Le elezioni europee di domenica hanno disegnato un quadro politico molto differente rispetto alle previsioni della vigilia. Negli ultimi giorni prima del voto, infatti, molti – compreso Matteo Renzi – pensavano che il Movimento Cinque Stelle avrebbe conseguito, se non il sorpasso, un sostanziale pareggio con il PD. Il voto ha invece segnato un distacco nettissimo, circa 20 punti, tra il partito di Renzi e quello della coppia Grillo-Casaleggio, che in campagna elettorale aveva ipotizzato l’uscita dalla moneta unica attraverso un referendum.
Sul fronte del centrodestra Forza Italia si ferma sotto il 17%. Durante la campagna elettorale è stata diffusa la notizia di un possibile “complotto” europeo ai danni di Silvio Berlusconi, costretto alle dimissioni nel novembre 2011, ma ciò non sembra aver dato luogo ad una ripresa nei consensi.
Dei due partiti dichiaratamente noeuro solo la Lega passa la soglia del 4%, con un incremento del 2% rispetto alle politiche. La lista di Fratelli d’Italia, rafforzata anche dal simbolo di Alleanza Nazionale, guadagna, a confronto del 2013, circa la stessa percentuale, ma non supera lo sbarramento. I due partiti tradizionalmente alleati di Fi, insomma, godono solo parzialmente dell’emorragia di consensi che ha colpito l’ex cavaliere.
I partiti in qualche modo riconducibili ad una critica alla moneta unica, i cui leader hanno ventilato o auspicato la possibile uscita dell’Italia dall’euro, hanno raccolto domenica scorsa meno consensi di quanto abbiano fatto nelle elezioni politiche del 2013. A ciò si aggiunge anche la mancata elezione di Claudio Borghi, esponente di punta del movimento noeuro nelle liste della Lega e protagonista del “basta euro tour” insieme a Matteo Salvini.
Nel nostro piccolo avevamo sconsigliato al M5S – in base ad un paragone con la Grecia – di ventilare l’ipotesi di una fuoriuscita dall’euro. Nelle scorse elezioni parlamentari Syriza, il partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras, aveva perso le elezioni nonostante i sondaggi lo vedessero unanimemente in testa e proprio grazie all’accusa di euroscetticismo. Questa volta Syriza ha vinto ampiamente, dopo aver fugato ogni dubbio sull’argomento, puntando alla revisione dei trattati e l’abolizione del protocollo tra governo greco e Troika, ma affermando esplicitamente che l’euro resterà la moneta in tasca ai greci.
L’Italia non è la Francia o la Gran Bretagna, che euroscettiche sono sempre state. Bisogna fare i conti con questa realtà. A conti fatti il voto noeuro è ampiamente marginale, nonostante appaia invece consistente sui social network. Mentre in altri paesi europei le forze anti-UE crescono prepotentemente, passando da pochi punti percentuali a primo o secondo partito, l’Italia è una storia completamente diversa.
In questo quadro, quindi, possono avere maggiore presa sull’opinione pubblica proposte critiche verso l’UE, ma non distruttive, unilaterali e avventuristiche. Tra queste, l’idea di un nuovo sistema monetario europeo ispirato al Bancor, che Keynes blog sostiene e sulla quale stiamo lavorando insieme a quanti l’hanno avanzata nel nostro paese.
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