Non ho ancora verificato la fonte, ma pare che nei negozi di uno dei più noti brand dell’abbigliamento in franchising si possano trovare in vendita le magliette con il neonato più celebre della storia del rock, quello che nuota inseguendo la banconota da un dollaro sott’acqua. Mi ha avvisato mia figlia che ha visto la cover di Nevermind su una maglietta indossata da una di terza nei corridoi durante l’intervallo. Mia figlia però non sa niente del grunge, ha 11 anni, ma ha visto più volte il disco nella collezione di papà e una foto così suggestiva (oltreché simbolica) non è passata inosservata. Questo l’ha spinta a chiedere la provenienza della maglietta e, venuta a conoscenza della marca, ha chiesto la conferma a me sia sul gruppo che ha pubblicato l’album che sulla possibilità di averla. Ho acquistato Nevermind in vinile nel 92 e, insieme al disco, c’era una maglietta, non so dirvi quanto fosse uguale a quella messa in commercio ora. E non chiedetemi che fine abbia fatto l’originale, non ho intenzione di rivangare storie morte e sepolte tanto quanto la band in questione ma è comunque un peccato, perché avrei potuto garantire a mia figlia un’eredità invidiabile. Un vera e propria reliquia dei fasti del tempo.
Ma il punto è che non è la prima volta che si vedono t-shirt di pietre miliari della musica disponibili lungo una rete di vendita così distribuita. Qualche tempo fa era stata la volta delle pulsazioni elettromagnetiche di Unknown Pleasures, trattato alla stregua di una lingua dei Rolling Stones qualsiasi o di una boyband da ragazzine qualunque, e, badate bene, non è una questione di snobismo culturale. Non sapete quanto mi piacerebbe se mia figlia e le sue amiche e tutta la loro generazione mettessero da parte quella merda di pop-rap italiano che ascoltano per scuotere le lunghe chiome ai solidi pattern ritmici di Dave Grohl. E non è nemmeno un problema di soldi e di diritti venduti da chissà chi a chissà quale multinazionale. Ci urta solo il contrasto tra il nichilismo cobaniano (giuro che non è una mia invenzione) e la visione della suddetta maglietta penzolante dall’appendiabiti in mano a qualche appassionato/a di shopping low cost, nel tempio dell’abbigliamento cheap, con un sottofondo musicale di Tiziano Ferro e nella surreale temperatura condizionata con cui certi posti accolgono i loro clienti nei mesi più caldi. Avete presente? Si estrae il capo corrispondente alla propria taglia, lo si soppesa, si dà un’occhiata all’etichetta, lo si avvicina al busto per provare a immaginare l’effetto addosso, si sceglie se prenderlo o no.