Stamattina alle otto, in Chiavris, osservavo il fiume di automobili che scorreva ininterrottamente per la città. Quasi tutte, e sottolineo quasi tutte, portavano una persona sola. E non erano catorci, ma macchine nuove e lucide, alcune anche di lusso. Ma non c’era la crisi? Non stavamo diventando poveri e disperati?
Ieri mi è stato segnalato il blog di questo nuovo Comitato Romano per le Autoriduzioni – nonvipaghiamo.noblogs.org. Il loro obiettivo è l’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici romana, che a causa di tagli e sopratutto malagestione di vario tipo ha peggiorato il proprio servizio e aumentato i costi dei biglietti fino a portare la gente all’esasperazione (del mio ultimo viaggio in autobus a Roma dico solo che sono dovuta scendere prima perché non ce la facevo più, perché sentivo i troppi corpi pigiati contro di me e avevo la sensazione che qualcuno se ne stesse approfittando, e mi veniva da piangere, giuro). La pagina ‘chi siamo’ del comitato spiega: “Riteniamo che il diritto alla mobilità sia un diritto fondamentale per le società contemporanee. Il servizio scadente e i costi imposti sono cause di emarginazione sociale, nei territori metropolitani come nelle province. Per questo pensiamo che nel momento in cui alzano le tariffe e peggiorano i servizi sia giusto e necessario non pagare più e proporre un altro modello possibile, che non pensi a costruire opere avveniristiche per i ricchi quali il Tav, ma che garantisca il diritto alla mobilità a tutti e a tutte.” Io sottoscrivo. Sottoscrivo non solo le intenzioni, ma anche il metodo scelto. Naturalmente, perché un’iniziativa del genere abbia successo dev’essere collettiva, organizzata e alla luce del sole. Confrontate questo ‘non vi paghiamo’ con quello degli evasori che borbottano che le tasse sono troppe e loro non vogliono pagarle per arricchire i politici, ma non lo dicono pubblicamente, non passano all’azione, piuttosto quietamente evadono lasciando che siano gli altri polli a pagare i servizi di cui poi usufruiranno anche loro. Qui invece si tratta di un’iniziativa dichiarata e al servizio di tutti. Ci si rifà a esperienze simili europee, e se è vero, come si legge nel blog, che ci sono delle città francesi in cui il trasporto pubblico è davvero gratis per tutti, e che i biglietti comunque coprono solo il 30% del servizio (anche per Udine avevo sentito una cifra simile dalla Saf stessa, ma non ho fonti se non la mia memoria), mi sembra che la direzione in cui andare potrebbe essere questa. Tanto più che effettivamente anche controllare i biglietti ha un costo. Perché sia gratuito, il servizio di trasporto pubblico dev’essere per tutti, e in Friuli Venezia Giulia questo significa capillare, frequente, integrato e in qualche forma coprente tutte le fasce orarie, altrimenti il rischio è che chi non ne può usufruire rimanga ancora più escluso e sia ugualmente costretto a finanziarlo. Ora è un po’ così: l’offerta di bus e treni è troppo saltuaria per convenire se non a chi ha molto tempo libero o non può guidare, e quindi il prezzo è eccessivo non di per sè, ma perché il servizio non è in grado di sostituire integralmente l’auto privata.
Non propongo un nonvipaghiamo anche per la nostra regione, qui ora come ora non funzionerebbe perché la gente non ha così tante palle e così tanto bisogno, però sicuramente propongo di smetterla di sovvenzionare la mobilità privata (autostrade, parcheggi, benzina agevolata, incentivi all’acquisto di un auto, tutto con soldi pubblici) e investire di più su quella pubblica, nelle sue varie forme. Ma perché questo accada ci vuole un altro governo regionale, poco ma sicuro.