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Non e’ bastato fare la faccia cattiva

Creato il 15 gennaio 2011 da Speradisole

Un argine al dominio del capo

Di Claudio Fava

NON E’ BASTATO FARE LA FACCIA CATTIVA
La sentenza della Consulta che boccia in parte la legge sul legittimo impedimento e rimette nelle mani dei suoi giudici naturali il destino dei processi del premier porta con sé due buone notizie. La prima è che la Corte Costituzionale resta un organismo autonomo, di garanzia e di tutela super partes, capace di valutare la costituzionalità di una legge a prescindere dai rumori della politica, dai desideri di chi governa, dalle lusinghe di chi comanda.

Una decisione raggiunta a larghissima maggioranza, in punta di diritto e di buon senso, che riduce l’argine d’impunità costituito dai partiti della maggioranza attorno al caro leader Berlusconi. Ben diversa  l’immagine che della Consulta ci proponevano i traffici estivi della P3, le febbrili consultazioni telefoniche tra  gli amici di Carboni, il conto della serva sui magistrati amici del premier, quelli più malleabili, quelli sempre in odor di gratitudine.

COSCIENZA CIVILE

Ecco, la buona notizia è proprio questa: la miopia di un potere che riteneva di avere sul proprio (metaforico) libro paga il destino di un intero paese e la coscienza civile di tutta una nazione; e invece s’è sbagliato.  C’è un giudice di Berlino, scriveva ieri Livio Pepino sul Manifesto, ma a Roma non se ne sono accorti. Convinti che bastasse fare la faccia cattiva, mostrare i vecchi sorrisi da lupo, invocare i sacri destini della patria  e della carriera per avere tutti in riga, obbedienti e consenzienti, giudici, opinionisti, cronisti, tutti pronti a barattare la loro funzione di civil servant con un biglietto d’ingresso nei loggioni del potere.

Gli è andata male. Non tutti sono in vendita. Non tutti i giudici, non tutti i giornalisti, non tutti i cittadini, c’è un’idea ancora salda di sé che questo paese coltiva: chi voleva fare dell’Italia un bordello o una corte di periferia si ritrova  a fare i conti con questa sentenza e con lo spirito che l’ha animata. Successe la stessa cosa in Danimarca, ai tempi dell’occupazione nazista. I tedeschi dissero che bisognava trattare gli ebrei da dannati, razza inferiore, cittadini da segnare a vista; e dunque la stella gialla di Davide appuntata al petto come segno d’infamia per tutti i giudei. Molti governi in Europa si adattarono, molti collaborarono, molti parteciparono a fabbricare l’olocausto. Non in Danimarca, perché il Re Cristiano X decise di appuntarsi sul petto quella stella gialla, lui che ebreo non era e che doveva ai nazisti la cortesia di averlo lasciato sol trono ma ai propri sudditi, ariani ed ebrei, doveva una cortesia più alta: essere il loro sovrano. Re Cristiano si rifiutò di collaborare  con i nazisti e ogni mattina decise di andare per le strade di Copenaghen con la stella di Davide  appuntata accanto alle medaglie di corte.

Bastò quel gesto. I tedeschi si adeguarono e i loro vagoni piombati, che traghettavano versi i forni crematori sei milioni di ebrei di tutta l’Europa, dalla Danimarca tornarono vuoti.

 IL POTERE

Qui non si parla di deportazioni. Ma si parla di potere, del modo in cui spesso un potere senza inibizioni e senza mediazioni, tutto ripiegato a proteggere e a celebrare se stesso, perde il senso della realtà fino a convincersi inesorabilmente della propria onnipotenza: ma sì, facciamola questa lista dei giudici amici alla Consulta, facciamo le telefonate che scaldano i cuori, facciamo la faccia cattiva e guardate come quelli lì si caleranno le braghe. Non se le sono calate, e questa, per Berlusconi e soci, è la novità.

L’altra notizia è la paura che ormai serpeggia nella ridotta berlusconiana. Il governo potrà raccattare sul mercato della miseria politica i voti per restare a galla ancora un po’, ma ha compreso che il piano inclinato della sopravvivenza si fa sempre più inclinato e sempre più insaponato. Il ministro Bondi, che per piaggeria e generosità è più berlusconiano del suo capo, ieri ha detto quello che tutti hanno prudentemente taciuto: la sentenza della Corte Costituzionale sovverte l’ordine democratico e ribalta lo spirito della Costituzione.

Parole durissime. Ci si sarebbe aspettati una reazione altrettanto fuori misura anche dal diretto interessato: invece Berlusconi ha mostrato la faccia offesa ma si è limitato a poche  e gelide parole. Forse ha capito anche lui che dietro il fantasma d’un eterno complotto dei rossi e dei giudici comunisti c’è davvero e semplicemente una nazione non ancora tramortita, non ancora rassegnata.



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