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Non è un paese per giovani

Creato il 21 aprile 2013 da Nicola_pedrazzi @Nicola_Pedrazzi
   

Non è un paese per giovani

Pier Luigi Bersani, Montecitorio, 20 aprile 2013


Non è un paese per giovani

Nicolò dell'Arca, Compianto sul Cristo Morto, 1490
Bologna - Chiesa di Santa Maria della Vita


      Con il senno di poi sono davvero buoni tutti. Persino io. Cerchiamo, per quanto sia difficile in questo momento orrendo, di rimanere lucidi - come le lacrime. Ancor prima di essere allucinante, quello che è successo è la semplice conseguenza della realtà (politica italiana). Da un lato la famosa "domanda di cambiamento" - non in senso economico, nel senso del "ve ne prego, non ce la facciamo più" - dall'altra la cosiddetta Casta - parola che a me non piace, anche perché attribuita a degli spudorati, gente che non conosce rossore: siete brutti. Come sapete, io tendo a metterla in termini generazionali - è il motivo per cui ho aperto questo grigioblog - ma nel caso dell'ultima elezione del Presidente della Repubblica la generalizzazione da me proposta torna: i giovani contro i vecchi.
     Non parlo renzianamente di età anagrafica. Per me sono giovani tutti coloro che partono dall'esistente per immaginare qualcosa di diverso che ancora non c'è. E sono vecchi tutti quelli che cercano di convincerti che non è possibile nient'altro al di fuori di quello che vedi. Vi faccio un elenco a caso dei giovani che mi vengono in mente, tanto per capirci: Civati, Puppato, Marino, Tabacci, Zagrebelsky, Rodotà, Renzi, Vendola, Prodi, Grillo e tutto il M5S.... e dei vecchi: Berlusconi, D'Alema, Bersani, Monti, Casini, Alfano, Rotondi, Capezzone... sono solo i più famosi, ovviamente. Beh, ieri queste due squadre parlamentari hanno pareggiato - il pareggio, per definizione, è una sconfitta per la squadra dei giovani. Il Parlamento più giovane d'Europa - grazie al Movimento 5 Stelle e alle primarie del Partito Democratico - ha scelto di non scegliere - grazie alla legge elettorale, a Berlusconi e ai suoi droni, ma, soprattutto, alla nomenklatura del PD eterodiretta dal baffo, che, volpescamente, nei mesi scorsi aveva finto la ritirata rinunciando alla sua candidatura al Parlamento. In molti gonzi ci sono cascati, compreso il sottoscritto.    
     La verità (per me personalmente alquanto amara) è che Scanzi & Co' avevano ragione a gridare all'inciucio sin dal primo momento. Tra i vari hobbies che coltivo per essere attraente con le ragazze bionde ho quello di collezionare titoli di giornale. Il giorno dopo le elezioni, il 26 febbraio scorso, il Fatto.it titolava:
Non è un paese per giovani

   Convinto da un lato della faziosità del Fatto Quotidiano e dall'altro (questo sì, è grave) dell'assennatezza dell'unico partito italiano rimasto... ho ritagliato e conservato. Volevo sfoderarlo al momento opportuno, in faccia a qualche grillino coglione: hai visto che il governazzo non si è fatto? La smettete di sperare nell'inciucio solo perché avete paura di governare? E invece, il Segretario dell'unico partito italiano, dopo aver mentito per settimane al suo elettorato e agli italiani tutti sulle sue reali intenzioni (o di chissà quale altro stratega)...abbraccia quell'angelino di Alfano. Eccolo qui:
Non è un paese per giovani

     Ora, questa foto certifica la senilità politica di Bersani: dopo 20 anni di Silvio, nell'era del social-elettorato, questa immagine, ancor prima dell'azione politica che sintetizza (a mio giudizio ben più orrenda), è la fine. È la foto del PD-elle. Come fai a non capirlo? Non hai una figlia ventenne? Non ci parli mai, quando la vedi? Che problema hai? Sei handicappato? Lo capisci che questa è la fine tua (meglio), del tuo partito (peccato), del tuo elettorato (ovvio), ma soprattutto: è una pessima lezione di educazione civica a milioni di giovani già abbastanza disgustati dalla materia? E non mi si venga a parlare di "realismo politico" - quello della Thatcher - o di Unità nazionale - quella della Resistenza - o di senso di responsabilità - quello di Scilipoti?. Per favore non ci si racconti  che questa foto è semplicemente realista, perché è surreale, per 9 italiani su 10.
     A parziale giustificazione della mia ingenuità - lo confesso: pensavo che il governazzo non si sarebbe fatto - vi propongo questo video. Il fatto è che fino all'altro ieri è stata la stessa dirigenza del PD - i vecchi - a mostrarsi incredibilmente aperta al nuovo - e con che faccia da culo! Ascoltate quel figlio di D'Alema al TG1 quattro giorni dopo le elezioni, poco meno di due mesi fa:

      In realtà, i segnali c'erano già tutti. Qualche giorno dopo questa intervista (credo fosse il 6 marzo, mi ricordo che ero in macchina è l'ho sentita alla radio), nel corso della riunione nazionale PD, D'Alema aveva sintetizzato il suo pensiero citando Gramsci: «La paura dell'inciucio è segno evidente di subalternità culturale». Applausi a scena aperta. Beh, caro genio, voglio dirti una cosa: è questa foto di Bersani l'icona della subalternità culturale, la subalternità di una sinistra italiana che (stupidamente) credevo riformata e rinnovata a una destra italiota che era  e doveva rimanere morta - se non fosse che tu e i tuoi droni avete voluto, contro tutto e tutti, ancora una volta, resuscitarla. Perché? Ma perché? Che senso ha: per me, per l'Italia, e a questo punto per voi stessi?
      Mistero
   Dall'altra parte, sbigottiti, "i giovani". Si racconta di parlamentari PD in lacrime in giro per Montecitorio. Persino i grillini ne hanno pietà, e raccontano ai giornalisti: «sono comunque persone come noi». Ma va? Ora, se si guarda non a cosa ma a come è accaduto, si capisce che il cambiamento non è appannaggio del cielo a cinque stelle: sono i giovani del PD ad aver "impallinato" Marini alla prima votazione; così come sono stati i dalemiani a "impallinare" Prodi alla quarta. Il PD si è disintegrato sulla faglia generazionale. Una faglia che il PDL non subisce perché è composto da dipendenti e a cui il neonato M5S è immune - solo perché totalmente nuovo? Basta previsioni, lo scopriremo vivendo. Quello che è sicuro, è che a differenza del Movimento del predellino e del Movimento pentastellato, la sinistra Italiana ha, ahimè, una storia. In questi giorni ha fatto semplicemente quello che sa fare meglio, da sempre. Non c'è mica bisogno di andare indietro di un secolo. Stiamo alla storia recente. Nel 1998 Fausto Bertinotti ritira la fiducia a un governo così composto:
Esteri - DiniInterno - NapolitanoTesoro - CiampiFinanze - ViscoDifesa - AndreattaIstruzione - BerlinguerIndustria - BersaniSanità - BindiBeni culturali - Veltroni
      Chi subentrò a Romano Prodi alla Presidenza del Consiglio? Massimo D'Alema. In sintesi: sono passati 15 anni e nulla è cambiato: a sinistra ci piace ancora morire sul lavoro fatto. E sempre nel nome di Massimo. Di che stupirsi, dunque? Stupido io e tutti quelli che ci hanno creduto, anche se per l'ultima volta.
      L'immobilismo politico in cui è incastrata l'Italia mette in serio pericolo le istituzioni repubblicane. Il messaggio uscito dalle urne era oggettivamente inequivocabile, ma è rimasto inascoltato: STESSO GOVERNO e STESSO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - per la prima volta nella nostra Storia. È evidente che la maggioranza del ceto politico preferisce basculare ancora un po' nella Seconda repubblica piuttosto anche solo di immaginare di costruire la Terza. Pazienza se, là fuori, per i cittadini è come pedalare su una bici senza catena. Non ho più parole ma vi dico: state attenti. Trattarci così, ancor prima di essere sbagliato, è pericoloso.
      PS da bolognese: quest'ultimo taglio di mortadella, a Romano Prodi, potevate anche risparmiarglielo. 

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