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Non aprite quella porta: la retorica della trasparenza e la cazzabubbola della democrazia in diretta

Creato il 29 marzo 2013 da Nicola_pedrazzi @Nicola_Pedrazzi
      Qualche breve considerazione sullo streaming politico è in questa sede necessaria, essendo questa idea figlia diretta dell'idiozia che, con tanta fatica, abbiamo conquistato per noi stessi. Premetto che tutto quello che sto per dire trascende le mie personali opinioni sul M5S. Sono cose che penso ed ho sempre pensato a prescindere, al di là di questa pseudonovità politica. Ora, si può obbiettare circa il fatto che il M5S sia una pseudonovità (ovvero un fenomeno nuovo ma in splendida continuità con il recente passato italiano), più difficile è confutare i seguenti punti. Provateci:
      1) L'8 gennaio 1918 il presidente americano Woodrow Wilson presenta al Congresso i 14 punti con cui si sarebbe recato a Versailles, alla Conferenza di pace che seguì e chiuse la Prima Guerra Mondiale. Il primo punto recitava:
      «Open covenants of peace, openly arrived at, after which there shall be no private international understandings of any kind but diplomacy shall proceed always frankly and in the public view».
      Vi era l'idea che la guerra in Europa fosse stata causata dalla chiusura delle cancellerie diplomatiche, da una politica a porte chiuse che aveva congiurato alle spalle delle popolazioni inermi. La Società delle nazioni nasceva sulle speranze di una diplomazia pubblica, trasparente, che avrebbe messo i policymakers di fronte all'opinione pubblica mondiale. Non sto dicendo che fallì per questo. Dico che l'idea (giusta o sbagliata) che la politica a porte chiuse sia dannosa per i popoli nasce nel 1918. Non nasce con internet e meno che meno l'ha inventata Casaleggio.
      2) La sede delle Nazioni Unite è il Palazzo di Vetro di NYC. Un precedente dalle decennali conseguenze architettoniche, soprattutto in Europa: il Parlamento europeo (nella sua duplice sede: Bruxelles e Strasburgo), la Commissione europea, la Corte di Giustizia europea, la Banca centrale europea.... sono tutti palazzi di vetro. C'est-à-dire: trasparenza. In effetti, tutti possono guardarci dentro: sono anni che le grigie e nebulose, le incomprensibili istituzioni europee mettono tutto in rete; è da quando esistono che qualsiasi cittadino può visitarle, consultarne i documenti, assistere ai loro lavori (vi assicuro che il metal detector dell'aeroporto di Tirana è più selettivo). Ma nessuno è così matto da volerlo fare. Avete mai provato a seguire una seduta del Parlamento europeo? Io sì, sia dal vivo che in streaming. Quando sono capitato a Strasburgo ho assistito a una plenaria sul problema dell'aumento dei prezzi del greggio in relazione ai pescherecci del Mar Baltico... è l'unica cosa che sono riuscito a capire, per il resto è stata l'esperienza più noiosa della mia vita dopo la lavanda dei Piedi ai boyscout di Bologna 2 impostami da mia nonna il giovedì santo del 1998 e l'Otello di Giuseppe Verdi a cui mi portò mio padre (correva l'anno 1991: avevo 5 anni). Vi svelo un segreto: certe cose hanno senso solo per gli addetti ai lavori. Dai convegni medici ai seminari universitari, alle sedute politiche (siano esse parlamentali, congressuali o in qualsivoglia altra forma): non a tutti sono comprensibili - per fortuna dei pescatori del Baltico, io non mi occupo di loro. Le istituzioni europee sono trasparenti da più di mezzo secolo, e rimangono le più incomprese. Questo perché la loro trasparenza è solo "disponibile", mentre mancano la principali cinghie di trasmissione tra quelle istituzioni e il demos europeo: un giornalismo continentale - dei media europei che vedano, analizzino e diffondano gli avvenimenti comunitari in maniera comune e fruibile - e dei partiti europei che portino in plenaria dei disegni politici genuinamente sovranazionali.
      3) Un po' lunghino il punto due. Chiedo scuza. Beh, mi rifaccio col terzo, forse. Qual è il criterio dello streaming politico? Quando si fa? Quando no? Anche io mi sono gasato a vedere Bersani al tavolo con i 5 Stelle. Ma allora mi gaserebbe anche vedere le riunioni dei gruppi parlamentari, per capire quali sono le posizioni dei diversi deputati e senatori, conoscerne le facce, le sfumature....[E forse mi piacerebbe anche sapere cosa dice Bersani a sua moglie di Vito Crimi, la sua opinione personale]. Di fatto, se mi mettete una telecamera sì e due no, mi viene il dubbio che sia solo pubblicità: da una parte l'immagine nitida e pulita dei due portavoce al tavolo con l'avversario, dietro la porta gli screzi interni. Anzi, non è un dubbio, è sicuramente così. E sapete una cosa? Non ci trovo niente male, niente di strano. Non mi scandalizza che una forza politica discuta anche a porte chiuse, prima di portare la sua linea al di fuori. Non è solo inevitabile, ma anche utile e necessario. Quello che invece non è né necessario né utile è raccontare questa puttanata della trasparenza totale, nel momento in cui, per ovvie ragioni, non la si può praticare. In questo modo si distrugge la parola trasparenza (che non è una telecamera, ma un concetto ben più complesso) e non si fa alcun passo avanti sul piano della democrazia partecipata e partecipativa: la vera frontiera, di cui infatti nessuno parla, nel nostro paese.
      4) Mentre l'elettore grillino imputa ai suoi eletti di essere incoerenti - è facile mettere in croce i senatori 5 stelle perché non ci fanno vedere i loro dibattiti interni (cosa che, ripeto, a mio giudizio è giusta e ovvia) - io invece dico che è sbagliato trasmettere in diretta incontri di vertice. Provo a spiegare il perché, in poche parole. Primo. Bersani, Letta, Crimi e Lombardi non hanno parlato tra di loro. Hanno parlato alla telecamera, agli oppositori e ai sostenitori che li guardavano. È stata una recitina, un gioco di ruolo, nella totale assenza della politica. Vogliamo davvero trasformare la politica in una perenne campagna elettorale, in un talk show permanente, un universo manicheo dove i nostri beniamini si sfidano a suon di battutine? Secondo. Al cittadino, a meno che non sia un guardone (come infatti siamo diventati in questi vent'anni di ir-reality), non dovrebbe interessare in che termini si parlano gli interlocutori politici. Spetta ai giornalisti (ora) e agli storici (poi) fare ipotesi su tali relazioni - che, come tutte le relazioni umane, hanno bisogno di riservatezza per essere prolifiche. Ai cittadini interessa invece l'esito politico dei quegli incontri, è su quello che vogliamo e dobbiamo vigilare. L'incontro streaming Bersani-5 Stelle ha prodotto un'altissima intensità emotiva, un'emozione che ha nascosto un risultato nullo dal punto di vista politico. Sarebbe stato altrettanto nullo senza telecamera?
      5) Infine, la democrazia streaming va contro al cittadino stesso, perché presuppone un'attenzione e una preparazione di cui egli non sempre dispone. La verità è che il cittadino non può essere lasciato solo di fronte a una mole d'informazioni indigeribili, così come non può essere colpevolizzato nel caso in cui non ci capisca un tubo o fatichi ad esercitare il proprio controllo democratico. Semplicemente: il cittadino ha tanto altro da fare. Non si può pensare che 60 milioni di persone passino la vita perennemente connessi alla politica. È il sistema politico che deve garantire la continuità della democrazia, non i singoli cittadini, alle prese con piatti, mutui e pannolini. Come si fa? Poche idee banali: innalzando il livello di istruzione (magari investendo sulla scuola e sulla ricerca?), garantendo una totale libertà di informazione, dando spazio (e fisicamente spazi) a tutte le forme di aggregazione pubblica, moltiplicando le occasioni di voto e di partecipazione sul territorio (primarie, primaire, primarie), fornendo una legge elettorale che valorizzi le persone, i volti e non le liste e i partiti (collegi, collegi, collegi), valorizzando il ruolo informativo che la Costituzione attribuisce al Parlamento, istituendo serie commissioni d'inchiesta, coinvolgendo esperti e tecnici nelle scelte governative, evitando di fuggire davanti ai giornalisti e rispondendo sempre alle domande (sempre sempre sempre), magari imparando a cambiare registro (non contenuti) in base all'interlocutore. Tutto questo in Italia manca, e non lo risolvi mettendo una webcam ogni tanto e dicendo a persone sempre più sole "giudica coi tuoi occhi". Perché la maggior parte della gente o non lo sa fare o non ne ha voglia. E la democrazia è la sfida di considerare chi non è attrezzato e chi non ne ha voglia allo stesso modo di chi è attrezzato e ha voglia.
      Immaginare 60 milioni di cittadini politici è una follia, per giunta agghiacciante, da distopian novel. Informare, garantire e proteggere 60 milioni di cittadini più o meno informati e più o meno consapevoli è invece il dovere della politica e della democrazia. Due cose pulitissime anche quando sporcano, che per funzionare bene hanno bisogno ogni tanto di riservatezza. Il paragone con l'amore è vostro, io non ci avevo pensato.

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