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Non fidarsi è meglio

Creato il 12 dicembre 2014 da Alessandromenabue
Non fidarsi è meglio Quando l'azione politica di un premier poggia le sue fondamenta su promesse spesso e volentieri disattese, è lecito guardare con diffidenza ad ogni suo nuovo annuncio. Con l'ultimo impegno solenne, consegnato alle cronache tramite videomessaggio di berlusconiana memoria il 9 dicembre scorso, Matteo Renzi ha garantito che il suo esecutivo opererà una stretta sul tema - molto sentito dagli italiani in questi giorni di Mafia Capitale - della corruzione, promettendo una serie di misure concrete tra cui l'allungamento del periodo di prescrizione per questo tipo di reato e l'aumento della pena minima da quattro a sei anni. Considerata la particolare serietà della questione, è ragionevole aspettarsi almeno questa volta un intervento concreto e drastico? No. Il Presidente del Consiglio perdoni la diffidenza: dopo mesi di supercazzole sfornate a ritmo quasi quotidiano, la fiducia è un lusso che gli italiani non possono e non devono permettersi. Soprattutto se alcune delle supercazzole hanno già toccato, in più di un'occasione, il tema della corruzione. Se Renzi si limitasse a consegnare i suoi chimerici proclami alla tradizione orale, forse gli sarebbe più facile farli cadere nel dimenticatoio (l'oblio assoluto, in tempi di quarto, quinto e sesto potere - internet - è una pia illusione); ma il bomba, infaticabile cinguettatore, ha eternato i suoi "scribai con cofandina" anche sui social network, specialmente su Twitter dove già nel 2012 assicurava di avere le idee chiare su certi temi:

"#Adesso va votata la legge anti corruzione. #Adesso devono andare a casa i consiglieri regionali del Lazio. #Adesso via tutti i vitalizi." (27/09/2012)"A @Serv_Pubblico ho detto che per me tre cose da fare subito sono legge corruzione (vera), conflitto interessi e abolizione finanz.partiti." (25/10/2012)Naturalmente nessuno ha visto alcuna legge sulla corruzione e nemmeno sul conflitto di interessi (per il quale proprio ieri un ddl presentato dal M5S è stato stoppato per l'ennesima volta alla Camera. "Prima le riforme", ha dichiarato il democratico Scalfarotto); Renzi all'epoca era ancora sindaco di Firenze ma, visto tanto ardimento, ci si sarebbe aspettati un pronto intervento sulla questione subito dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi. E invece in dieci mesi di governo niente è stato fatto e tanto è stato sbandierato:"Quello della corruzione è tema centrale. Ma fatti, basta parole." (03/02/2014)"Combattere corruzione e evasione. Restituire ideale e entusiasmo a impresa per creare posti di lavoro #leopolda5 #italiariparte" (25/10/2014)"Al #G20Brisbane ho insistito contro corruzione-evasione. In Italia 160 mld (10% pil): fiducia in lavoro di Cantone-Orlandi #lavoltabuona" (15/11/2014)

Cosa ci si può aspettare dunque da Renzi anche in questa occasione? Nulla. Non solo per una questione di provata inaffidabilità pregressa ma anche per le modalità con cui nel presente si è deciso di affrontare il nodo: il governo avrebbe potuto intervenire con un decreto, misura d'emergenza troppe volte adottata immotivatamente ma che proprio questa volta sarebbe stata utile. Si è deciso invece di seguire la strada del disegno di legge: Renzi sa benissimo che in questo modo il percorso del provvedimento - anche qualora il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri dovesse essere una volta tanto efficace - sarà lungo e accidentato dovendo passare al vaglio delle due Camere ai cui banchi, com'è noto, siedono numerose anime diversamente candide che faranno di tutto per affossare questa legge. Lo sa eccome, il Bomba. D'altro canto anche questo è il patto del Nazareno: Silvio non va indispettito, e poco importa se questo condanna l'Italia ad affondare sempre più pesantemente nel guano. Questa legge s'ha da fare, ma con calma.

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