Magazine Talenti
Le amministrative vinte dalla sinistra? Noooo "hanno votato le persone non la sinistra".
Un nuovo "14 dicembre"? Tanto poi Silvio li reingreggia quei poverini andati in crisi di fede, assicurandosi che le loro tasche siano ben ben piene stavolta, così che la follia eretica non si riaffacci nelle loro menti e non ricadano nel peccato.
Prima o poi non riuscirà a ottenere la fiducia? Eh ma sai, al Terzo polo mica conviene poi tanto.
Casini legge un chilometrico portfolio su quanto è figo e figa, di rimando, la sua carriera.
E poi c'è il povero Di Pietro che si sgola nell'ennesimo tentativo di risvegliare l'opposizione inneggiando niente altro che a una riunione, una sola, per capire il da farsi visto la crisi economica e la disoccupazione giovanile nel Paese. Risparmia il fiato Antonio, ti scoppieranno le coronarie prima che la sinistra Agisca in un qualsivoglia modo.
Bocchino delizia la platea con appunti di semantica: "libertà di mandato" o "volontà di poltrone"? Questo è il vero problema italiano. La gente non può mangiare, ma vuoi mettere?
La Lega svende orride cravatte verdi, organizza cerimonie in cui possano ricordarsi con maggior agio, gli uni agli altri, quanto sono fighi a essere i diretti discendenti degli dei celtici, rifiuta categoricamente di imparare il latino perché il latino è romano e "neanche i Ministeri ci devono stare a Roma" (tanto la figura di merda la fa Salvini in diretta scambiando il “casus BELLI” con un “BEL ministero”) e aspetta - e spera ardentemente lei stessa - che l'Italia rinsavisca e li sbatta tutti in manicomio, a farsi curare. Da uno bravo.
Bersani parla di niente, promette tutte le riunioni che vuole a Di Pietro (ma il poverino ancora arrossato e affannato, ricambia in una smorfia desolata, quella di chi ha perso ogni speranza) e poi, torna a parlare di niente.
Cicchitto insulta a destra e a manca, tanto per non perdere il vizio, e scambia sguardi d'amore con il Premier che solo ora che sente finalmente un rasposo leccare, schiude gli occhi e allenta le legnose mascelle in un sorriso di tenerezza.
Il resto della Camera si fa beatamente i cavoli propri, forte dei 20.000 euro che intascano ogni mese senza fare un cazzo: cellulari, libri, chiacchiere, giornali, passeggiate e la Bindi che pare avere una tarantola nel culo, non è stata ferma un attimo.
Tutti tranne lui, Fini lo stoico. Se vogliamo trovare una ragione ai soldi dei contribuenti spesi per questa farsa, è Fini e la sua campanella.
Manco ce l'avessero cucito a quella poltrona non fa una mossa che non sia istituzionalizzata, doveroso ogni suo cenno. Persino il vestito non ha una grinza. E il suo ruolo di presidente lo scandisce con ridondante orgoglio brandendo la campanella che pone ordine e fine agli interventi. La tiene amorevolmente in primo piano a portata di braccio, onde evitare che qualcuno gliela porti via. O forse per farsi perdonare, amante furioso, per averla quasi lanciata in testa a Cicchitto nella precedente riunione. Come una versione riveduta e corretta da Dolce&Gabbana, di un belloccio Quasimodo, si perde languido a disegnarne con lo sguardo la femminea siluette, mentre biascicano i suoi colleghi un inutile sottofondo.
Ci provino pure a fare cadere il governo, ci provino a scucire Fini dalla Camera dei Deputati, ci provino!
Tanto lui la campanella mica la molla…
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