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“Non siamo interessati” atto II – il travaso di bile.

Da Denait @denait

Immaginate di svegliarvi la domenica, dopo un sabato sera fuori con gli amici, nel quale siete stati storditi di chiacchiere inutili per tre ore, ed in cui avete trattenuto a fatica l’istinto omicida. E solo perché la stanchezza era semplicemente troppa. Ora, immaginate anche che quello che vi attende per pranzo sia la celebrazione dei 90 anni della madre di vostro suocero con una quarantina di parenti che conoscete appena di vista e che si detestano cordialmente tra di loro. Quadro paradisiaco, no? Bon, aggiungeteci che alle 9 del mattino, fuori ci sono già una trentina di gradi pronti a lessarvi il cervello.

Vi viene già voglia di staccarvi un braccio e morire dissanguati, no?

Ovviamente non basta, in quanto all’improvviso mi compare nell’angolino in basso a destra del monito una piccola anteprima di una mal in cui si legge in nome di una delle case editrici cui ho inviato il romanzo. Panico. Tachicardia. Senso di vertigine.

Dopo un attimo di incertezza mi getto a capofitto a cliccare sulla mail. E il cerchio della giornata di merda si chiude. Anche costoro in una riga e mezza mi liquidano dicendo che il romanzo non gli interessa, senza uno straccio di motivo. Per quanto fossi ampiamente avvisato ed informato sulla cosa (molti editori semplicemente non rispondono, quindi anche un “NO” è grasso che cola), non riesco a capacitarmene. Basterebbe anche un semplice:

 

-“Il suo romanzo è una merda”

 

-“lasci stare, si dedichi ai cavallucci marini”

 

-“E’ buono, ma non venderebbe una copia neanche a sua madre”

 

Voglio dire, uno si regola. I cavallucci marini non sono poi così male. Un filo silenziosi, ma delle belle bestie. Mentre la delusione prende lentamente il sopravvento sul sottoscritto, sento anche un leggero gorgoglio provenire dallo stomaco: sembra rumore di bile. No, non sembra, è proprio bile. Anche se ogni editore ribadisce con forza che non danno commenti di nessun genere sui romanzi scartati, entro in modalità “faccia-come-il-culo” e provo ad aggirare l’ostacolo:

Pigio il tastino “reply”, butto giù un paio di righine leccaculistiche di ringraziamento per l’attenzione dedicatami e aggiungo un “spero almeno che non sia stata una lettura troppo spiacevole”, a mò di amo nel laghetto. Magari qualche animo sensibile potrebbe abboccare …

 



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