E così ce lo dicono anche in inglese, che fa molto europeo e quindi sempre molto trendy.Noi giovani, ci ha consigliato il ministro del Lavoro e delle Pari opportunità Elsa Fornero, non dobbiamo essere troppo choosy quando entriamo per la prima volta nel mondo del Lavoro. Dobbiamo“prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale”.Choosy, dice Lei. Termine che in lingua nostrana suona come “schizzinoso”. Parola che non è piaciuta a molti qui in Italia. Ma non è la prima volta, già in passato la classe politica ha criticato i suoi giovani, accusandoli di essere un problema per il Paese.Nel 2007, PadoaSchioppa usò il termine “bamboccioni”. Quattro anni dopo, era il 2011, l’allora ministro Renato Brunetta la definì “l’Italia peggiore” perché precaria. E, infine, nel 2012 il viceministro Martone usò il termine “sfigati” per indicare i giovani che conseguivano la laurea in ritardo. Insomma, non è la prima volta e, forse, non sarà nemmeno l’ultima.Ma nel caso Fornero, vale la pena riflettere un attimo. Il ministro ha sbagliato a generalizzare. A fare, come si è soliti dire, di tutta un’erba un fascio. E, soprattutto, ha sbagliato nella tempistica.Perché in un Paese in crisi come l’Italia, il governo tecnico, supportato dai partiti di maggioranza, non sembra impegnarsi molto per risolvere un problema vero: quello della disoccupazione giovanile. Parte della riforma del Lavoro è stata pensata per i giovani, diranno loro. Ma rendere il mercato del lavoro più flessibile e dinamico in una prospettiva di crescita non sembra la soluzione adatta. Serve dare delle garanzie per il futuro, non precarietà. Guardiamo per un momento i dati: la disoccupazione tra i laureati triennali, secondo una rilevazione condotta da AlmaLaurea, è passata dal 16% del 2009 al 19% del 2010. Peggio va ai laureati con specialistica: quelli senza lavoro si attestano al 20%. Mentre, più in generale, la fetta di popolazione attiva che comprende i 15-24enni senza un lavoro ha oltrepassato (e di molto) la soglia psicologica del 30%.Tanti, troppi sono i giovani senza un’occupazione e che, anche volendo, non riescono ad entrare nel mondo del Lavoro. Tutto questo perché, molto spesso, i ragazzi alla ricerca di un primo incarico non sono ritenuti all’altezza.Ma pensiamo anche a chi un lavoro già ce l’ha. Le forme contrattuali, per lo più precarie, non danno garanzia alcuna.La situazione non è delle migliori, coni giovani guardano con una sfiducia crescente il futuro che, in realtà, dovrebbe appartenergli di diritto.Ps. Detto questo, è opportuno fare una considerazione: muoversi, vivere nel mondo del Lavoro non è mai stato semplice per nessuno. Né per i nostri nonni, né per i nostri padri. Ma ciò non vuol dire che debba per forza esserlo per noi e i nostri figli.(Anche su Tribuna Italia)
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