Magazine Diario personale

Nostalgia dei profughi

Creato il 20 luglio 2015 da Aletonti

Ha suscitato scalpore l‘intervista ad un albergatore di Bellaria-Igea Marina, il quale ha francamente ammesso di rimpiangere i profughi che aveva ospitato nel proprio albergo fino all’inizio di giugno, per il semplice motivo che in piena stagione i turisti latitano mentre prima il suo hotel era pieno  e tornerà ad esserlo da ottobre in poi.
Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere e qualcuno ha addirittura accusato l’albergatore di aver fatto fare la “bella vita” ad un manipolo di clandestini con i soldi di tutti gli italiani e, ha aggiunto, se il suo hotel è vuoto a luglio un motivo ci sarà…basta leggere l’unica recensione presente su uno dei famosi portali a ciò dedicati. Se ci tiene tanto che ospiti i clandestini a sue spese!

Ho già espresso la mia opinione sul problema dell’accoglienza dei profughi negli alberghi ed ovviamente non l’ho cambiata in queste settimane, ma non posso fare a meno di mettermi nei panni di quell’albergatore (in effetti, vestiamo gli stessi panni) e di non trovare nulla di delirante nelle sue dichiarazioni, semmai sono le dichiarazioni dei politici a suscitarmi più di una perplessità, soprattutto perché su questo tema i politici non riescono ad andare oltre il mero intento propagandistico.
Partiamo da un fatto: i turisti mancano sul serio. Anche noi ci ritroviamo con una decina di persone quando negli anni passati ce n’erano almeno 25-30 nelle settimane di magra (da 4 anni ogni anno è peggiore di quello precedente).  Non conosco l’albergatore in questione e non ho idea di come gestisca il suo hotel. Comunque so che non è russo né cinese (gli ultimi arrivati nel panorama alberghiero della riviera, e magari sono arrivati in Italia da clandestini pure loro). Forse lavora poco perché rifiuta di affidarsi ad agenzie e tour operator che si intascano più della metà del suo compenso; forse ha dovuto sostenere investimenti obbligati (adeguamento alla normativa di sicurezza) che non gli hanno lasciato nulla di spendere per la promozione; forse non riesce semplicemente ad adeguarsi ai tempi proponendo un modello di accoglienza che non funziona più e chi potrebbe aiutarlo in questo (figli? Nipoti?) se ne frega dell’albergo per dedicarsi ad occupazioni meno stressanti e meno faticose (ad esempio, in politica).

L’albergatore, lo ricordo ancora una volta, fornisce un servizio dietro il pagamento di un corrispettivo in denaro. Che siano i profughi siriani o i turisti bavaresi, le spese che affronta sono le stesse. Non vedo quindi perché si debba vergognare di prendere i soldi dallo stato quando, se anche lo stato potesse ospitare tutti i profughi in strutture pubbliche e non private, non lo farebbe di certo gratis e utilizzerebbe allo stesso modo il denaro dei contribuenti.

La “bella vita”. Certo, dormire in un letto, in una stanza con servizi igienici, mangiare ad una tavola apparecchiata, può anche essere definita “bella vita” in confronto a dover dormire per terra, cagare in una buca e mangiare quello che capita dove capita, quando capita. Si dirà: ma non tutti quelli che vengono con i barconi sono disperati morti di fame o in fuga da qualche guerra. Certo, ci sono anche giovani che inseguono il miraggio del benessere occidentale, lo stesso che inseguono gli occidentali a ben vedere, senza trovarlo. Migliaia di giovani italiani devono emigrare all’estero per trovare un lavoro, una casa, metter su famiglia, cose che in Italia sembrano ormai impossibili. Il fatto è che spendono molto meno nel viaggio correndo anche molti meno rischi.

Appena qualche settimana fa, le pagine dei giornali locali parlavano di un hotel di Miramare di Rimini che ospita profughi in mezzo ai turisti. L’hotel è gestito da una cooperativa sociale, non da un privato, ed ha ovviamente come scopo non il profitto ma l’accoglienza e l’assistenza di soggetti disagiati o bisognosi. In questo caso, non ce la si può prendere con nessuno in particolare; c’è chi sostiene che questa non sia una bella pubblicità per la riviera e lancia strali a vanvera. Il bello è che, con tutti gli hotel che stanno chiudendo, ci sarà sempre più spazio per questo tipo di iniziative.
Certo, è facile per la politica attaccare i privati che cercano di sopravvivere alla crisi, di non chiudere le aziende (perché gli alberghi sono aziende che pagano le tasse e creano lavoro) quando la politica stessa è artefice di fallimenti clamorosi come quello dell’aeroporto di Rimini; è notizia degli ultimi giorni che San Marino preferirebbe passare al Marconi di Bologna, 100 km più lontano, per l’inefficienza e le scarse prospettive dello scalo locale.
Per non parlare della Notte Rosa che non ha più un centesimo in cassa e che ha proposto quest’anno un programma a dir poco mediocre, con Rimini che si è tenuta per sé i pochi grossi nomi. Ora si parla di estenderla a tutta la costa adriatica, così mezza Italia avrà un motivo in più per non venire in Romagna nemmeno per quelle 2 notti, che poi è una soltanto (il sabato) e molti non la passano neanche in albergo ma tirano dritto fino al mattino.
Quindi, ditemi voi, chi è che si dovrebbe vergognare?


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