non so da quale remota parte del cervello arrivi il ricordo di un benigni giovanissimo alle prese con una lampada che, affetta da un falso contatto, si spengeva (per i non toscani: “si spegneva”) in continuazione e lui la prendeva a botte, ma da qualche mese faccio la stessa scenetta tutte le mattine.
avevo chiesto una lampada da scrivania, come i miei colleghi, d’altronde.
i miei colleghi hanno elegantissime lampade da scrivania color argento, simili a una giraffa televisiva (ricordate il microfono dei primi tempi rai?) che, come tutte le lampade quando c’è bisogno si preme un tasto e si accende, poi si ri-preme e si spenge (per i non toscani: “spegne”).ha una clip per agganciarla al tavolo senza occuparlo e due bracci sottili molto eleganti.
infine è arrivata.
è blu. blu elettrico, interamente in plastica e sormonta una pedana sempre blu elettrico dalla quale si protende con un sistema di molle e tiranti degne di robocop.
è brutta, bruttissima.
e, soprattutto, quando si pigia il tastino si accende, resta accesa un secondo e poi si rispenge (per i non toscani: rispegne).
allora io la smonto, tolgo la lampadina, la riavvito strinta strintissima (per i non toscani: stretta, strettissima) e riprovo.
niente.
allora provo con la terapia d’urto: un cazzotto.
con quello si riaccende. almeno per il primo quarto d’ora.
poi si rispenge (sì, lo so: rispegne) almeno sette o otto volte in una mattinata.
che hai voglia a fare la donna manager che non deve chiedere mai, una lampada che ti si speGNe (preso!) mentre parli e la devi prendere a cazzotti vanifica ogni sforzo.
ho provato a chiamare il tecnico:
“scusi, la mia lampada non resta accesa…”
“eh lo so, quelle che han comprato ora fanno tutte così!”