantate nello stomaco, Raachida Lakhdimi soffocata con del nastro adesivo dal marito che poi l’ha messa in un sacco nero della spazzatura perché tanto per lui era, Samantha Comelli uccisa dal cognato convinto che fosse lei la causa del matrimonio fallito e come dimenticarsi di Carmela Petruzzi, che ha salvato la sorella dal fidanzato che viveva “alienato” dal mondo credendo solo a quello che passava su Facebook (e la sorella si è persa tante coltellate in tanti posti del corpo che saranno pari ai tagli dell’anima che avrà adesso che ha scoperto di essere rimasta sola, senza sua sorella).

Queste donne sono solo alcune delle vittime, queste donne non ci sono più.
Sono quelle i cui nomi sono noti, poi ci sarà un altro mondo, quello che non viene scritto sui giornali. Le violenze domestiche e gli stupri, le aggressioni, le donne vittime di stalking. Gli uomini che sembrano ignorare le restrizioni imposte da una legge che sulla carta pare funzionare bene.

Ci sono le donne e le piccole angherie quotidiane: scippi, persone che le reputano incompetenti, capi che allungano le mani, mariti che nella quotidianità le stalkerizzano magari per nulla.
Bambine picchiate. Bambine in strada a mendicare. Prostitute bruciate, sezionate, umiliate. Quelle che incontro mentre vado a lavoro, sfatte, cotte dal sole in estate, morte di freddo in inverno. Uomini che si fermano in giacca e cravatta, sulla mitica Strada Statale 148 Pontina, uomini d’affari, padri nobili di famiglia che prima di tornare a casa si fermano per un “pompino antistress”. Me li immagino a casa, felici. Baciano moglie e figlia. Loro sono altra specie. Eppure tutte abbiamo due tette, un utero, due ovaie, il ciclo. Tutte amiamo i trucchi, i vestiti, le scarpe. Siamo accumunate da cose stupide, dalla natura. Le donne sono di più degli uomini ma contano meno di tutto.

Veniamo ridicolizzate quando portiamo la macchina (il mio vicino che mentre parcheggio mi vede, ride, e dice che sono “insicura” e vuole evitare danni alla sua nuovissima macchina, sempre inversamente proporzionale al cervello e membro; peccato che ho 12 anni di patente e gli incidenti fatti sono stati sempre causati dagli altri) quando facciamo qualcosa per cui gli uomini sono “specializzati”.
Gli stessi uomini di cui sopra si vantano spesso di essere signori, ma finora io ne conosco solo due che mi aprono la porta e mi cedono il passo. E resto stupita quando mi versano l’acqua nel bicchiere (uno) o aprono lo sportello della macchina (sempre uno).

Questi uomini si vantano di tutto, dall’educazione alla prestazione. Spesso sono figure ridicole, parvenze d’uomo, educati da padri spesso bestie, che gli hanno tramandato la bestialità.
Sono figlia di una donna che per un uomo ha smesso di lavorare, ha cambiato città, ne è dipendente e succube. Quest’uomo, mio padre, è stato educato da un uomo, mio nonno, educato a concepire le donne come oggetti. Mio padre ha ripagato l’amore di mia madre nel modo peggiore. Mia madre lo venera.
Io mi sono detta che non farò mai la stessa fine.
Mi sono ispessita, sono diventata mascolina, crudele, ho un cilicio stresso al fianco e non me ne libero. Perché la mia vita è complicata, sull’orlo della crisi perenne, sono talmente complicata che chi mi sta accanto è un uomo paziente e buono.
Diverso da mio padre.

L’Italia è il paese della Madonna Vergine che ha partorito inseminata da un essere sovrannaturale. L’Italia è il paese de “la mamma è sempre la mamma”, della cucina di mamma, di amore di mamma. Hanno tutti una grande opinione di mamma.

Ma è anche il paese che ha abolito il delitto d’onore nel 1981, dopo i referendum sull’aborto e sul divorzio, molto tempo dopo. E’ anche il paese col numero di “ginecologi obiettori” più alto. perché l’aborto, cazzo, è contro Dio.

L’Italia è il paese dove a breve si passerà dal delitto d’onore a quello d’amore con attenuanti tipo “hai ammazzato una donna?! Fa nulla era una donna”.
Dove una donna non potrà mai abortire in maniera legale e sicura, perché non è capace di decidere, dove lo stalking è lecito e giusto se sei stato mollato.

Io nel frattempo mi adeguo.



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