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Non riesco a dare un titolo al dolore

Da Giulietta88

Non riesco a dare un titolo al dolore

"Monk by the Sea" Caspar David Friedrich


Sto per impazzire me lo sento. O forse, pazza, lo sono già. Perché vivere in questo modo ti fa uscire di senno un giorno dopo l'altro e quando te ne accorgi è troppo tardi.
Fare finta di niente non serve, stamparsi un falso sorriso sul volto non serve, salvare le apparenze non serve, mentire a se stessi e agli altri non serve.
Ho detto fin troppe bugie al mio cuore e alla mia anima. Ho sperato fino all'ultimo in un qualsiasi cambiamento ma ora sono arrivata ad un punto di non ritorno. Non si torna indietro, non si possono più correggere gli errori perché chi li ha commessi non ha intenzione di farlo.
E quando la situazione è questa non si può far altro che stringere i denti e sopportare, finché un giorno avrò una vita che finalmente potrò considerare MIA.
Non è fuggire, è sopravvivere. L'unica soluzione è andare via e il solo pensarci ma dà la forza per resistere il tempo necessario. Ho tentato e ho fallito anche se il vero fallimento in questo caso non sono io, ma una persona che si è dimostrata egoista e incapace di relazionarsi con gli altri.
Non ho nemmeno il tempo per scrivere oggi, però sento che ne ho bisogno, sento che se non mi sfogo attraverso le parole potrei morire soffocata da tutti i pensieri negativi che affollano la mia testa. Quindi il tempo l'ho trovato e non me ne frega un cazzo se poi tutti i miei piani si sballano. Fanculo, scrivere è più importante di qualsiasi altra cosa.
Devo fare chiarezza dentro di me, devo sfruttare la mia debolezza a trasformarla in quella forza che mi permetterà un giorno di non voltarmi più indietro.
Pensavo che situazioni come queste capitassero solo agli altri e nei film, invece ho aperto gli occhi, mi sono svegliata bruscamente e ho capito che sono invischiata nella merda fino alle orecchie. Vi assicuro che la puzza è diventata insopportabile.
Ho compreso che se voglio affrontare il problema devo riconoscere che esiste, che c'è, che è reale e che non posso più nasconderlo come una volta. Anche se mi vergogno da morire.
Anche se non vorrei che tutto questo fosse capitato a me. Anche se porterò questo peso nel mio cuore per sempre e non potrò far nulla per evitarlo. Un po' come un drogato o un alcolista: ammettere il problema è il primo passo verso la guarigione. 
"Fregatene, è una cosa che non ti riguarda... tu non centri." Quante volte mi hanno detto questa frase, e quante volte ho pensato che fosse la stronzata più grossa che io abbia mai sentito.
Come posso fregarmene? Come può non riguardarmi? Come posso non centrare?
Io ci sono in mezzo, fino al midollo. Io ci soffro, fino in fondo all'anima. A volte penso che ormai non dovrei avere più lacrime da sprecare vista la gran quantità che ho versato invano.
Il mio corpo però riesce sempre a stupirmi. A quanto pare sono una riserva idrica inesauribile!
Dovrei odiare la mia sensibilità che mi fa percepire la sofferenza in un modo disumano, eppure ne sono dipendente perché quando è il momento le gioie triplicano la loro intensità.
Sono qui e non voglio più nascondere le mie paure. Non è facile, mi sento in trappola, mi sale l'ansia. Vorrei sparire, volare via e invece sono a terra e sono costretta ad affrontare tutto.
Sarò forte per me stessa, per la mia vita futura... perché mi merito il meglio, voglio il meglio! Sono stufa di accontentarmi di una realtà schifosa. Una realtà costruita sulla menzogna. Non è così che si vive. E me ne sono resa conto con un po' di ritardo.
Forse adesso capisco come mai piango senza ritegno quando guardo un qualsiasi film in cui padre e figlia si abbracciano e si dicono quanto si vogliono bene. Non solo perché è un momento emozionante, ma soprattutto perché è una cosa che vorrei disperatamente e che non avrò mai. Non l'avrò perché un rapporto si costruisce in due. Io ho lottato e adesso mi sono rotta le palle. Non è rimasto più nessuno a lottare perché non c'è più niente da salvare.
La guerra si è risolta con una sconfitta su ogni fronte. Io spero solo di rinascere dalle macerie.
Una delle cose più importanti che un uomo può fare per suo figlio è amare la loro madre.
E quando non è così la famiglia non può più considerarsi tale.
Sfrutterò questo dolore, in un modo o nell'altro. 
Giulia

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