Con tutta la stima e l’amicizia che mi legano a Simone Perticarini, che nei giorni scorsi ha proposto la creazione di una sorta di “comitato per la sicurezza”, credo che questa sia la direzione sbagliata da percorrere. Me ne convinco ancora di più leggendo sul Corriere Adriatico le dichiarazioni di Jacopo Venanzi di Casapound e di Mirco Lattanzi della Lega Nord. Se nell’idea di Perticarini vedo buona fede e volontà di trovare una soluzione, nelle parole degli altri due trovo, invece, il solito tentativo di strumentalizzazione politica di un problema reale. Paventare la reazione “poco costruttiva e deleteria” di qualche cittadino “stremato” equivale di per sé a fomentarla. La richiesta di collaborazione da rivolgersi ai cittadini stranieri suona falsa, in quanto non si può certo pensare che i clandestini o quelli non in regola con la documentazione possano andare dai Carabinieri a sporgere denunce o a dare testimonianze.
Il problema della sicurezza è una questione complessa che non può essere risolta da qualche cittadino che, armato di buona volontà (e si spera soltanto di quella), si metta a girare di notte per “vigilare” sulla città. Sarebbe interessante sapere quale comportamento dovrebbero assumere questi vigilantes nostrani qualora incappassero davvero in un atto criminoso.
La soluzione non passa attraverso queste trovate pittoresche da camice verdi. Il problema va affrontato dalla radice, analizzando sia il disagio di certe categorie di residenti, acuito dal momento di grave crisi, sia la carenza culturale e di educazione civica che, è innegabile, affligge una certa parte della nostra gioventù. I controlli sono indispensabili ma vanno fatti professionalmente dagli organi preposti.
Molto sensata, invece, la proposta di Gaudenzi e Ubaldi (che ricalca in qualche modo la mia di qualche tempo fa) di potenziare il Corpo di Polizia Municipale che potrebbe autofinanziarsi semplicemente con i soldi raccolti dalle multe ai parcheggiatori selvaggi del fine settimana. Sono le forze di polizia a dover controllare, sono i cittadini a dover compiere uno sforzo perché il sistema culturale cambi, perché si passi dalla città del “facciamo un po’ come ci pare” alla città del “rispettiamo tutti le regole”. Il cambio culturale richiede tempo, i controlli si possono fare subito. Evitando le bande di sceriffi improvvisati, che rischiano di far male a se stessi e agli altri.
Luca Craia