Tempo fa giocavo a tennis. Una zia istruttrice e maestro federale mi ha messo in mano una racchetta a otto anni. Non la tocco da quattro, da quando mi sono infortunata al ginocchio. Sono stata la sua peggior allieva: mai avuto l’istinto del killer che serve a rimandare oltre la rete con cattiveria la pallina ne’ la voglia di migliorarmi, pero’ giocare su terra rossa nei lunghi pomeriggi estivi fino a sentire male ovunque mi manca molto. A periodi guardo il tennis femminile in televisione, di rado il maschile, perche’ troppo di potenza. Anche le partite tra donne stanno diventando sempre di piu’ giochi di potenza, a scapito della tecnica e della costruzione del gioco, come é stato fino a qualche anno fa. Il tennis resta pero’ uno sport splendido che mi piace guardare.
Mi inferocisce percio’ leggere articoli come questo:
http://tennis.it/taylor-townsend-la-ciccia-bomba-che-imbarazza-lusta/
specialmente se si tratta di gente che se la sta giocando ai massimi livelli: li trovo irriguardosi, offensivi e carichi di pregiudizio. É vero che l’obesita’ é una malattia, ma é anche vero che da qui alle demonizzazioni di strada ce n’e’ tanta e l’abbiamo, pare, percorsa tutta. In bocca al lupo a Taylor: attenta a schiena e ginocchia, il resto mi pare stia dimostrando che lo sa fare benissimo.
E, a parte tutto, io oggi ho consegnato il badge in azienda, finito il giro di saluti e stasera pizza con un paio di colleghe, dulcis in fundo. Quattro giorni per svuotare la mente da ogni se, ma, pero’ e martedi si volta pagina, finalmente.