sono reduce da uno spettacolo teatrale.
non era la guzzanti, o marco paolini, o paolo rossi, o roberto benigni.
erano dei ragazzi, giovani, alcuni giovanissimi, che hanno deciso di mettere in scena la storia di peppino impastato.
c’era anche il mifratello, sul palco, bellissimo e bravissimo e io me lo guardavo fiera come un tacchino.
mio fratello, nel ‘78 non era neanche nato, lui è del ‘79. credo che fosse uno dei più “vecchi” su quel palco.
ci sono ragazzi che pensano che il bello della vita sia andare al grande fratello, ragazzi che pensano che il massimo sia finire a bordo piscina con fede, lele mora e il cainano, e poi ci sono dei ragazzi che ci danno appuntamento in un microteatro di provincia per raccontare a chi c’era e a chi non c’era una storia che loro non hanno vissuto ma che hanno deciso di non dimenticare.
una compagnia di giovanissimi recitava pezzi tratti dal film “i cento passi” mentre il gruppo del mifratello li accompagnava con la musica e con canzoni.
in questo titanic spaventoso dove a volte mi pare non ci sia molto da sperare, in questo paese dove tutti mi dicevano di non tornare e io pensavo che non poteva essere peggiore di come lo avevo lasciato e invece lo è, in una terra che non sembra avere futuro, sogni, immaginazione, né idee né ideali, ormai resa tossica da vent’anni di niente, le serate come questa sono piccole sorgenti d’acqua pulita, dove è bello fermarsi a bere.
ps: presto replicheranno al teatro cittadino, anche se ancora non so quando. se ce la faccio ve lo dico per tempo.